02/10/2014

A Carlo Mearelli, riconfermato al timone di Assologistica

A pochi giorni dalla sua rielezione all'unanimità alla presidenza di Assologistica, Carlo Mearelli ci presenta le linee guida del suo secondo mandato al vertice dell'associazione più rappresentativa - a livello nazionale - del mondo della logistica in conto terzi. Linee guida che mettono in primo piano il ruolo strategico per un'associazione, quello della "partecipazione" seria e motivata dei suoi membri.

Il Consiglio direttivo di Assologistica l’ha di recente riconfermata al timone dell’Associazione. Può illustrare le linee guida di questo suo secondo mandato? 
Innanzitutto lasciatemi ringraziare i colleghi per la fiducia che mi hanno nuovamente testimoniato, a cui voglio aggiungere quella del mio amico Jean Francois Daher, nostro segretario generale, che è il vero motore di Assologistica. I confronti costanti, le strategie, che abbiamo posto in essere nei primi due anni, sono risultate vincenti e soprattutto trasparenti nella conduzione, in un momento difficile per tutti. Assologistica sta soffrendo finanziariamente, ma la struttura consapevole ha reagito con cambi di marcia mirabili. Oggi si apre una nuova fase: vorrei dire "meno permissiva" alle aziende associate. Non è un obbligo associarsi, ma se lo si è, si partecipa, ci si impegna. Comprendo le ragioni nei tempi pressanti che il lavoro imprenditoriale ci impone, ma forse un piccolo sforzo mensile aiuterebbe tutti a crescere. Questo è il primo vero cambiamento che chiedo a chi mi ha sostenuto ed in primis alla squadra dei vice presidenti che mi affiancherà in questo secondo biennio conclusivo. Ho preso poi formale impegno di lavorare nel realizzare un corpo associativo che si proietti all’estero, per aiutare le piccole e medie imprese a unirsi in questo sforzo di diversificazione dei rischi, correlati allo stato di stagnazione non solo del nostro Paese ma dell’intera area euro. Lo faremo da soli, senza missioni di sistema altisonanti, la maggior parte delle quali produce pochi risultati e quasi sempre per gli stessi. Questa riflessione apre nuovi scenari anche in termini di presenza di Assologistica presso organi federali e confederali. È mia convinzione, che il tema delle filiere rappresentative abbia fatto il proprio corso e che la concertazione a tutti costi sia decisamente superata, costosa economicamente e sfibrante nei tempi e liturgie non più sostenibili. 

Il mondo associativo, come del resto anche quello delle imprese, sta subendo una forte evoluzione. Cosa crede debba fare Assologistica per essere al passo con questi tempi non facili, sebbene affascinanti per le sfide che siamo chiamati a giocare? 
L’ordine generale dell’economia sta modificandosi e nuovi impegni si prospettano per le imprese e per coloro che ne rappresentano le legittime istanze. Dobbiamo dividere il tema delle sfide in due grandi filoni: uno dedicato alle grandi imprese e alle loro esigenze di sistema, di relazione con gli organi decisori; l’altro delle piccole e medie imprese, sostenendole con strategie di aggregazione e di servizi comuni che ne abbattano i costi derivanti da attività amministrative e di supporto alla produzione. Per fare questo abbiamo bisogno di idee chiare, di una squadra determinata e di un supporto di professionisti che vogliono giocare con noi questa sfida. Gli strumenti non ci mancano, se lo vorremo. 

Quale è a parer suo il ruolo che un operatore della logistica sarà chiamato sempre più a svolgere negli anni a venire? 
La logistica ha un ruolo chiave nelle economie avanzate, sto dicendo un’ovvietà per gli addetti ai lavori, ma non per i più, soprattutto per quelli che decidono, o pensano di farlo, sulle nostre teste. Saremo chiamati a rispondere ai nuovi richiami del commercio elettronico, ad investimenti nell’Information Technology e soprattutto dovremo investire di più sul "Capitale Umano" , sull’Uomo. Non dimentichiamo che siamo aziende di servizio labour intensive, funzioniamo se funzionano le persone, e le persone fanno le aziende e la loro differenza sul mercato competitivo. Rifuggo un po’ dal sistema “delegante cooperativistico spinto", può valere per colmare picchi operativi, ma non può essere il sistema. 

Può indicare tre priorità del settore che il Governo dovrebbe affrontare in modo incisivo e magari anche un po’ creativo? 
Lasciamo stare questa domanda, mi farei troppi nemici e per il bene di Assologistica, preferisco non rispondere. 

La più grande opportunità per le imprese di logistica in conto terzi si chiama Unione Europea o mondo? 
Ho detto prima che non vedo grande crescita nell’area euro. Osservo, al contrario, economie da due digit di crescita dove il nostro sistema può fare la differenza. Le imprese italiane potranno vivere e proliferare solo se capiranno che il mondo le sta aspettando. Vede, l’esperienza che mi vede esposto professionalmente in prima persona, mi dice questo. Volo da una parte all’altra del pianeta; l’Africa è un mondo da scoprire, lo conosciamo per le rappresentazioni pur vere delle sofferenze, ma non ci dicono cosa sta succedendo in termini di crescita industriale, di domanda interna. Lo stesso vale per i Paesi dell’ Asean, roba da leccarsi i baffi! 

Perché un giovane dovrebbe scegliere di lavorare in logistica? 
A 14 anni, mio padre, un piccolo imprenditore nel commercio dei mobili, mi diceva di impiegare una parte del mio tempo dopo lo studio ad affiancare il lavoro operativo dei nostri collaboratori nel magazzino, nella falegnameria, sui camion. Qualche anno più tardi scoprii che tutti questi processi nascondevano un solo comune denominatore: la logistica. Dietro la vita delle nostre famiglie, delle nostre imprese c’e LEI, lo scriva in maiuscolo.

Il convegno introduttivo al premio Il Logistico dell’anno 2014 verterà sui tempi della sostenibilità ambientale: crede davvero che le imprese logistiche siano consapevoli del ruolo di volano economico che un impegno ambientale può svolgere? 
Sarà una bella occasione per discuterne e mi auguro che quest’anno la partecipazione sia nutrita, non solo legata a coloro che meritatamente riceveranno i premi, e possa essere un primo momento di comunione di intenti tra associati e per coloro che vogliono saperne di più. Per risponderle puntualmente Le dirò che non vi è mai abbastanza impegno per sviluppare processi e strumenti che modifichino la nostra sensibilità verso quanto ci circonda, è parte e deve essere parte del nostro DNA manageriale.

O.G.

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