04/07/2019

ECONOMIA MARITTIMA ITALIANA, ECCO GLI SCENARI PROSSIMI VENTURI

Il 6° rapporto annuale "Italian Maritime Economy", dal titolo "Nuovi scenari nel Mediterraneo: Suez e la Cina, le strategie dei grandi carrier, le nuove tecnologie e le rotte dell'energia", curato da SRM (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) è stato presentato oggi a Napoli.

La presentazione della ricerca, tenutasi a Palazzo Piacentini nella Sala delle Assemblee di Intesa Sanpaolo, ha coinciso, quest’anno, con l’apertura del primo Euromediterranean Investment Forum, meeting internazionale organizzato da FeBAF – Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, dal titolo “Financing Maritime Economy, Investment and Social Development" che proseguirà nel pomeriggio e domani mattina fino alle 13.30.

Frutto del monitoraggio dell'Osservatorio Permanente sui trasporti marittimi e la logistica, il Rapporto delinea i nuovi scenari economici e marittimi che impatteranno sulla competitività del nostro sistema Paese, nonché gli assetti delle rotte globali su cui sta insistendo la Trade War USA-CINA e le infrastrutture; i transiti del canale di Suez, che festeggia i suoi 150 anni; il gigantismo navale, che prosegue in maniera sostenuta accelerando il processo di selezione dei porti; la Cina, che ha ormai definito il suo posizionamento strategico nel Mediterraneo in alcuni dei più importanti terminal portuali; le free zone portuali, che continuano ad attrarre investimenti industriali sulla sponda africana. Ma non solo; non vanno trascurate le sfide imposte dalle nuove tecnologie e dagli scenari energetici.


Highlights del Rapporto

* Le previsioni per il commercio marittimo sono positive, con un tasso di crescita media annua del 3,8% tra il 2019 e il 2023 (tra il 2005 e il 2017 è aumentato ad un tasso medio del 3,5%).

* L’Asia domina l’attività di movimentazione di container, rappresentando quasi i due terzi del totale globale. Circa 240 milioni di container sono stati registrati in Cina.

* Per effetto della Trade War tra Stati Uniti e Cina, le esportazioni in container dalla Cina verso gli Stati Uniti sono diminuite dell’8,2% nel I° trimestre del 2019. Le stime dicono che un’ulteriore escalation del fenomeno, potrebbe comportare una riduzione dei volumi transpacifici in direzione Est di un ulteriore 8% per la fine dell’anno.

* Secondo stime la Belt & Road Initiative aumenterà il PIL mondiale entro il 2040 di 7,1 trilioni di dollari l’anno, pari a una crescita del 4,2% annuo.

* Ultimo anno record per il Canale di Suez: oltre 18 mila navi e 983,4 milioni di tonnellate di merci transitate.

* L’era del gigantismo proseguirà anche in futuro. Nei prossimi tre anni, nel segmento 10,000-23,000 TEU verranno inaugurate 133 nuove navi e 45 di queste saranno nella fascia 18,000-23,000.

* Forte tendenza alla concentrazione delle rotte: nel 1998 i primi 4 operatori detenevano il 20% del mercato mondiale, ora tale percentuale è salita al 57-58%. Se invece consideriamo i primi 10 il dato passa dal 40% del 1998 a oltre l’80%.

* In Italia cresce la componente internazionale del nostro trasporto marittimo. Il valore degli scambi commerciali via mare dell’Italia è stato pari a 253,7 miliardi di euro.  Il mare assorbe il 37% dell’interscambio italiano.

* La Cina è il nostro principale Paese fornitore; con 22,4 miliardi di euro rappresenta il 17% di tutto l’import via mare italiano; Il primo Paese cliente per modalità marittima sono gli USA che con 27,7 mld€ concentra il 23% del nostro export.

* In Italia ancora basso l’utilizzo dell’intermodale; su un panel di imprese intervistate, l’81% fa ricorso al mezzo gommato per raggiungere i porti.

* SRM ha stimato che se il nostro Paese effettuasse investimenti portuali tali da comportare un aumento della capacità e di attrazione del traffico dei nostri porti del 10%, ciò genererebbe un impatto sul valore aggiunto prodotto dalla filiera marittima pari a ulteriori 3,2 miliardi di euro.

* Tutti i dati di traffico mostrano una presenza di rilievo del Mezzogiorno nel nostro commercio marittimo con percentuali di peso sul totale nazionale che si attestano intorno al 45%. Le ZES devono decollare al più presto per ispessire il tessuto produttivo ed attrarre investimenti industriali.


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