17/06/2013

A Vittorio Gagliardi, presidente di IIAS

I surgelati piacciono ai nostri connazionali e le loro vendite sostanzialmente tengono, anche in un momento tanto difficile per i consumi. Dei trend del settore abbiamo parlato col presidente dell'Istituto Italiano Alimenti Surgelati, Vittorio Gagliardi.

Anche per le vendite degli alimenti surgelati la crisi inizia a farsi sentire. In che misura?

La forte frenata intervenuta in tutti i settori dell’economia nazionale negli ultimi cinque/sei anni non ha risparmiato la spesa alimentare; essa ha per forza di cose determinato cambiamenti visibili nei comportamenti consolidati dei consumatori italiani, tanto in riferimento alla composizione dei panieri di spesa delle diverse tipologie di famiglie consumatrici quanto alle modalità ed ai luoghi di acquisto. Un dato salta subito agli occhi: nell’ultimo quinquennio si è registrato un taglio del 9,6% al carrello della spesa da parte delle famiglie italiane, e ciò ha prodotto un saldo negativo di oltre 12,4 miliardi di euro. In un confronto europeo nel periodo 2007-2011, si rileva inoltre che l’Italia si caratterizza per una decisa contrazione (6,3%) dei consumi domestici e per un lieve aumento (0,5%) di quelli extra-domestici. Se poi vogliamo spingerci in un’analisi di più lungo periodo, possiamo notare come i consumi alimentari delle famiglie italiane siano sostanzialmente tornati indietro di 20 anni: nel 1992 la spesa per il comparto alimentare ammontava a 117,6 mld; nel 2012 si è fermata invece a 117 mld (- 0,6%). A far tornare indietro la spesa alimentare sono stati proprio i venti di crisi. Inoltrandoci ancora un po’ in queste analisi statistiche vediamo come il 2012 abbia fatto segnare la più ampia contrazione dei consumi delle famiglie italiane dal dopoguerra (-4%); da tutto ciò si deduce che stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo: la lunga crisi ha inciso in maniera sostanziale anche sugli acquisti di prodotti alimentari, che tradizionalmente avevano sempre evidenziato una domanda relativamente stabile. I consumatori stanno orientando i loro acquisti verso prodotti a minor costo unitario, modificando tipologie e brand dei prodotti, e in parte ridefinendo le preferenze per i formati distributivi, ad esempio frequentando in misura maggiore i discount. Nel 2012 il settore dei surgelati ha contrastato con sostanziale successo le insidie della contrazione economica; questo dinamico segmento dell’alimentare ha, infatti, archiviato l’anno con un lievissimo decremento globale ( - 0,1%). Ciò è principalmente dovuto al fatto che i surgelati non rappresentano più una scelta emergenziale, ma si caratterizzano a tutti gli effetti quali interpreti quotidiani della giornata alimentare: offrono il grande vantaggio del servizio, essendo pronti da cucinare, sia finiti che semilavorati, e rispondono ai due requisiti della qualità e della sicurezza alimentare. E’ grazie a questo che il comparto è riuscito ad arginare la prepotente flessione che caratterizza il settore alimentare; a riprova di ciò basta registrare un dato: nel corso del 2012 - 98 famiglie italiane su 100 hanno messo nel carrello almeno un prodotto surgelato, effettuando un acquisto ogni due settimane per una media annua di 14,6 kg procapite.

Qual è l’entità del settore in Italia?
Il fatturato dell’intero comparto surgelati (retail + catering) è stimabile in circa 4/4.3 miliardi di euro. Si tenga presente che l’area retail rappresenta circa il 35% e le aziende che producono surgelati sono circa 150-170 anche se le prime 10 rappresentano circa il 75% del mercato, comprensivo delle PL, che valgono circa il 32% sul totale.

Surgelati e logistica, che rapporto c'è tra questi due mondi?

Surgelati e logistica sono ovviamente legati da un rapporto solido ed è necessaria una totale integrazione. I surgelati, si sa, sono strettamente correlati alla ben nota catena del freddo e i sistemi distributivi devono essere in grado di gestire al meglio questi prodotti, evitando shock temici (ricordo che per legge i surgelati devono essere gestiti ad una temperatura inferiore ai - 18°C, con brevissime escursioni di + 3 °C). Per realizzare ciò è necessario un continuo dialogo tra chi produce e chi distribuisce, al fine di raggiungere una gestione perfetta nei tempi e nei modi e far arrivare il prodotto surgelato al consumatore finale la qualità che, con tanta cura, chi produce ha previsto per essi. Una logistica non rigorosa comporterebbe danni organolettici rilevanti, compromettendo la qualità del prodotto stesso, e di ciò il consumatore finale avrebbe chiaro sentore. Ma visto l’andamento dei consumi, da più di 25 anni in crescita, devo dire che in Italia il rapporto tra surgelati e logistica è più che buono, anche se è sempre necessario mantenere un assiduo confronto per confermare/rafforzare tale trend. Le aziende del settore affidano ormai la logistica a terzi per motivi facilmente comprensibili; è chiaro che la selezione dei terzi deve essere perfetta, e ciò - come detto - soprattutto per quanto riguarda il rispetto della catena del freddo.

a cura di Ornella Giola

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