03/02/2016

Consumi alimentari in (debole) ripresa (+0,4%)

Dopo due anni di contrazione della spesa destinata all’alimentazione delle famiglie italiane, il 2015 si chiuderà finalmente col positivo. Le rilevazioni del report Ismea Nielsen fino a novembre attestano, infatti, una mini ripresa dei consumi alimentari domestici dello 0,4%, che potrebbe a consuntivo d’anno attestarsi lievemente più in alto, grazie allo sprint delle vendite di Natale che, nel 2015, parrebbero essere state più vivaci di quelle del 2014. 


Crescono bene i prodotti a peso fisso (+2,2%), in flessione (-2,8%) quelli a peso variabile con però qualche eccezione
In particolare si mettono in luce tendenze differenti e contrapposte tra i prodotti confezionati a peso fisso (provvisti di codice EAN) e quelli a peso variabile. Per i primi, la dinamica è in netta crescita sul 2014 (+2,2%), grazie soprattutto al contribuito di bevande e olii (acqua: +9%; birra: + 6%; oli di oliva: +19%), mentre la spesa complessiva dei prodotti a peso variabile, specie freschi, ha segnato una flessione del 2,8%, maturata soprattutto nei reparti carne (-5,8%) e lattiero caseari (-3,4%), a fronte di aumenti anche sostenuti per prodotti ittici (+4,8%), ortaggi (+2,5%) e frutta freschi (+4,7%). 


I comportamenti (modificati) di acquisto influiscono sui trend dei vari settori alimentari
Tra i driver che guidano i comportamenti d’acquisto delle famiglie, sottolinea l’Ismea, ha assunto un ruolo chiave la consapevolezza del rapporto tra alimentazione e salute che, amplificato dalle recenti news dei media, si è riflesso nell’aumento degli acquisti di frutta, verdura e pesce e una contestuale riduzione della spesa di carni fresche (specie suine) e salumi. Entrando nello specifico nel reparto delle carni, mentre si affievolisce la contrazione delle carni avicole e bovine, peggiora il bilancio delle suine (-9% la flessione della spesa), che scontano oltre all’impatto mediatico dell’allarme OMS, anche una situazione di eccesso produttivo a livello comunitario che ha portato a una contrazione dei prezzi. Tra i salumi, tengono solo i prosciutti (sia crudi che cotti), a fronte di cedimenti importanti degli insaccati (specie salami -4,5% e wurstel -7,3%) che portano in negativo il bilancio totale del comparto, sceso dello 0,6%. 

L’intero report si può scaricare qui
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