19/07/2016

Fast corridor ferroviari doganali, tempo di bilanci

Prima di entrare nel cuore della questione che tratteremo, occorre fare un passo indietro per capire la situazione che ha portato alla creazione appunto dei fast corridor doganali. Se analizziamo il traffico di merci con l’Estremo Oriente si rileva come sia assorbito per il 68,4% dai porti del nord Europa, a fronte del 36,6% dell’area mediterranea. I porti del Mediterraneo occidentale, nel tentativo di colmare il divario, stanno creando sistemi di collegamento intermodale che permettono di raggiungere nel modo più efficiente e veloce possibile i mercati europei: esempio, i porti di Barcellona e Marsiglia. In questo contesto gli scali marittimi nazionali nel tempo hanno perso competitività sia nei confronti del nord Europa sia nei confronti di altri scali mediterranei, a causa dei deficit di strutture intermodali, per superare i quali gli studi indicano la necessità di un vasto programma di investimenti, orientati allo sviluppo logistico e industriale dei porti, delle aree retroportuali e delle infrastrutture ferroviarie al servizio del trasporto merci, nel quadro della realizzazione dei corridoi europei (Rete Ten-T). 


La Ue in appoggio dei corridoi merci
La commissione europea ha incoraggiato gli Stati membri a selezionare volontariamente dei corridoi merci adottando il regolamento UE 913/2010, relativo alla rete ferroviaria europea per il trasporto merci, recepito dall’Italia nel “Piano nazionale della logistica 2011-2020". Ha, inoltre, pubblicato nel 2011 il “libro bianco dei trasporti", un ruolino di marcia che porta a trasformare entro il 2050 il sistema europeo dei trasporti con l’obiettivo di migliorare competitività, mobilità e impatto ambientale, mediante la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Il regolamento UE 1315/2013 per lo sviluppo della Rete Ten-T unitamente a un indirizzo nazionale sui “sistemi intelligenti di trasporto" (decreto MIT, n. 44 del 12/2/2014) hanno auspicato e permesso il ricorso a servizi innovativi o nuove combinazioni di servizi esistenti per lo sviluppo di piattaforme integrate ed interoperabili a sostegno di una catena logistica multimodale e intermodale “senza soluzioni di continuità" con processi basati sul tracciamento elettronico delle merci. I corridoi doganali controllati con tracciamento elettronico delle merci sono basati appunto su infrastrutture immateriali: le informazioni sono acquisite una sola volta e messe a disposizione di tutti gli enti che hanno titolo a utilizzarle, nell’obiettivo di unificare i controlli di competenza delle diverse amministrazioni, quindi semplificando processi import e decongestionando le banchine portuali.


Fast corridor opportunità "vera" di accesso al centro-sud Europa
I corridoi doganali devono migliorare l’intera catena logistica, in cui concorrono diversi soggetti per quanto riguarda la modalità di trasferimento sia stradale sia ferroviaria. L’importante lavoro che l'Agenzia delle dogane sta portando avanti per semplificare le procedure verso una gestione “full digital", automatizzata di procedure, documentazioni e autorizzazioni, e una maggiore celerità verso il trasferimento della merce lungo la catena logistica è indispensabile per superare criticità e limiti del nostro sistema logistico, che pesano sulle nostre possibilità di ripresa e che frenano lo sviluppo del Paese. Last but not least rischiano di distogliere investimenti stranieri di chi ancora, nonostante tutto, crede ancora nell'Italia. I corridoi doganali sono un'esigenza sentita dai clienti, coerenti con l’attenzione dell’Europa alle ferrovie, coerenti con l’attenzione sempre più concentrata su ambiente, uso delle risorse e riduzione delle emissioni: le maggiori shipping lines stanno rappresentando interesse da parte di consumer goods company che già fruiscono dei porti italiani ma anche di aziende che oggi non usano i porti italiani, o li usano in minima parte, e che vedono nei fast corridor un'opportunità di accesso al centro/sud Europa in maniera concorrenziale ed efficiente. Sono le merci che guidano rotte, corridoi, scelte logistiche  e sono le stesse merci che chiedono scelte rapide e coraggiose per far sfruttare all’Italia questa naturale propensione di grande banchina marittima e logistica che la geografia le ha assegnato e che troppo spesso complessità infrastrutturali, inefficienze e procedure manuali rendono angusto sfruttare. 


Quel che resta ancora da fare
Questa nuova modalità operativa deve costituire uno stimolo a cambiare il punto di vista sulla logistica in Italia. Gli operatori per proseguire sull’onda positiva di questa iniziale spinta propositiva ritengono che i corridoi doganali per poter essere compresi e sfruttati appieno dovrebbero essere inseriti fra i regimi doganali o quantomeno essere considerati come tali. Occorre sdoganare il pre-clearing ferroviario come è stato fatto per il marittimo, offrire agli operatori la possibilità di trasmettere le dichiarazioni di importazione, quando le merci sono ancora in viaggio, alla dogana, anticipare l’analisi dei rischi liberando immediatamente le merci per le quali non è necessario alcun controllo. Un’innovazione completa “immateriale" che rende il tempo di sdoganamento “negativo".  I fast corridor consentono l’immediato inoltro delle merci al luogo ritenuto più conveniente dal proprietario delle stesse per procedere allo sdoganamento. Le aziende importatrici beneficiano così sia di una drastica riduzione dei tempi di sdoganamento sia di una completa tracciabilità delle merci in arrivo, che consente loro di ottimizzare il ciclo aziendale integrando gli adempimenti doganali con le proprie procedure logistiche. La tracciabilità delle merci lungo tutto il percorso produce inoltre sostanziali riduzioni dei costi di gestione collegati al controllo della regolarità dell’operazione in capo all’amministrazione doganale e agli altri organi di controllo.


Di Stefano Morelli 
Presidente commissione Dogane di Assologistica
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