08/02/2021

Albo autotrasportatori, tutte le sofferenze del settore nei numeri del 2020

Secondo l'Albo degli Autotrasportatori al 31.12.2020 risultano iscritte 98.070 imprese. Di queste ben 16.887 (pari al 17%) non hanno nemmeno un veicolo, solo 832 imprese hanno oltre 100 veicoli, mentre quelle con un solo mezzo sono 22.099 (il 27,22%) e quelle con un parco mezzi da due a cinque veicoli sono 32.825. Dati dai quali emerge che il 67% delle imprese attive, pari a 54.924 aziende, hanno meno di cinque mezzi. "Da notare infine che il disavanzo tra nuove imprese e cessate è negativo per 1.033 unità (4.887 quelle cessate e 3.854 le neo iscritte), un calo che si inserisce nel drastico trend di chiusure degli ultimi anni. Sono questi i numeri che tratteggiano la crisi che da tempo ha investito uno dei settori più importanti dell'economia italiana". 


A parlare è Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere, raggruppamento di imprenditori dell' autotrasporto. "I dati dimostrano come, a distanza di tanti anni, nulla sia stato fatto, oltre i proclami, per eliminare la piaga delle imprese iscritte all'Albo pur non avendo veicoli - continua Franchini - Un malcostume che non solo contravviene a quello che la stessa normativa dispone, ma che nasconde (al netto di alcune ditte oggettivamente inattive) la funzione censurabile di intermediazione volta a trasferire viaggi su altre aziende, trattenendosi una parte del compenso, ricoperta da alcune di queste realtà. L'autotrasporto italiano conferma parallelamente di essere un mosaico fatto prevalentemente di tante piccole imprese artigiane nelle quali il titolare è spesso anche l'autista del mezzo. Aziende per loro natura 'deboli', come dimostra il calo drastico delle attività negli ultimi quattro anni dove si è passati da 123.121 imprese iscritte nel febbraio 2017 ai numeri odierni. A questo di somma una illegalità diffusa e la piaga delle infiltrazioni mafiose da sempre vero cancro del settore".



"A poco sono serviti i miliardi di euro di risorse pubbliche pompate a pioggia sul settore - continua Franchini -  I risultati sono deludenti perché si è accuratamente evitato di mettere mano ai nodi centrali normativi che rendono ingessato, debole e scarsamente appetibile per le nuove generazioni il settore. E' per questo che auspichiamo che il nuovo ministro, chiunque venga indicato, pensi all'autotrasporto come a una grande opportunità per il Paese e abbia il coraggio e la lungimiranza, anche in virtù della non immediata esigenza di approcci elettoralistici, di immaginare quella riforma strutturale attesa da tempo. Una riforma che metta al centro le esigenze della categoria a costo di deludere gli interessi di parte, dalle associazioni di categoria perse tra rimborsi pedaggi e formazione, e delle lobby che incidono in modo determinante".

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