10/03/2014

Eurgenio Muzio di Assologistica

Premessa: Giorni fa le Ferrovie dello Stato Italiane diramano una comunicazione che riportiamo di seguito.


Il Consiglio di Amministrazione di Ferrovie  dello Stato Italiane, dopo approfondito esame, ha approvato oggi il Piano Industriale 2014 – 2017 del Gruppo FS. Il Piano prevede nel quadriennio una crescita dei ricavi fino a 9,5 mld euro (8,2 mld nel 2012). Tra i suoi obiettivi, un tasso medio di crescita dei ricavi del 3,5% all’anno, incremento trainato in particolare dai ricavi dei servizi di trasporto, sia ferro sia gomma, che superano i 7 mld nel 2017; l’EBITDA, in  continuo miglioramento, è previsto raggiungere i 2,5 mld (1,9 nel 2012), cifra che farà crescere l’EBITDA margin di oltre 3 punti percentuali  rispetto a quello degli ultimi anni. Si ricorda che già oggi l’EBITDA margin di FS Italiane è benchmark di riferimento tra le maggiori aziende ferroviarie d’Europa. Gli investimenti hanno un valore complessivo di circa 24 mld (di cui circa 8,5 in autofinanziamento) e saranno destinati  quasi esclusivamente a) lato rete, allo sviluppo delle infrastrutture sui  corridoi ferroviari definiti dall’Unione Europea - per quanto di interesse del  nostro Paese - e di quelle nelle aree metropolitane, e b) lato trasporto, all’acquisto di nuovi treni e allo sviluppo di tecnologie a supporto dei  business di trasporto. Gli investimenti programmati incideranno in modo contenuto sull’indebitamento complessivo che crescerà, nel quadriennio, di 0,6  mld. Il Piano è fortemente orientato 1) al Trasporto Pubblico Locale, 2) ad  una più efficace integrazione ferro/gomma e 3) alla messa a punto di nuovi  modelli di offerta, più aderenti alle caratteristiche della domanda, da  proporre ai committenti pubblici Regioni. Il Piano si caratterizza anche per una profonda rivisitazione dei modelli di business, con una ancor più chiara specializzazione in servizi a mercato e servizi universali e della  governance nel settore merci dove saranno costituite business units,  corrispondenti ai corridoi europei. Previsto anche il forte sviluppo sui mercati esteri delle attività di trasporto, in particolare da parte delle società controllate (Netinera e TXLogistik) e di quelle di ingegneria e  certificazione (Italferr e Italcertifer).
Strategie e obiettivi sono stati inquadrati in uno scenario macro-economico che lascia intravedere i primi deboli segnali di ripresa e offre, insieme a perduranti insidie, anche oggettive opportunità sia per l’intero Paese, quali l’EXPO 2015, sia per il Gruppo, quali l’entrata in servizio dei nuovi Frecciarossa 1000. Dopo il risanamento industriale del biennio 2007-2008 che ha ricondotto i bilanci del Gruppo in utile, recuperando un passivo di oltre 2 mld di euro, il Piano  2014-2017 si prefigge quindi di consolidare le positive performance degli ultimi cinque anni, conseguite nonostante la congiuntura sfavorevole, di  esaltare le potenzialità delle sue Società operative, anche attraverso una più  marcata specializzazione dei vari business, e di creare le  migl
iori condizioni per un’eventuale quotazione del Gruppo FS da parte dell’azionista.

 

Domanda: Ma nelle pieghe del linguaggio giornalistico del comunicato di FSI che cosa c’è di davvero tangibile per il settore merci delle nostre ferrovie? Gli enunciati sono parecchi, ma generici. E non ci convincono. Decidiamo di chiedere lumi a un membro del consiglio direttivo di Assologistica, l’ingegner Eugenio Muzio, che per anni si è occupato di trasporto ferroviario delle merci, avendo ricoperto importanti incarichi manageriali in Cemat, operatore specializzato nel traffico combinato strada-rotaia legato alle nostre Ferrovie.

 

Ing. Muzio, che cosa pensa del Piano 2014-2017 di FSI?

Circa il piano degli investimenti per esprimere un giudizio occorrerebbe sapere più dettagliatamente quanto è destinato all' infrastruttura e dove e in che tempi. L'affermazione circa i corridoi definiti dall'Europa poi vuol dire tutto e niente. Tra l'altro non c'è il minimo accenno a una mutata politica verso il settore merci che nel corso degli ultimi anni, ahimé, è diventato quello con le performances di traffico più negative in Europa. C'è sì un accenno alla volontà di proiettare FS Logistica in ambito europeo, peccato che attualmente FS Logistica sia pressoché inesistente nel businnes di settore e si occupi prevalentemente di alienare infrastrutture. Questo a totale differenza delle altre grandi ferrovie europee che si sono dotate di strumenti e strutture nella logistica, tutti di primordine. Cito ad esempio la tedesca DB con DB Shenker e la francese SNCF con Geodis e i risultati si vedono! A chi ha commissionato l'Expo 2015 la gestione della logistica connessa con l'avvenimento? A DB Shenker. Ci sarà pure una motivazione di fondo!

Che dire degli aspetti inerenti le infrastrutture?
Per quanto attiene le infrastrutture nulla si capisce sulle priorità. Cito in proposito l'imprescindibile necessità di adeguare a standard europei i collegamenti fra il porto di Genova - Domodossola per il Sempione/Loetschberg via Novara e Milano-Chiasso per il Gottardo via Luino e Chiasso. Ricordo che al 2019 gli svizzeri avranno ultimato la linea nuova del Gottardo con la messa a standard europeo, grazie anche ai nuovi tunnel del Gottardo e del Ceneri, dell'intero percorso da Basilea a Luino/Chiasso. Inoltre con il recente accordo la Svizzera finanzierà a fondo perduto i lavori di adeguamento fra Luino e Gallarate/Novara. Questo significa che se l'Italia dorme, sarà il più bel regalo per Rotterdam e Anversa per proiettarsi nella pianura padana. Se invece saranno definiti urgentemente i lavori di adeguamento per Genova, vi sarà la fondata possibilità che il porto possa proporsi per traffici a Nord delle Alpi, attività questa oggi del tutto inesistente.

E si parla anche di impegni per una più efficace integrazione ferro/gomma...

Mi sembra una dichiarazione eccessivamente vaga. E' ferro/gomma per il traffico passeggeri visto che il Gruppo FS ha acquisito società nel settore autobus? E' ferro/gomma per il traffico merci? La storia recente insegna che la Cemat di proprietà FSI negli ultimi sei anni ha fatto il gambero, indipendentemente dalla crisi in essere ed attualmente il traffico internazionale che interessa l'Italia è prepotentemente in mano a Hupac, Kombi, IFB… che notoriamente non sono aziende italiane e tanto meno in stretta connessione con Trenitalia. Per il settore merci si dice poi genericamente che saranno costituite business unit corispondenti ai corridoi europei. Mi sembra una strategia piuttosto miope. A mio giudizio occorrerebbe ricostruire un soggetto forte a livello europeo, come è stata nel passato la Cemat, e al suo interno organizzare per aree di business. In questo modo si otterrebbe una posizione italiana forte, coesa e uniforme nelle strategie al pari di quanto già in essere, come prima evidenziato, in altri importanti Paesi.


di Ornella Giola



 

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