30/10/2017

Parla Daniele Testi di SOSLOGistica

“Logistica urbana. Un circuito virtuoso: dalle esigenze alle proposte“ è il titolo del convegno che SOSLogistica, l'Associazione per la logistica sostenibile (www.sos-logistica.org) organizza il prossimo 16 novembre all' Università degli Studi di Milano-Bicocca (piazza della Scienza 4, aula Sironi). Abbiamo intervistato al riguardo il suo presidente, Daniele Testi.


Come mai la scelta di questo tema? E quale gli obiettivi che vi prefissate con tale scelta? Testi: Abbiamo deciso di focalizzare l'attenzione su questo tema perché la logistica urbana impatterà sempre di più sulle nostre città e sui nostri modelli di consumo, rendendo molto evidente il ruolo e la strategicità dei processi logistici per la creazione di valore nei prodotti e servizi che acquistiamo quotidianamente. Ci sono studi che dimostrano quante delle scelte consapevoli e inconsapevoli dei consumatori finali impattano sulla logistica e sul trasporto dei beni di consumo e durevoli. Vogliamo partire da questi elementi per dare agli operatori logistici una visione che parte dalla domanda e dai requisiti, convinti sempre di più che, anche nel mondo B2B, il vero driver per il cambiamento verso modelli sostenibili sia il consumatore finale. Gli obiettivi sono semplici. Sperare che il giorno dopo ciascuno dei partecipanti si senta ingaggiato per fare un passo avanti. Sviluppare una innovazione ed effettuare un cambiamento nel modo di fare le cose. Cercheremo di dare al seminario un ruolo non solo di disseminazione ma come vero e proprio strumento per agire.

 

Nella vostra comunicazione parlate di un convegno-laboratorio: di che cosa si tratta esattamente?  Testi: Dobbiamo uscire dalla logica in cui alcune persone parlano dietro una scrivania e tutti gli altri ascoltano senza poter interagire. Sappiamo che è molto più facile a dirsi che a farsi, ma ci proveremo con un convegno organizzato su tre momenti principaliuna prima fase di ascolto dove sette relatori porranno all'attenzione dei partecipanti alcune sfide che sono state affrontate e risultano ancora aperte, seguita da una fase di ingaggio attraverso sette laboratori interattivi coordinati da ciascun relatore e a cui i partecipanti possono già iscriversi. La fase finale di azione sarà relativa alla condivisione di alcuni elementi trattati nei laboratori e che possono diventare leve di azioni immediate. Quello che possiamo fare dal giorno dopo.


Da quali angolature tratterete l’argomento? Testi: Affronteremo alcune tematiche partendo dalle esigenze della città, nello specifico con due grandi progetti a Milano e Torino, per poi affrontare il tema del cambiamento soprattutto da parte del consumatore finale che auspicabilmente vedrà sempre di più il contributo strategico della logistica rispetto al valore dei prodotti e dei beni che vengono acquistati nei canali tradizionali e online. Parleremo di spazi che diventano sempre più intelligenti e interattivi per poi concludere con una parte legata all'innovazione e alle start up dove abbiamo sviluppato, in collaborazione con la commissione logistica urbana di Assologistica e ICE del Politecnico di Torino, un meccanismo di pre-matching tra esigenze degli operatori logistici e possibili risposte da parte degli innovatori disruptive.

 

Avete da poco lanciato il marchio di Logistica Sostenibile, quale è la risposta del mercato? Testi: C'è un grandissimo interesse verso questa novità e sia noi che l'ente di certificazione internazionale Lloyd's Register siamo impegnati a promuovere l'iniziativa in ogni possibile ambito professionale e istituzionale. I feedback sono positivi, ma sappiamo che occorre tempo per far capire i vantaggi contenuti nel progetto per le singole imprese. Alcuni imprenditori hanno colto al volo l'opportunità e siamo contenti che ci siano già realtà che abbiano intrapreso il percorso di validazione del protocollo a cui è legato il marchio di Logistica Sostenibile. Uno di questi sarà coinvolto in una tavola rotonda al convegno proprio nell'area dedicata ai cambiamenti, perché questo marchio si pone due principali obiettivi: da una parte far comprendere quanto sia strategico il ruolo della logistica e come non possa essere sempre rivisto un ruolo al ribasso per ciò che riguarda le tariffe di prestazione. In secondo luogo vuole dare al consumatore finale una nuova consapevolezza per una modalità di acquisto sostenibile ovvero che non tenga conto solo del processo fisico di produzione di un bene qualsiasi ma che tenga conto anche dell'impatto dei processi di logistica e trasporto necessari a far arrivare quel bene al canale di vendita o che ancora saranno necessari a fine vita per il riutilizzo, riciclo o smaltimento dello stesso.

 

Perché un operatore dovrebbe dotarsi di tale marchio? Testi: Ci sono almeno 4 buoni motivi:  1) il protocollo è un modello di riferimento per la sostenibilità ambientale, sociale, economica, ossia la “tripletta". Lo schema di “economia circolare", che ha l’obiettivo di conservazione del patrimonio materiale della Terra, come la biodiversità e la qualità delle risorse primarie (aria, acqua, terra, materie prime), è parte di questo modello di riferimento. 2) Il protocollo misura ed oggettiva l’impatto delle attività aziendali sull’ambiente nel rispetto degli standard sociali condivisi, validando l’equilibrio finanziario delle scelte di sostenibilità ossia il rientro economico secondo gli standard d’impresa. 3) Il protocollo ci dice dove siamo, quale sia la linea di “partenza" e quale possa essere il “viaggio" da intraprendere, attraverso un piano, per raggiungere gli scopi di sostenibilità che vogliamo. 4) Il marchio SOSLOG di sostenibilità logistica che otteniamo, attraverso la validazione del protocollo da parte di Lloyd’s Register, può essere comunicato sui prodotti, sui mezzi di trasporto, sulle strutture di logistica e in tutte le comunicazioni e relazioni con i diversi attori fino al consumatore finale.  Quest'ultimo punto è fondamentale proprio per quanto dicevo sopra. Fare sostenibilità e non comunicarlo vuol dire non avere idea dei portatori di interesse con cui interagiamo. Con il Lloyd's Register è stato sviluppato un modello che impone la verifica annuale proprio per contrastare pratiche di greenwashing che troppo spesso si vedono in ambiti relativi a prodotti di consumo.

  

Cultura e Sostenibilità, un binomio inscindibile? Testi: Non solo inscindibile ma fondamentale e qui vengono le dolenti note perché, a mio parere, le aziende di logistica sono troppo prese dai propri processi operativi quotidiani per porre l'attenzione sugli elementi culturali e valoriali dei propri collaboratori. La ricerca di efficienza spesso si traduce in una pratica quotidiana di scarico di responsabilità sugli anelli più deboli della supply chain. D'altronde la cosa più facile è sempre quella di chiedere uno sconto al proprio fornitore. La formazione è spesso di tipo tecnico procedurale e soprattutto effettuata quasi sempre solo se coperta da fondi nazionali o europei come se la manutenzione di un macchinario o mezzo qualsiasi fosse più importante della gestione e sviluppo delle persone che lo devono far funzionare al meglio. Su questo fronte SOS LOG da anni collabora con il prof. Luca Vecchio del dipartimento di psicologia dell'Università Bicocca di Milano. Con tale dipartimento abbiamo fatto indagini proprio per capire le leve del cambiamento necessarie per le organizzazioni. E' una sfida complessa che la logistica dovrà affrontare seriamente a meno che non voglia correre il rischio di essere emarginata a ruolo di comodity senza valore. Un rischio che abbiamo già visto quanto valore e posti di lavoro abbia bruciato in alcuni ambiti come lo shipping o nell'autostrasporto. SOS LOG è nata con una idea precisa. Dimostrare che la sostenibilità è una leva per innovare ed essere più efficienti e competitivi. Le aziende iniziano a comprendere l'importanza del tema ambientale, ma è solo uno dei pilastri su cui si appoggia la sostenibilità. Parlare di innovazione e sviluppo sociale richiede un cambio di approccio. Un nuovo paradigma culturale che sta crescendo molto più velocemente in ambiti Hitech. Le aziende dovranno sempre di più allinearsi con in nuovi modelli culturali di consumo. Faccio sempre l'esempio della macchina, la prima richiesta appena compiuti 18 anni. Oggi invece le nuove generazioni hanno a disposizione strumenti digitali di sharing e programmazione che rispondono alla loro esigenza di mobilità in maniera indipendente dalla disponibilità o proprietà del mezzo. Quegli utenti a breve saranno coloro che nelle aziende committenti definiranno la nuova domanda di trasporto e logistica. Il gap culturale potrà essere devastante per molti modelli di business che oggi si ritengono intoccabili.




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