02/07/2025

Il caldo paralizza l’economia: in Italia previsto un calo dell’1,2% del PIL nel 2025

Le ondate di calore che stanno investendo l’emisfero settentrionale non stanno solo mettendo a dura prova la salute pubblica e l’ambiente, ma stanno anche causando un impatto economico sempre più rilevante. Secondo un nuovo studio condotto da Allianz Trade, leader mondiale nell’assicurazione crediti, le temperature elevate riducono sensibilmente la produttività del lavoro e compromettono la crescita economica.

Lo studio rivela che nel 2025 l’Italia potrebbe subire una perdita dell’1,2% del PIL a causa degli effetti del caldo estremo, il doppio rispetto alla media europea (-0,5%) e globale (-0,6%). Peggio che in Francia (-0,3%) e in Germania (-0,1%). Il motivo? La forte esposizione del nostro Paese agli eventi climatici estremi e una significativa presenza di settori economici – come l’agricoltura e il turismo – particolarmente vulnerabili alle alte temperature.

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, mentre maggio 2025 risulta il secondo maggio più caldo a livello globale, secondo il Copernicus Climate Change Service/ECMWF. E le proiezioni per i mesi estivi indicano un ulteriore aggravarsi della situazione, con ondate di calore persistenti su ampie aree del pianeta.

Gli effetti sulla produttività sono evidenti. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che lo stress da calore abbia già causato la perdita del 2,2% delle ore lavorative potenziali a livello globale – pari a circa 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Nel 2021, il Lancet Countdown ha registrato la perdita di 470 miliardi di ore lavorative, con un incremento del 37% rispetto alla media degli anni ’90.

La diminuzione della produttività è particolarmente marcata nei lavori fisici: la capacità di svolgere attività manuali può ridursi del 40% a 32°C e addirittura di due terzi a 38°C. Le aree più colpite sono i Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni abitative e lavorative espongono maggiormente la popolazione ai rischi climatici.

“Le ondate di calore paralizzano l’economia”, afferma Jasmin Gröschl, senior economist di Allianz Trade. “Un giorno con temperature superiori a 32°C equivale, in termini di produttività persa, a mezza giornata di sciopero. È un impatto che, se isolato, può essere gestito, ma l’aumento della frequenza e dell’intensità di questi eventi lo rende un problema strutturale. Ondate di calore, siccità e incendi stanno diventando la ‘nuova normalità’ a cui il sistema economico deve adattarsi”.

Ci sono però anche segnali di resilienza. Gli esperti sottolineano che gli impatti del caldo, pur significativi, tendono a essere temporanei nei settori manifatturiero e dei servizi, che spesso riescono a recuperare parte della produzione perduta. Più critiche invece le perdite nei comparti agricolo e infrastrutturale, dove i danni possono essere più duraturi.

“Una buona notizia è che le ondate di calore, a differenza di altri disastri naturali, sono prevedibili”, conclude Gröschl. “Questo significa che possiamo prepararci, sia con misure fisiche – come la protezione dei lavoratori – sia con strumenti economici e assicurativi, per ridurre l’esposizione ai rischi e adattare le nostre economie a un clima sempre più estremo”.

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