03/01/2022

Brexit un anno dopo: l’impatto dei nuovi controlli doganali 2022

Il giorno di capodanno è scoccato un anno esatto dall’uscita dall’Unione Europea da parte della Gran Bretagna. Non solo un divorzio politico, ma innanzitutto una separazione da tutte le agevolazioni che il mercato unico e l’unione doganale avevano assicurato al business tra le due sponde della manica.

Concluso con il 2021 il periodo transitorio, in cui si erano previste regole semplificate all’import in Gran Bretagna, con controlli alle frontiere pressoché ridotti o azzerati per creare un periodo di adattamento alle imprese britanniche, ora tutti gli importatori devono attrezzarsi per gestire gli adempimenti doganali al momento dell’ingresso in Gran Bretagna. Il Regno Unito ha infatti deciso di introdurre ulteriori formalità doganali per le merci importate dall’UE a partire dal 2022, con significativo impatto sul nostro business export.


Brexit operativa al 100% dal 1° Gennaio 2022

La Brexit è stata l’evento che ha senza dubbio impattato in maniera sensibile l’ultimo anno per tutte quelle imprese che movimentano merci tra la UE e Regno Unito, ma il viaggio è tutt'altro che finito.

Sino ad ora, come dicevamo, gli effetti al di là della Manica sono stati mitigati da una serie di semplificazioni in import in UK come la possibilità di presentare dichiarazioni doganali differite (“delayed/deferred customs declarations") entro il termine previsto di 175 giorni, il rinvio della presentazione delle dichiarazioni in materia di sicurezza e protezione, nonché un calendario di adempimenti e controlli a tappe crescenti, da ultimo sui prodotti di origine animale e con controlli sanitari e fitosanitari dall’estate. Questo periodo transitorio è giunto a termine dal 2022.

La maggior parte degli operatori deve infatti presentare, dal 1° gennaio 2022, le dichiarazioni doganali e pagare le tariffe daziarie dovute e le fiscalità pertinenti (VAT) direttamente al punto di importazione. Diviene necessario per gli importatori nominare un intermediario, come un broker doganale, che si occupi delle dichiarazioni per proprio conto oppure presentarle direttamente sui sistemi della dogana inglese (HMRC).

 

Esportatori europei alle prese con la burocrazia Brexit

Secondo un sondaggio pubblicato dall’Institute of Directors (IoD) britannico a fine 2021, ben un terzo degli importatori del Regno Unito non era pronto per i controlli doganali completi post-Brexit, suscitando timori sulla congestione dei porti e su un incombente deterioramento delle catene di approvvigionamento anche per gli esportatori UE. Le principali novità, e relativi impatti, sono facilmente riassumibili.

 

Controlli alle frontiere

I porti e le altre località di confine saranno tenuti a controllare le merci in movimento in Gran Bretagna e nell'UE. Ciò significa che, a meno che le merci non abbiano una dichiarazione valida e non abbiano ricevuto lo sdoganamento, non potranno essere immesse in circolazione e nella maggior parte dei casi non potranno lasciare il porto. Questo potrà creare ritardi nelle operazioni nonché potenziali colli di bottiglia nelle filiere logistiche tra EU e GB.

La documentazione come fatture e packing list ad esempio dovranno contenere riferimenti addizionali. Se il destinatario sceglie di avvalersi del c.d. Pre-lodge (Pre-sdoganamento anticipato) potrà richiedere con maggior anticipo i documenti commerciali per “flussare" l’operazione doganale nel Regno Unito.

 

Un nuovo vocabolario

Termini come GVMS, GMR, ERN divengono acronimi con cui prendere opportuna confidenza per tutti coloro che dalla UE sono coinvolti nell’interscambio commerciale con le imprese britanniche.

La piattaforma informatica GVMS (Goods Vehicle Movement Service) è stata progettata per consentire un movimento rapido ed efficiente delle merci attraverso i porti applicando un controllo automatizzato. Il sistema GVMS, a onor del vero, era già in uso per il transito ma ora è stato esteso per gestire tutte le importazioni ed esportazioni a partire dal 1 gennaio 2022, per i porti abilitati.

Nelle località di confine UK che gestiscono un modello di pre-lodge e che utilizzano il GVMS per controllare le merci, i riferimenti delle dichiarazioni di importazione ed esportazione pre-presentati dovranno in sostanza essere collegati insieme all'interno di un singolo record di movimento merci detto Goods Movement Reference (GMR). Le dichiarazioni pre-presentate (pre-Lodgment) e depositate in anticipo sul sistema doganale UK CHIEF, generano un numero di riferimento di entrata “Entry Reference Number “(ERN) per l'importazione nel Regno Unito.

 

Regole di origine per importazioni ed esportazioni

L'accordo del Regno Unito con l'UE, denominato Trade & Cooperation Agreement (TCA ), comporta che le merci importate o esportate possano beneficiare di un'aliquota ridotta del dazio doganale (preferenza tariffaria). Per utilizzarlo, è necessaria tuttavia la prova che la merce sia di Origine Preferenziale: tipicamente la Long Term Supplier’s Declaration rappresenta una prova cardine per gli esportatori europei.

Per tutto il 2021, è stato consentito di esportare merci in UK utilizzando la preferenza tariffaria e di ottenere successivamente le dichiarazioni dei fornitori, per concedere maggior flessibilità. Questa semplificazione è ora decaduta e dal 1° gennaio 2022 diviene conditio sine qua non avere le dichiarazioni del fornitore (ove previste) al momento dell'esportazione delle merci.

 

Classificazione doganale e contabilità IVA posticipata

I codici di Nomenclatura (Voci Tariffarie) delle merci vengono utilizzati in tutto il mondo per classificare le merci importate ed esportate. Dopo la Brexit il Regno unito ha adottato la propria classificazione denominata UK Global Tariff.

Sino ad ora, tuttavia, i codici doganali adottati erano pressoché allineati tra UE e UK, stante la sostanziale trascrizione, in fase di recesso dalla UE, da parte del Regno Unito della corrente classificazione Europea.  Dopo la fine del periodo transitorio, e contestualmente alla revisione del Sistema Armonizzato 2022 (WCO Harmonizes System), i codici del Regno Unito tuttavia sono stati aggiornati il 1° gennaio 2022 adottando una propria nomenclatura autonoma.

In materia IVA, viceversa, se si è un importatore con partita IVA UK, si possono continuare a utilizzare la Postponed VAT Accounting (PVA) su tutte le dichiarazioni doganali che richiedono di contabilizzare l' IVA all'importazione.

 

Un calendario che si conclude a luglio 2022

Di fatto l’ultimo step investirà i prodotti alimentari di origine animale dell'UE (POAO - Products of Animal Origin) che dovranno affrontare ulteriori ispezioni fisiche e per i quali, dall'estate, sarà richiesto un certificato sanitario di esportazione (EHC), pianificato a partire dal 1° luglio 2022.

 

Supply chain e barriere doganali: quali strategie?

Preso atto che numerose sono le novità che le imprese si trovano ad affrontare ad inizio 2022 tra controlli e ispezioni doganali alle frontiere (Full Border Controls), riveduti metodi di importazione con l’utilizzo del GVMS e del GMR, possibilità di Pre-sdoganamento e utilizzo del Transito, contabilità IVA posticipata, e altri oneri che immancabilmente richiederanno di riadattare le proprie Supply Chains, attrezzarsi per gestire questo aggiornato modello di export diviene strategico per posizionarsi sul mercato del Regno Unito.

Per questo le procedure per tracciare l’Origine Preferenziale, verificare le voci doganali della UK Global Tariff e considerare l’impatto delle rese Incoterms EXW e DDP, al fine di rendere più resilienti le proprie catene di fornitura passa per una piena comprensione delle formalità doganali e un costante aggiornamento della Global Trade strategy aziendale.

 

Marco Sella 

Customs & Global Trade Manager


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