03/11/2016

Bene l'export dei nostri prodotti lattiero-caseari

Sul mercato internazionale Ue ed extra Ue i prezzi dei prodotti lattiero caseari, nel corso dell’estate e in misura più accentuata nel mese di settembre, hanno finalmente invertito la tendenza, mostrando significativi rialzi, come conseguenza di un rallentamento della produzione di latte e di una ritrovata vivacità della domanda mondiale. 


Il burro italiano piace ai cinesi
La spinta verso l’alto è stata particolarmente evidente per i prezzi del burro, a fronte di una robusta richiesta proveniente dal mercato internazionale, soprattutto dalla Cina (+35% nel periodo gennaio-agosto 2016) divenuto il primo importatore mondiale davanti alla Russia. Prezzi in forte rialzo anche per i formaggi e il latte intero in polvere, mentre la spinta inflazionistica è stata più contenuta per le polveri magre anche in considerazione degli ingenti volumi stoccati nei magazzini UE. Se i prezzi dei prodotti industriali si sono adeguati alla situazione di mercato già a partire dal mese di maggio, per il prezzo percepito dagli allevatori europei si è dovuto attendere la fine dell’estate prima di notare un lieve balzo in avanti in Germania e in Francia, dove la variazione congiunturale rilevata ad agosto è stata rispettivamente del +3% e del +2%; in Italia gli allevatori sono rimasti in attesa e qualche segnale di rialzo si è prospettato per il latte consegnato nel mese di settembre. 


Grana Padano e Parmigiano Reggiano super-star
Sul fronte della domanda estera invece continua l’espansione registrata dai prodotti lattiero caseari made in Italy. Nei primi sette mesi del 2016 sono stati complessivamente recuperati oltre 270 milioni di euro in termini di deficit della bilancia commerciale del settore e, in particolare, le esportazioni di formaggi sono cresciute del 6,2% in volume e del 6,1% in valore, soprattutto grazie all’incremento delle vendite di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che nei primi sette mesi del 2016 hanno fatto registrare una variazione positiva sia in termini di volume (+2,6%) che di quotazioni medie all’export (+1,7% rispetto a un anno fa). Molto positive anche le performance registrate dai formaggi freschi e latticini (+7,0% in volume e +10,7% in valore), grattugiati (+16,2% in volume e +11,7% in valore) ed erborinati (+8,0% in volume e +6,3% in valore). 


Prezzi in flessione
Stringendo il campo di osservazione all’Italia, e considerando i primi nove mesi del 2016, il mercato lattiero caseario nazionale ha evidenziato mediamente una flessione pari al 5,2% (rispetto al periodo gennaio-settembre 2015), come evidenziato dall’andamento dell’indice Ismea dei prezzi all’origine (base 2010): la dinamica è stata pesantemente influenzata dai prezzi alla stalla (indice -8,8% nei primi nove mesi), nonostante la ripresa registrata dai formaggi duri (indice +2,3% nei primi nove mesi) e, nel terzo trimestre, anche dal burro (+19% rispetto a luglio-settembre del 2015). Fatta eccezione per il Parmigiano Reggiano, ritornato su livelli di prezzo che non si vedevano ormai da due anni, la situazione per gli altri formaggi tradizionali resta ancora depressa, in alcuni casi con variazioni negative a due cifre nel confronto con le quotazioni della scorsa estate, principalmente a causa di una domanda domestica che non riesce a ripartire. 

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