02/04/2020

DOPO CORONAVIRUS, CHE FARE? ENGEL & VÖLKERS COMMERCIAL LO HA CHIESTO A 7MILA OPERATORI

A un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione in Italia del Covid-19 e dalla conseguente Crisi finanziaria, Engel & Völkers Commercial Milano, società specializzata in brokeraggio di immobili commerciali, ha realizzato un’analisi per carpire il “sentiment" degli attori del settore.

 

Fra il 16 e il 18 marzo 2020 il questionario è stato sottoposto a circa 7.000 operatori italiani targettizzati in quattro cluster omogenei di operatori (retail, office, industrial & logistics e investment), sia privati che Istituzionali. Le rilevazioni mostrano una preoccupazione trasversale a tutti i cluster oggetto dell’intervista, cui fa però da contraltare il desiderio di utilizzare questo momento di crisi come mordente e opportunità per ripensare il Business e ottimizzare i processi.

 

Nonostante le misure economiche varate dal Governo per far fronte alla crisi siano apprezzate dalla maggior parte dei rispondenti, e un intervistato su cinque pensi che sia stato fatto tutto il possibile, una visione pessimistica pervade tutti e 4 i cluster; più di un intervistato su due crede che il 2020 terminerà con una contrazione del PIL superiore al -2%.

 

Le differenze nella percezione della crisi si apprezzano nella considerazione che ciascun cluster ha dell’attuale se confrontata con quella del 2008. Mentre più di un terzo tra operatori office e retail è convinto di stare vivendo un momento di maggiore difficoltà (36%), la percentuale cala fra gli operatori dei segmenti industriale e logistico (23%) e si abbassa di altri due punti percentuali fra gli investitori (21%).

 

Il settore retail, uno dei primi e maggiormente colpiti anche a causa della chiusura di tutte le attività commerciali non primarie, si mostra positivo rispetto alle iniziative governative volte al contenimento dei danni, ma le considera sufficienti solo in minima parte (14% degli intervistati). La maggioranza dei retailer (69%) ritiene che debbano essere prese ulteriori misure per far fronte alla situazione.

 

Gli operatori retail mostrano una certa sfiducia nel ritorno a uno stato pre Covid-19 a breve, contrariamente a quanto asserito dagli intervistati appartenenti al mondo della logistica, che sono ottimisti circa il ristabilirsi della normalità entro il termine dell’anno corrente (37,5%). La distanza fra i due cluster si acutizza poi rispetto all’attrattività del Paese reduce dall’emergenza nazionale: più di un retailer su due (53%) è convinto che il rischio paese peggiorerà per l’Italia, mentre tra gli operatori industriali e logistici quasi uno su cinque è persuaso che l’attrattività dell’Italia supererà addirittura quella attuale.

 

Allo scoramento trasversale ai quattro cluster si oppone la volontà di rialzarsi e ripartire con modalità che possano adattarsi alle mutate condizioni economiche e lavorative. A questo pro, quasi un retailer su cinque dichiara di voler continuare ad adottare maggiori precauzioni igieniche e migliori strumenti di comunicazione interna, meno sensibile al tema è invece il comparto dell’Industriale e Logistico.

 

Che la crisi sia vissuta da questa fetta di mercato anche come un’opportunità per il rinnovamento, lo dimostra il fatto che un intervistato su quattro fra retail e industrial afferma di voler utilizzare di più lo smart working nel posto di lavoro, mentre uno su tre di voler eleggere a prassi aziendale sia una maggiore attenzione all’igiene sia il lavoro da remoto. Nell’immediato invece, il 28% degli operatori office e retail afferma di dover fare ricorso alla Cassa integrazione o di dover avviare piani di ridimensionamento del personale, mentre una buona fetta degli intervistati (22%) si mostra spaesata e ancora indecisa sulle misure da adottare.

 

Si stagliano per positività gli operatori del comparto industriale e logistico, per il 35% dei quali il proprio settore si pone in netta controtendenza rispetto all’andamento generale, mentre un eguale 35% ritiene che tale peculiare comportamento del business continuerà anche dopo la Crisi.

 

Si apprezza fra gli investitori una certa cautela nell’avanzare confronti con la crisi del 2008, per il 24% di essi è ancora troppo presto per fare paragoni e ipotesi sugli sviluppi, ciononostante un confortante 29% afferma che investirà in Italia entro un anno. Più mature sono invece le ipotesi di asset oggetto di futuri investimenti, la preferenza è accordata al settore della logistica, mentre l’hotellerie non viene al momento contemplata come meta.

 

Si registra poi uno spontaneo interessamento verso i comparti dell’healthcare, del farmaceutico e degli NPL. Confortante è anche il dato sul target e la location delle future operazioni: più di un investitore su due afferma di voler continuare a investire in Italia con operazioni delle stesse dimensioni del pre-crisi (54%), solo un 8% è convinto che cambierà location e diminuirà a portata delle operazioni.

 

A sostegno di questa visione positiva, favorita dal ruolo che il comparto ha in questo momento per la distribuzione merci a domicilio, un investitore su due crede che nel nostro Paese il real estate sarà oggetto di una revisione dei prezzi moderata (-5%), mentre solo il 7% crede che tale revisione si attesterà intorno al-30%.

 

“Dalla ricerca condotta grazie al prezioso contributo dei nostri clienti e collaboratori emerge la consapevolezza di stare vivendo un momento di grande difficoltà, seppure con differenti entità: i retailer sono più preoccupati degli operatori del settore industriale e logistico, asset class che maggiormente giova di questa situazione di crisi e momentanea chiusura delle attività commerciali - afferma Gianluca Sinisi, licence partner di Engel & Völkers Commercial Milano e di Engel & Völkers Commercial Lombardia - Nonostante le difficoltà, serpeggia però fra tutti i quattro cluster la volontà di attrezzarsi per ripensare i processi e trovare nuove soluzioni per fronteggiare la situazione. Sono convinto che da questo momento sapremo uscire grazie alla creatività e all’inventiva che da sempre sono la cifra stilistica del tessuto imprenditoriale italiano".

 

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