10/03/2016

Rapporto “AgrOsserva” attribuisce ruolo importante al nostro export agroalimentare

L’ultimo scorcio del 2015, oramai alle spalle, ha in parte disatteso le previsioni sull’evoluzione economica mondiale formulate dai più autorevoli organismi internazionali. La ripresa messa in evidenza dai dati macroeconomici non è stata quella attesa, in ragione del rallentamento delle economie emergenti solo parzialmente bilanciato dalla migliore performance delle economie avanzate. Grazie anche al calmieramento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, soprattutto dei prodotti energetici per il corso deflativo del greggio, nel 2015 migliora la redditività del settore agricolo nazionale, in misura più evidente rispetto agli altri 28 Paesi dell’Ue. Ma le performance del settore non si limitano all’incremento della redditività. Lo segnala il Rapporto AgrOsserva realizzato da Ismea e Unioncamere, che evidenzia altri importanti segnali positivi: la cartina tornasole è chiaramente individuabile nella progressiva riduzione del trend negativo delle nuove imprese registrate, in un contesto in cui export, valore aggiunto e occupazione aumentano in maniera superiore alla media del sistema economico nazionale. 


Crescita esponenziale dell'export agroalimentare
Si parte dal valore aggiunto (PIL) dell’agricoltura: il 2015 si è chiuso con una crescita complessiva del 3,8%, grazie soprattutto al contributo del IV trimestre che ha fatto registrare un incremento dell’8,4% su base tendenziale. L’andamento del Pil agricolo in media d’anno si rivela pertanto più intenso di quello messo a segno contestualmente dal settore industriale (+0,9% sul livello del 2014) e dal PIL nazionale (+0,8%). Con un più 4,1% di nuovi occupati nel terzo trimestre 2015, l’agricoltura si rivela poi tra i settori più dinamici dell’economia (+1,1% l’incremento dell’occupazione complessiva nello stesso periodo in Italia) e nell’anno di Expo - vetrina internazionale del food & beverage made in Italy - le esportazioni dell’ agroalimentare hanno raggiunto quota 36,8 miliardi di euro, con una crescita (+7,3%) molto più evidente di quella messa a segno dall’export totale nazionale (+3,7%). Una dinamica positiva che, sottolinea Ismea, in controtendenza rispetto agli ultimi anni ha visto un contributo maggiore della componente agricola (+11,2%) rispetto a quella industriale (+6,5%). Il saldo dello stock delle imprese agroalimentari, cioè la variazione annuale delle imprese registrate nel IV trimestre di ogni anno, segna un “meno" 6.464 imprese nel 2015 rispetto al 2014. Ma l’apparenza può ingannare. Bisogna considerare che nel IV trimestre 2014 erano state ben 18.344 le aziende registrate in meno rispetto allo stesso periodo del 2013, e nel 2013 ben 31.996. Sotto questa luce, sembra che l’“emorragia" si stia fermando. 


In aumento le nuove aziende agricole, con una forte presenza di imprenditrici donne
Il settore alimentare, poi, produce un segno “+" di 891 unità rispetto al 2014. Al 31 dicembre 2015, le imprese registrate del settore agroalimentare sono 816.587 (746.585 quelle agricole, 70.002 quelle alimentari). Il peso del settore sull’economia è del 13,5% (12,3% agricoltura, 1,3% industria alimentare). L’indagine effettuata da Unioncamere sulle “Vere Nuove imprese" (eliminando quindi le attività derivanti da cambiamenti di forma giurdica, localizzazione, scorpori o nuove acquisizioni) mette in luce un settore primario in espansione. Sul totale delle vere nuove imprese nei primi sei mesi del 2015, quelle agricole rappresentano circa il 9%, un valore in crescita rispetto al 6,3% del 2014. Considerevole la quota femminile fra i neoimprenditori: 4 imprese su 10 sono nate, nel I semestre 2015, per iniziativa delle donne, valore di molto superiore alla media del totale vere nuove imprese (28,8%). 

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