12/04/2013

Il biologico non conosce crisi, anche in Italia

Nonostante la crisi, il mercato del biologico risulta essere ancora in forte espansione a livello internazionale sia sul fronte della domanda che dell’offerta, con superfici agricole che, soprattutto in certe aree del pianeta, vanno ampliandosi a ritmi notevoli. Nel 2011 queste ultime sono state infatti di 37,2 milioni di ettari, con una crescita del 3% rispetto al 2010, mentre gli operatori bio (1,8 milioni in tutto), sono saliti del 14,3%. Le aree con maggiori superfici sono Oceania con 12,2 milioni di ettari (33% del totale) ed Europa con 10,6 milioni (29%). Se in Oceania le aree sono però rimaste sostanzialmente stabili, in Europa si è registrato un +6,3% sul 2010. Solo in America Latina si è avuta una flessione (-9,1%, per via del calo dei pascoli argentini), mentre in Asia le superfici sono cresciute di quasi un milione di ettari, con un incremento del 34,4%, dopo il calo del 2010. Si stima che lo 0,9% delle superfici agricole mondiali sia destinato ad agricoltura biologica, percentuale che sale al 2,9% in Australia e al 2,2% in Europa (5,4% nella sola Ue). Tali aree sono costituite per circa 2/3 da prati e pascoli, mentre un 17% è coltivato a seminativi (+7% sul 2010), con cereali e i foraggi a rappresentare la quota più significativa; le colture permanenti (specie caffè e olivo) pesano per un ulteriore 7%. Circa un terzo delle superfici mondiali destinate ad agricoltura biologica (12 milioni di ettari) e più dell’80% dei produttori si trovano dunque in Paesi in via di sviluppo e in mercati emergenti (specie di Asia e America Latina). Di pari passo a questi dati positivi sta crescendo anche il mercato mondiale (+6,3% nel 2011), valutato in circa 48 miliardi di euro, con una crescita dal 2002 a oggi di ben il 170%. Il business si concentra in gran parte in Nord America ed Europa, mentre le superfici più ampie non sempre corrispondono – come anticipato - alle aree dove si sviluppano i più alti fatturati: nel Nord America, ad esempio, si concentra la metà del valore del mercato complessivo a fronte di appena il 7,5% in termini di superfici adibite ad agricoltura biologica. In continenti come Asia, Oceania o America Latina la percentuale delle superfici è di gran lunga più alta rispetto a quella del mercato. Tutto ciò determina un forte orientamento all’export di molti continenti verso le aree a maggiore domanda. Inoltre, vi sono continenti come l’Oceania in cui il bio è rappresentato in prevalenza da estensioni a prati e pascoli, che quindi hanno uno scarso collegamento con il mercato. Nel 2011 il trend è positivo anche per il Vecchio Continente, con un aumento sia delle aree coltivate a bio (+6%) che di mercato (+9%), con la Germania a fare la parte del leone (mercato maturo, molto organizzato e fortemente orientato al prezzo), con un fatturato nazionale che tocca i 6,6 miliardi di euro, seguita da Francia (3,8 miliardi), Gran Bretagna (1,9 miliardi) e Italia (1,7 miliardi di valore del mercato interno; 3,1 se si considera anche l’export). Nel nostro Paese dunque il segmento tiene: secondo i dati del panel delle famiglie Ismea/GFK-Eurisko, ad esempio, i consumi domestici di prodotti biologici confezionati nella Gdo sono cresciuti nel 2012 del 7,3% in valore (con l’unica eccezione negativa del Sud Italia, sceso del 7%), dopo una crescita del 9% nel 2011. Si registrano in particolare aumenti a due cifre di biscotti, dolciumi, snack (+22,9% in valore) e bevande analcoliche (+16,5%), mentre in misura minore hanno inciso gli aumenti di pasta, riso e sostituti del pane (+8,9%) e degli ortofrutticoli freschi e trasformati (+7,8%); solo le uova mettono a segno un lieve calo (-1,9%). Quanto alla ripartizione degli acquisti per canale distributivo, nel 2012 le elaborazioni Ismea segnalano un forte incremento della spesa bio nei discount (+25,5%); iper e supermercati registrano invece un più risicato +5,5%.
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