
È il 1970 quando Frigoscandia, multinazionale svedese specializzata nella logistica per l’industria alimentare dei surgelati, apre una filiale nel nostro Paese. Nel 1981 Antonio Dalle Molle la rileva, ed è è così che nasce l’attuale Frigoscandia Italia Spa. La sede è rimasta la stessa - quella storica di San Pietro all’Olmo, frazione di Cornaredo in provincia di Milano - e sono rimasti uguali anche i colori aziendali che si rifanno a quelli della bandiera svedese, come le tappezzerie e le porte degli uffici: un tributo alle origini dell’azienda che si è voluto mantenere inalterato nel tempo. Per parlare della situazione attuale di Frigoscandia Italia abbiamo intervistato l’amministratore delegato Andrea Franchi, da circa un anno e mezzo al timone della società.
Vogliamo iniziare parlando in generale dell’azienda che dirige, magari dando anche qualche numero?
Franchi: Certo, e parto dalla nostra specificità che consiste nel fatto, rispetto ai nostri competitor, nella specializzazione dello stoccaggio di magazzino unicamente di prodotti food surgelati per conto di clienti terzi della grande distribuzione che conserviamo in celle apposite e che poi riproponiamo in pallet assortiti a seconda di quelle che ci vengono dette essere le esigenze caso per caso. Una particolarità: non ci occupiamo del trasporto. Quindi, per semplificare, il nostro flusso è questo: al mattino riceviamo la merce dai vari produttori (si tratta di surgelati di tutti i tipi, che immagazziniamo a una temperatura massima di 26 gradi), la scarichiamo e stocchiamo in cella: di fatto, a questo punto, quella merce è già di proprietà dei nostri clienti. Nel giro di poche ore i clienti ci dicono telematicamente cosa fare dei diversi prodotti e ci forniscono istruzioni per via telematica su come devono essere preparati i pallet a seconda delle diverse destinazioni che poi dovranno raggiungere con i loro mezzi che vengono a caricare da noi. Per questo posso dire che siamo unici nel nostro settore, perché ci occupiamo soltanto di questa filiera specifica, caratteristica che, di fatto, permette di non avere concorrenza. Per essere ancora più precisi, noi ci occupiamo di stoccare merce surgelata – che arriva da ogni parte d’Italia - per i punti vendita del nord Italia di alcune catene della grande distribuzione: essere al centro della parte settentrionale del nostro Paese e subito a ridosso di Milano rappresenta un grande plus per il nostro business. Per quanto riguarda i numeri, quest’anno toccheremo i 18 milioni di euro di fatturato, in aumento sul 2024 del 10%. In totale contiamo 170 dipendenti, dei quali 145 addetti nei magazzini e 25 impiegati negli uffici a vari livelli.
Quali sono le catene che servite?
Franchi: Esselunga, Md, Iper, Penny, Bennet e Conad: tutti clienti storici ormai da decenni che apprezzano in toto il nostro servizio. Nel complesso, questi sei clienti rappresentano il 95% del nostro fatturato; resta una piccola percentuale per situazioni stagionali, ma possiamo considerarla del tutto marginale. È anche importante sottolineare che con questi grandi marchi noi abbiamo un rapporto d’esclusiva: in pratica, nessun altro può trattare merce surgelata che li riguarda, anche perché sarebbe antieconomico per loro.
Vi accontentate dell’attuale parco clienti o siete alla ricerca di nuovi partner?
Franchi: Al momento non ne cerchiamo, anche perché lo spazio che possiamo mettere a disposizione è assolutamente plafonato. Abbiamo una superficie di circa 22.500 metri quadrati coperta, e in questi spazi movimentiamo 22 milioni e mezzo di colli all’anno, quindi allo stato attuale è impossibile pensare ad altre acquisizioni di clienti, salvo che non si decida un ampliamento dell’area. È già successo nel tempo, ma da almeno 15 anni non sono stati fatti investimenti in questa direzione. Non è però detto che in futuro non possa succedere visto che disponiamo di una cubatura di territorio adiacente che è di nostra proprietà e che ci potrebbe permettere di farlo. Qualora diventasse una necessità impellente e necessaria valuteremo la possibilità, ma non credo succederà nell’immediato futuro.
Qual è il livello di formazione che perseguite?
Franchi: Si tratta indubbiamente di un aspetto che riguarda chi lavora negli uffici, e rispetto a queste figure seguiamo tutte le possibilità di aggiornamento formativo che ne sono connesse. Ben diverso è invece il discorso per i servizi di facchinaggio, che sono estremamente semplici e non abbisognano di una particolare formazione specifica. In ogni caso è importante sottolineare che Frigoscandia è stata la prima azienda del settore in Italia – ora lo fanno anche altri - ad aver dotato quel tipo di operatori di un mezzo di comunicazione diretta: hanno in dotazione una cuffia e velocemente viene detto loro dove andare e quanti colli prelevare da una data posizione per poi portarli alle ribalte di carico. Tutto avviene per via vocale, grazie ad un sistema che converte i dati in parole, quindi lo stesso sistema ‘parla’ e dice cosa esattamente devono fare. Di fatto, si tratta di operatori radiocomandati, ed è quasi impossibile sbagliare. Sussiste un problema serio legato al fatto che si tratta di manodopera quasi esclusivamente extracomunitaria. Si pensi che noi impieghiamo addetti di ben tredici etnie diverse – gli italiani sono molto pochi - provenienti da quasi ogni parte del globo; in maggioranza quasi totalmente uomini (le donne sono solo tre) che in alcuni casi, come gli indiani, non conoscono una parola di italiano, hanno bisogno di un interprete, e anche con un supporto del genere non è detto che comprendano fino in fondo quello che gli viene comunicato. Noi non possiamo certo sottovalutare il fatto incontrovertibile che il loro compito è disagevole e molto usurante. Dobbiamo tenere ben presente che si tratta di soggetti che operano in un ambiente che può arrivare a -28 gradi di temperatura, in spazi chiusi illuminati da luce artificiale. Per legge, ognuno di loro ha diritto a un periodo di riposo e ristoro di mezzora ogni ora e mezza, di lavoro, e questo può dare l’idea dell’ambiente in cui si muovono. In genere, chi decide di fare questo lavoro è giovane, che comunque è elelemento caratterizzato da una costante rotazione e da un periodico ricambio.
Come affrontare questo elevato livello di ricambio?
Franchi: Per provare a risolvere il problema, all’inizio dell’anno scorso abbiamo deciso di avviare un’attività di internizzazione, interrompendo quasi completamente i contratti che ci legavano alle due ditte appaltatrici fornitrici di mano d’opera operativa ed è stato deciso di assumere tutta la forza lavoro che già lavorava con noi. Persiste un numero di ‘somministrati’ d’età molto giovane, che va dalle 20 alle 30 persone: succede nel periodo estivo e lo consideriamo un ‘vivaio’ da quale attingere per sostituire nei mesi successivi chi lascia il lavoro. Questa decisione è stata molto apprezzata anche dai nostri clienti. In più, per favorire momenti di integrazione e di inclusività - soprattutto linguistica - abbiamo anche richiesto i servizi ad un mediatore culturale multilingue per creare spazi di socialità comune fra le differenti anime – anche religiose e culturali - professionali presenti nei nostri capannoni. Tutto ciò avviene attraverso momenti ludici e di condivisione periodici riunendo le persone a gruppi nel tentativo di agevolare la coesione fra le diverse squadre, anche attraverso tecniche abbastanza sofisticate, come ad esempio creando giochi, momenti durante i quali l’uso della parola non è necessario. È un percorso difficile - voluto e perseguito in prima persona dal nostro presidente Antonio Dalla Molle, da sempre molto sensibile rispetto ai temi dell’inclusione - che sta cominciando a dare i suoi frutti. In fondo, anche tutto questo si può inquadrare in un percorso di formazione e di attenzione alla socialità sostenibile. In poche parole, credo di poter affermare che Frigoscandia si caratterizza per un’attenzione totale al servizio (il cliente è il driver di ogni nostra decisione) e nei confronti delle condizioni di lavoro dei nostri addetti: entrambi aspetti che rivestono la massima importanza per quella che riteniamo essere la nostra principale mission aziendale.
A proposito di sostenibilità, come si sta muovendo Frigoscandia Italia rispetto ad un problema così sentito, da qualche anno a questa parte?
Franchi: Già anni fa abbiano stanziato un importante investimento per la copertura quasi totale dei nostri tetti con i pannelli solari. Di conseguenza, da anni produciamo una quantità d’energia sufficiente per il nostro fabbisogno totale, e addirittura ne avanza una parte che immettiamo in rete. Poi, due anni fa abbiamo completamente rifatto una delle due sale macchine che producono il freddo, sempre nell’ottica del risparmio energetico e dell’uso di macchine che consumano di meno, favorendo così un minore impatto sull’ambiente. Al momento qui ci fermiamo: altri investimenti nella direzione della sostenibilità e dell’ambiente nel breve periodo non sono previsti.
Nel complesso, come giudica l’attuale mercato dei prodotti surgelati visto dal vostro ‘osservatorio’ di esperti del settore in ambito logistico?
Franchi: È un mercato che si mantiene stabile, ma che fatica a crescere anche se i margini per farlo ci sarebbero, soprattutto per quanto riguarda le novità: penso ai piatti pronti surgelati, un prodotto relativamente nuovo che sta indubbiamente riscontrando successo. Purtroppo, la catena del freddo e quella dei trasporti (anche se quest’ultimo è aspetto che non ci tocca direttamente) comportano una sofferenza per tutta la filiera in termini di costi ormai da tempo in costante aumento che, di conseguenza, toccano anche ogni ambito della gestione aziendale, compresa la parte che riguarda il personale. Il prodotto surgelato rappresenta uno standard elevato per il suo valore di servizio; fra l’altro, oggi la qualità che lo contraddistingue è molto più alta rispetto a quando questo mercato era agli albori. Non siamo ancora al punto di lanciare allarmi rilevando segnali decisi di flessione, ma è indubbio che il segmento vada tenuto sotto controllo e che siano ‘pensate’ in anticipo le strategie per poterlo difendere al meglio in un mercato come quello attuale, caratterizzato complessivamente da un futuro che si prospetta nebuloso e difficile da decifrare.
Tiziano Marelli