25/03/2013

Ad Adriano Federici, AD di Gruppo Marconi

Gruppo Marconi è uno dei big nazionali nella logistica integrata del freddo, detentore di numerose piattaforme e centri destinati esclusivamente a questo specifico segmento logistico. Al suo amministratore delegato abbiamo chiesto di fare il punto su un segmento anch'esso coinvolto nel generale processo di cambiamento in atto nel mondo economico nazionale e internazionale.

Quali trend sta evidenziano il settore nazionale della frozen logistics? Si verifica anche qui una certa stagnazione dei consumi?

Non è corretto parlare di stagnazione dei consumi nel nostro settore, quanto di una loro diversificazione, con una maggior richiesta di prodotti di base e un calo della domanda di prodotti con maggiore valore aggiunto. Questo trend è conseguenza di una forte attenzione al risparmio da parte delle famiglie italiane. Sul versante delle aziende si registrano, conseguentemente, una minor disponibilità economica e minori marginalità, il che si traduce in un maggior stress sui processi di razionalizzazione e contenimento dei costi anche nei confronti dei fornitori, operatori logistici inclusi.

Può indicare alcune priorità che il nuovo Governo italiano dovrebbe affrontare da subito per il vostro settore?

La prima priorità consiste nel far ripartire gli investimenti, defiscalizzandoli. Gli imprenditori vanno poi incentivati e supportati dalla Pubblica Amministrazione, che deve fare la sua parte tagliando costi ed effetti negativi di un eccesso di burocrazia. Occorre poi ridurre tasse e accise; in Italia paghiamo una bolletta energetica (specie quella della luce) troppo elevata, più cara di quella tedesca. Da noi tale bolletta è eccessivamente penalizzata sul versante fiscale, in particolare per la parte riservata a rimborsare gli impianti fotovoltaici e in generale i costi delle energie rinnovabili.

Si ritiene soddisfatto di quanto fatto in ambito Ue per la logistica del freddo?

La Ue non sta facendo nulla per il nostro settore e per la logistica in generale del nostro Paese, ma una cosa importante la può e la deve fare: incentivare anche in Italia la formazione di piattaforme multi-produttore e multi-distributore, favorendo una razionalizzazione dei costi logistici, con saving non solo di tipo economico, ma anche ambientale e di risparmio di tempo, ottimizzazione dei carichi, celerità nelle consegne, ecc. Certo, simili strutture richiedono grandi spazi, notevoli capacità finanziarie e manageriali.

A cura di Ornella Giola

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