22/06/2018

Dogana Unica Europea, la vuole Alsea

La Regione Logistica Milanese ancora in primo piano alla recente assemblea pubblica di Alsea (l'associazione degli spedizionieri lombardi), tanto che il suo presidente Betty Schiavoni in apertura dei lavori assembleari ha ricordando come tale area sia il polo logistico d’Italia. 


Lombardia über alles
La Lombardia, infatti, vale il 26% del mercato dei servizi logistici nazionali, occupa il 29% degli addetti del settore e nel suo territorio risiedono il 35% di tutti i magazzini conto terzi d’Italia. Il presidente è quindi passato a presentare i risultati di uno studio realizzato da Sergio Curi sul confronto, a livello commerciale e logistico, del nostro Paese rispetto agli altri competitor europei. Il quadro che ne è uscito presenta diverse luci e qualche ombra. 


Italia, grande Paese esportatore con ruolo guida nella politica delle Alpi
Le luci: siamo il quarto Paese esportatore in Europa; a livello mondiale siamo l’ottavo Paese esportatore, con previsioni di crescita del 4,5% per ogni anno del prossimo triennio. Abbiamo un rapporto export/import sul PIL tra i più elevati tra i grandi Paesi (48,7%), dimostrando un ottimo livello di apertura ai mercati esteri. Lo studio ha quindi evidenziato come il 55% del nostro export e più del 60% del nostro import avvengano con i Paesi della UE. “Sono di conseguenza fondamentali per la nostra economia i valichi alpini e le reti ferroviarie e stradali. Per questo - per Alsea - l’Italia deve assumere un ruolo guida nella politica delle Alpi in modo che non si ripetano più decisioni unilaterali di Stati volti a limitare il traffico di merci pesanti. 


Buone performance per il cargo aereo nazionale
Ancora luci: a livello di movimentazione contenitori l’Italia è il terzo Paese in Europa, considerata la forte componente di transhipment della Spagna. Il traffico merci da e per gli aeroporti italiani sta crescendo negli ultimi anni ad un ritmo ben superiore rispetto a quello dei competitors europei anche se in questo comparto parrebbe esserci un gap da colmare. 


Eppure siamo poco "attrattivi" per gli investitori esteri
Se questi dati mostrano un quadro lusinghiero per l’Italia, non mancano, però, alcune ombre. L’attrattività dell’Italia sulle imprese straniere è bassa: in base all’indice doing business l’Italia si colloca al 46° posto e se guardiamo agli investimenti diretti dall’estero le nostre perfomances sono lontane dai principali competitor. Con un indice pari a circa il 20%, il nostro Paese è ben distante da Germania (25%), Francia (31%), Gran Bretagna e Spagna (50%). Ed è evidente che se non si attirano imprese si fa fatica a generare traffici. E’ inoltre risultato come i porti e gli aeroporti italiani siano quasi esclusivamente al servizio del mercato domestico. 


Questi ostacoli son da eliminare (e senza tanti sforzi!)
Schiavoni ha quindi citato alcuni ostacoli che possono essere eliminati a costo zero, o con un costo limitato per il Paese, la cui rimozione, però, garantirebbe un grande ritorno: 
1. La realizzazione del "sudoco", lo sportello unico doganale e dei controlli, atteso ormai da oltre un anno e che consentirebbe una razionalizzazione in fase dei controlli sulle merci.
2. Facilitazione al traffico e-commerce. In diversi Paesi vi sono agevolazioni per l’importazione delle piccole partite del traffico e-commerce. In Italia le imprese di spedizioni le attendono da un anno, ma non stanno ancora arrivando.
3. Ritardi nel rilascio dei nulla osta sanitari a causa di una carenza cronica del personale degli USMAF. Basterebbero poche persone per far ripartire la macchina.
4. Trasporti eccezionali: dal 2016 il rilascio delle autorizzazioni per questo tipo di trasporti avviene con una lentezza e con dei costi inaccettabili. Intanto si perdono traffici e le aziende produttrici minacciano di delocalizzare le produzioni. 


E' tempo di una Dogana Unica Europea
Anche per rimuovere alcuni di questi ostacoli, Schiavoni ha rilanciato la proposta di creare una Dogana Unica Europea per evitare pratiche anticoncorrenziali di singoli Paesi della UE che penalizzano i Paesi, come l’Italia, molto attenti ai controlli per la tutela della salute pubblica e del Made In. In conclusione, Schiavoni ha chiesto a porti e aeroporti italiani di non farsi concorrenza tra loro, invitando anche a proseguire con gli accorpamenti della AdSP, sul solco della riforma portuale avviata nel 2016, sulla scorta dello slogan: i porti e gli aeroporti devono essere al servizio dell’Italia. Non il contrario. 


Sentite alla tavola rotonda 
Dopo la relazione del presidente di Alsea, nel corso della tavola rotonda Marco Donati, general manager di Cosco Shipping ha avuto modo di sottolineare come il gigantismo navale porti a un incremento dei tranist time con un conseguente aumento dei vantaggi competitivi dei porti italiani rispetto a quelli del Nord Europa per le merci provenienti dall’Asia. Occorre però essere capaci di sfruttare questo vantaggio. Piero Solcà, responsabile logistica e infrastrutture di Hupac ha segnalato come il mercato svizzero e tedesco attendano dall’Italia soluzioni per passare da porti e aeroporti italiani. Ha quindi segnalato come i problemi orografici dell’Italia, con gli spazi portuali limitati, debbano essere superati con la definizione dei retroporti su cui investire. Thomas Egenolf, vice president Western Europe Lufthansa Cargo ha rimarcato come il sistema logistico italiano sia competitivo, grazie anche alla flessibilità italica. Ha quindi suggerito di investire su affidabilità e digitalizzazione dei processi. Carlo Ricchetti, direttore logistico Alessi, ha sottolineato anch’egli come a livello logistico l’Italia sia performante. Loro utilizzano porti e aeroporti italiani e sono soddisfatti.
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