31/01/2018

COMMERCIO MONDIALE, QUALI LE PROSPETTIVE?

Nel 2017 la crescita dell’economia mondiale ha sperimentato un’accelerazione e la variazione degli scambi manifatturieri è tornata a superare quella del Pil. Nel rapporto ICE-Prometeia dal titolo “Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori" si stima una crescita degli scambi di manufatti pari al 4,6%, in significativa accelerazione rispetto al 2016 e una performance migliore di quanto alcune variabili di contesto sembravano suggerire solo un anno fa. 


Scambi internazionali in salita sia nel 2018 che nel 2019
Il fatto che il commercio internazionale torni inoltre a crescere più del Pil mondiale rappresenta una soglia sicuramente simbolica, ma utile per ricordare il contributo più che proporzionale dell’internazionalizzazione commerciale allo sviluppo globale. Anche le previsioni per il biennio 2018-19 confermano questo trend favorevole e indicano che la crescita del Pil globale si manterrà oltre il 3%, oltre che un’ulteriore accelerazione degli scambi al 5,5% il prossimo anno e un assestamento al 5,3% in quello successivo. Un risultato che, pur rimanendo lontano dai picchi di maggior sviluppo della globalizzazione (8,4% tra il 1995 e il 1997, 8,6% tra il 2004 e il 2006), descrive una dinamica del commercio mondiale in linea con il suo trend di lungo periodo (5,4% la variazione media negli ultimi 25 anni). 


Ridotto il divario tra le regioni più e meno dinamiche
Non mancano certamente fattori di rischio al ribasso nello scenario, alcuni semplicemente confermati rispetto al passato, altri emersi recentemente soprattutto sul fronte geopolitico. Se nel corso del 2016 il risultato deludente per le importazioni mondiali era gravato da alcune situazioni critiche (negativi in particolare i Paesi dell’America Latina, Africa e Medio Oriente e i Paesi avanzati asiatici), lo scenario del 2017 è più omogeneo. La ripresa degli investimenti cinesi, il ritorno alla crescita di altri importanti emergenti (Russia, Brasile, Emirati, Arabia Saudita per citare i più rilevanti per l’Italia) e il consolidamento della ripresa nelle economie mature (Stati Uniti in particolare) hanno ridotto il divario tra le regioni più e meno dinamiche (da oltre 20 punti nel 2016 a meno di 6 nel 2017). Su questo maggior equilibrio tra i mercati e su un rilancio degli emergenti si articolano le opportunità delle imprese italiane nel prossimo biennio.


Scenari positivi per la meccanica (atteso + 6,7% nel 2018)
Gli scenari al 2018 pongono però anche diverse sfide relativamente ai principali comparti. Il 2017 è stato caratterizzato da un ritorno favorevole degli investimenti, pubblici e privati, e conseguentemente da un’accelerazione delle importazioni di beni intermedi, meccanica e altri prodotti legati alla spesa in conto capitale delle imprese. Per quello che riguarda la meccanica, primo settore di esportazione dell’Italia, la domanda mondiale di importazioni è stimata chiudere il 2017 con una crescita del 4,2% fino a raggiungere il 6,7% nel 2018. Saranno migliori però le prospettive per quanti nel settore sapranno intercettare nuovi orizzonti (Vietnam, Indonesia e Africa meridionale tra i principali mercati di frontiera), o per quanti andranno a soddisfare la domanda di tecnologia dei Paesi avanzati (Stati Uniti e Germania i più rilevanti per dimensione e crescita), puntando su personalizzazione e servizi per vincere la sfida competitiva dentro mercati sofisticati, ma per questo più remunerativi. 


Italia avvantaggiata negli scambi dell'agroalimentare
Tra i beni di consumo, la domanda di importazioni nel settore alimentare è prevista crescere intorno al 3,5% medio annuo nel prossimo biennio. A un andamento dell’import mondiale favorevole, ma inferiore alla crescita media degli scambi globali, l’Italia può abbinare una quota crescente nel tempo e una struttura di domanda mondiale più congeniale alla sua specializzazione (maggior peso di Europa e Stati Uniti oltre che una maggiore sensibilità verso i consumi legati alla salute e al benessere). 

 
Ecommerce e strumenti digitali prioritari per la moda made in Italy
Il sistema moda e l’arredo potranno contare su tassi di crescita tra il 6,5% e il 7% nel prossimo biennio, ma con un nodo connesso al posizionamento dei prodotti su cui le imprese dovranno investire. Infatti, lo scadimento qualitativo nei modelli di consumo, aspetti demografici, nuove gerarchie nelle preferenze d’acquisto aumentano la polarizzazione tra lusso e low cost di molti mercati, penalizzando alcune di quelle fasce di qualità accessibile che compongono l’offerta italiana. Nell’arredo, dove l’Italia è già considerata top di gamma a livello mondiale, e nel sistema moda, dove è l’unico Paese avanzato a potere vantare ancora una filiera nazionale competitiva in tutte le sue fasi, sarà quindi fondamentale associare all’eccellenza manifatturiera aspetti immateriali e distributivi. Tra questi sarà molto importante la valorizzazione dell’e-commerce e degli altri strumenti digitali.
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