25/01/2013

A Galliano Di Marco, presidente dell'AP di Ravenna

Ravenna è un porto unico in Italia perché si sviluppa esclusivamente su suoli privati, di proprietà diretta delle società terminaliste, eccetto le banchine, che restano demaniali e vengono date in concessione dalla Autorità portuale. Il traffico commerciale è spiccatamente in entrata, soprattutto di commodities destinate alle industrie produttive disseminate nella Bassa Pianura Padana fino verso il Veneto e la Lombardia. Dai dati 2011, Ravenna è al 4° posto Eurostat per merci varie solide non unitizzate ed al 3°, dopo Riga e Rotterdam, per le rinfuse solide sulle rotte dello Short Sea Shipping; al 4° posto Istat per traffico internazionale al netto dei prodotti petroliferi, ed infine, dagli ultimi dati dell’Agenzia delle Dogane, 2° porto italiano per import dai paesi extraeuropei. Attualmente il porto rappresenta uno sbocco occupazionale per il territorio ravennate di circa 14.000 unità dirette e indirette. Da marzo scorso alla presidenza del porto Galliano Di Marco, 52 anni originario de L’Aquila, ma cittadino del mondo, con lunghe permanenze all’estero in aziende operanti in settori di realizzazione e gestione infrastrutturale. Con esperienze manageriali di primo piano in IRI, Autostrade, gruppo Benetton e Fondo F2i, Di Marco appare in tenace sintonia con i progetti di consolidamento commerciale del porto e con la mentalità della sua laboriosa gente, sempre pronta a ragionare sul futuro ma con i piedi ben radicati nel passato, rendendo la compresenza di operatori terminalisti in medesimi segmenti un fattore di opportunità per fare sistema e sviluppo, piuttosto che una condizione di mera competizione endoportuale.

Presidente Di Marco, porto e città come interagiscono tra loro?
Con Regione, Provincia e Comune c’è grande collaborazione piena e totale ed un ampio confronto paritario a zero pressioni. Considero il porto non del Presidente della Autorità portuale, che viene nominato, ma del Sindaco che viene eletto direttamente dalla popolazione ed il rapporto che si è instaurato è di massima fiducia. Siamo riusciti a rifare il Piano operativo per l’approfondimento del canale in tempi rapidissimi, organizzando la conferenza dei servizi in soli 20 giorni. Questa premessa ci porterà entro settembre alla firma del contratto di finanziamento da presentare al Cipe, su cui abbiamo già raccolto la piena disponibilità della BEI e della Cassa Depositi e Prestiti, per l’approfondimento del canale, i cui lavori partiranno nel 2014. Il raggiungimento del pescaggio necessario alle grandi navi rinfusiere, ci prepara anche a crescere nel settore container nei prossimi 5 anni, con la realizzazione del nuovo terminal sui terreni di Sapir. Il nostro core business sono le rinfuse, che generano molta IVA e che, grazie ai recenti provvedimenti del Governo (DL.83 del 22.06.2012 ndr), ci permetterà di avere le risorse per realizzare l’approfondimento del canale a 14 m. Tuttavia, non vogliamo trascurare anche gli altri segmenti portuali.

In Assologistica ci sono molte preoccupazioni sia dei terminalisti che dei logistici in c/terzi collegati ai porti per l’aumento delle tasse portuali previsto dalla legge a partire dal secondo semestre di quest’anno. Lei cosa pensa al riguardo?
Purtroppo l’entrata in vigore di questo provvedimento con il 45% di aumento delle tasse a carico dell’utenza rischia di uccidere la portualità italiana, spostando la competizione sul piano dei costi degli scali, su cui porti di paesi come la Croazia possono essere molto forti. Fino al 30 giugno 2013 sarà possibile derogare, ma se non intervengono nuove disposizioni, l’applicazione sarà obbligatoria. È necessario che il nuovo Governo faccia un Tavolo di confronto tra Ministeri e operatori, che, evitando precedenti molto pericolosi come quelli per la tassa di ancoraggio di Gioia Tauro, sfoci in un provvedimento, che secondo la mia idea, dovrebbe prevedere l’aumento adeguativo delle tasse portuali in 5-10 anni con un tetto massimo del 10% annuo, evitando così di creare ulteriori cali ai porti, già in sofferenza per la riduzione naturale dei traffici per la crisi economica di produzione e consumi. In questo senso sono in attesa di capire se Assoporti, da cui intanto mi sono autosospeso, si rimetterà a fare proposte organiche ed una politica che faccia pienamente gli interessi della portualità italiana. Al momento ancora perdurano condizioni simili a quelle che ci hanno determinato ad uscire dal NAPA, in cui la forte competizione interna ha messo in luce quanto non fosse strategica per noi.

Voi che siete un porto prevalentemente di importazione come gestite i tempi dei controlli doganali, nell’occhio delle polemiche per i ritardi che talvolta determinano alla logistica delle merci?

Su questo abbiamo raggiunto un traguardo importante, lavorando in totale solitudine, senza alcun aiuto o appoggio da parte di Assoporti. Con grande lavoro manageriale di lobbie ed un confronto diretto con il Direttore Generale della Agenzia delle Dogane, dott. Peleggi, Ravenna sarà il primo porto in Italia a sperimentare lo sportello unico doganale. L’Agenzia delle Dogane che coordinerà il “one stop shop" è pronta e il tutto partirà a breve.


Giovanna Visco
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