08/07/2025

Al 2° Adria Shipping Summit il futuro dell’Adriatico al centro del dibattito internazionale

Si è chiusa con grande partecipazione e un ricco dibattito la seconda edizione dell’Adria Shipping Summit, tenutasi presso l’Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino dell’Università Ca’ Foscari. L’evento, intitolato “Il futuro dell’Adriatico negli scenari globali”, ha rappresentato un’occasione di confronto di primo piano tra istituzioni, operatori portuali, analisti geopolitici e rappresentanti dell’industria, riuniti per analizzare le nuove traiettorie dello sviluppo portuale e logistico del Mare Adriatico.

Il summit si è svolto in un contesto di forte rilancio per la portualità adriatica, grazie a un ampio piano infrastrutturale e ambientale che coinvolge i porti di Venezia, Ravenna e Trieste, con investimenti pubblici e privati per diversi miliardi di euro. Solo nella Laguna di Venezia sono stati già allocati oltre un miliardo di euro, destinati a potenziare le infrastrutture e rafforzare la competitività del sistema portuale.

L’Adriatico snodo strategico per l’Italia del Nord

Dai porti dell’Alto Adriatico transita attualmente circa un quarto delle merci coinvolte nel commercio internazionale dell’Italia, in particolare le materie prime necessarie all’industria del Nord Italia. Qualsiasi crisi o rallentamento che interessi questi snodi logistici ha ripercussioni dirette sull’intero sistema economico nazionale.

Durante il panel inaugurale dedicato alla geopolitica, è emerso chiaramente che la “porta dell’Adriatico” non si limita al Canale d’Otranto o al Canale di Suez, ma si estende fino a Bab-el-Mandeb, uno snodo critico al di fuori del controllo europeo. Le recenti crisi internazionali, come il conflitto russo-ucraino, hanno dimostrato quanto siano vulnerabili le filiere italiane, basti pensare ai riflessi sul traffico portuale di Ravenna e sull’industria ceramica emiliano-romagnola, rimasta priva di forniture essenziali come argilla e feldspati. Tuttavia, proprio queste crisi hanno messo in evidenza la resilienza della portualità italiana, capace di assorbire gli shock esogeni grazie a una rete logistica robusta e ben interconnessa.

Dinamiche industriali e nuove opportunità energetiche

Anche le scelte industriali interne influenzano significativamente il ruolo dei porti. È il caso di Venezia, la cui vocazione storica come porto energetico ha subito un rallentamento in seguito all’abbandono della produzione di polipropilene da parte del principale operatore chimico italiano. La riconversione della raffineria ha inciso sensibilmente sui volumi di greggio movimentati.

Ma non mancano le opportunità: la triplicazione dell’import di LNG (gas naturale liquefatto) in Italia ha aperto nuove prospettive per la riesportazione. Il Porto di Trieste, già responsabile del fabbisogno di greggio dell’Austria e di un terzo di quello tedesco, rappresenta un asset strategico, mentre Venezia si candida a diventare un hub per l’idrogeno, energia chiave per la transizione ecologica.

Geopolitica e nuove logiche globali

In un mondo sempre più frammentato, l’Italia e l’Europa si confrontano con una trasformazione profonda del sistema internazionale. Non si tratta più solo di competizione tra potenze, ma di una visione del mondo come gioco a somma zero, dove il rafforzamento interno diventa l’obiettivo primario.

La Cina rappresenta l’esempio più evidente: non una potenza revisionista all’interno di regole condivise, ma un attore che punta a riscrivere le regole stesse in base alla propria convenienza, come dimostra il recente trattato sui titoli di trasporto negoziabili discusso all’ONU. Analoghe strategie sono adottate da Paesi come la Turchia, e altre nazioni del Mediterraneo, come l’Algeria, potrebbero presto seguirne l’esempio, alterando gli equilibri di accesso al Mare Nostrum.

In settori strategici come automotive ed energie rinnovabili, l’efficienza economica è stata superata da logiche di controllo geopolitico e sussidi all’inefficienza, con il rischio di creare dipendenze strutturali (basti pensare al tema delle terre rare).

Il ruolo dell’Adriatico nella nuova geografia mediterranea

In questo scenario complesso, il summit ha sottolineato l’urgenza per l’Italia di comprendere e interpretare la nuova geografia mediterranea, fatta di più “Mediterranei”, ciascuno con dinamiche proprie. In tale contesto, la portualità dell’Alto Adriatico è chiamata a operare in maniera congiunta e coordinata, non solo come snodo commerciale, ma come hub manifatturiero, energetico e digitale dell’intera macroregione.

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