21/04/2016

Rete di alimentazione di veicoli elettrici, interoperabilità cercasi

Logistica sostenibile significa anche, ma direi soprattutto, assicurare mobilità di persone e cose in condizioni di compatibilità ambientale. Tuttavia: mentre da un lato aumenta l’offerta di veicoli alimentati da combustibili alternativi, la loro diffusione è rallentata dalla mancanza di reti di distribuzione del prodotto, sia esso Gpl, Gnl, energia elettrica o idrogeno. 


L'offensiva della Ue per risolvere l'arretratezza distributiva
L’Unione Europea ha affrontato con determinazione questa situazione di arretratezza distributiva: la Direttiva 94 del 22 ottobre 2014 - Directive on Alternative Fuel Infrastructure - DAFI, partendo da una classificazione completa ed esaustiva dei combustibili alternativi, si pone il problema prioritario di realizzare sul territorio comunitario le infrastrutture essenziali per la loro distribuzione. La direttiva stabilisce una piattaforma comune di misure atte a facilitare la diffusione di infrastrutture per la distribuzione di combustibili alternativi con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’olio combustibile e mitigare l’impatto ambientale dei sistemi di trasporto. La direttiva quindi definisce un insieme di requisiti minimi da soddisfare per la realizzazione di reti di distribuzione di combustibili alternativi, incluse le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici e le stazioni di distribuzione di gas naturale (Gpl e Gnl) e di idrogeno, da realizzarsi sia attraverso piani nazionali degli Stati membri, sia specifiche comuni, sia programmi di informazioni degli utenti. 


Una direttiva a favore dell'elettromobilità
La direttiva prende atto, in particolare, del rapido sviluppo dell’elettromobilità, per poi concludere che senza una capillare rete di stazioni di ricarica rapida, accessibili agli utenti attraverso sistemi di pagamento moderni ed adeguati, interoperabili su tutto il territorio della UE, difficilmente i veicoli elettrici potranno raggiungere livelli di utilizzo tali da influire in modo determinante sulla compatibilità ambientale del settore del trasporto. La direttiva, infine, impone un limite di tempo di due anni entro cui gli Stati membri dovranno emettere piani nazionali di implementazione.


Il piano italiano "PNIRE" lontano dalla sua attuazione, specie al Sud
Su questo punto il nostro Paese si è mosso nei tempi prescritti: nel dicembre 2014 è stato approvato il “Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica" comunemente noto sotto l’acronimo di PNIRE. 
I punti essenziali del PNIRE sono: 1. Creazione di un servizio di ricarica per veicoli elettrici interoperabile a livello europeo. 2. Specifiche e tariffazione. 3. Facilitazioni economiche per equipaggiare le attuali stazioni di servizio. 4. Promozione della ricerca tecnologica. 
Il piano prevede due fasi: definizione (che dovrebbe finire entro l’anno) e successivo consolidamento. In realtà l’attuazione è in forte ritardo, soprattutto nelle regioni del sud Italia: a inizio 2016, sono circa 800 le stazioni operative nel nostro Paese, ma solo il 6% al sud. E solo il 2% delle stazioni installate è del tipo fast charge, che a parere unanime sarebbero essenziali per fornire un servizio accettabile. 


Interoperabilità solo a livello nazionale
Con riferimento all’interoperabilità, la situazione presenta alcuni punti deboli. Anzitutto il 13% delle stazioni sono “proprietory" quindi servono solo veicoli di un tipo ben determinato (esempio fra tutti, le stazioni TESLA installate lungo alcune nostre autostrade, che servono solo veicoli TESLA). Le altre, che sono per fortuna la larga maggioranza (87%) sono tra loro interoperabili in quanto adottano il sistema “Enel Management system", ma non assicurano, almeno per ora, l’ìnteroperabilità a livello europeo. Vale la pena di approfondire brevemente questo aspetto. 


Anche a livello europeo la strada dell'interoperabilità è ancora lunga
In Europa esistono varie piattaforme nazionali, e le principali sono 5: e-clearing (NL), Enel (IT), Gireve (FR), HUBJECT (DE), MOBI.E (ES). E’ in corso un’iniziativa (“Pan European initiative to connect eRoaming platforms") con l’obiettivo di raggiungere un buon livello di interoperabilità a livello europeo, obiettivo possibile ma ancora fuori portata. In questo quadro, appare evidente che una funzione importante può essere svolta dai progetti comunitari, soprattutto da quelli che sono stati presentati in risposta ai bandi CEF 2014 e 2015. I requisiti imperativi di tali bandi (obbligo di coinvolgere più Stati membri) comportano l’obbligo di rendere i sistemi nazionali compatibili tra di loro. 


Il progettonUNIT-E – the western European eMobility core network
E’ questo il caso del progetto UNIT-E – the western European eMobility core network presentato al bando CEF 2014 dal capofila Electricité de France, insieme ad altri 9 partners di cui 3 in Italia (ABB Italia, Porto Antico di Genova, Istituto Internazionale delle Comunicazioni). Obiettivo del progetto è lo sviluppo di una rete pienamente interoperabile di stazioni di ricarica rapida a partire da una preesistente rete realizzata nel corso dei precedenti progetti RCN e CorriDoor. Il progetto termina a fine 2017 con un investimento di 3,57 milioni di euro. Per la parte italiana si tratta di attrezzare con stazioni di ricarica rapida la tratta autostradale Ventimiglia-Genova con punto di arrivo nell’area turistica del Porto Antico di Genova. I punti qualificanti del progetto sono l’interoperabilità transfrontaliera estesa a Regno Unito, Irlanda, Francia, Belgio e Italia, e l’impiego di stazioni a ricarica rapida. In Italia la compatibilità con il sistema nazionale viene assicurata da un rapporto di collaborazione con Enel. 

di Fabio Capocaccia 
Presidente Istituto internazionale delle comunicazioni 
Consigliere SOS-logistica
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