Non chiamatelo Smart Working. Come è emerso da diverse indagini sul tema, tra cui quella condotta da ANRA e Aon e dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, aziende e professionisti italiani hanno sperimentato negli ultimi mesi modalità lavorative frutto di un’imposizione emergenziale, spesso improvvisate, che hanno provocato una distorsione percettiva.
Lo Smart Working implica libertà, un equilibrio fluido tra gli aspetti della vita quotidiana, presuppone una cultura del lavoro basata sulla condivisione di obiettivi e non sul controllo, promuove la responsabilizzazione e l’indipendenza del lavoratore, richiede competenze digitali non scontate (come il saper scegliere la piattaforma più adatta ad un certo tipo di attività), tiene necessariamente conto del benessere dei lavoratori e dei rischi stress lavoro correlati. Per trasformare questo esperimento sociale di massa in un incubatore per una società più sostenibile dovremo analizzare con lucidità quanto abbiamo applicato, e porre la basi per i modelli del futuro.
Di questi temi si parla nel webinar “Quale Smart Working?" con Mariano Corso - docente del Politecnico di Milano e responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working, Stefano Brandinali - Group CIO e chief digital officer di Prysmian Claudia Bortolani - founder e partner Legalgrounds, Maria Cristina Bombelli - presidente Wise Growth. ModeraAlessandro De Felice - presidente ANRA e CRO Prysmian Group.
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