20/04/2022

Sanzioni Russia-Ucraina: le strategie di Risk-Mitigation per le imprese

Consapevolezza delle restrizioni e gestione del rischio. Sono le due direttrici in cui le imprese UE, ed in particolar modo quelle italiane, sono chiamate a far fronte dopo più di 55 giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina. Tutto questo in uno scenario in cui 54 paesi al mondo, ad oggi, hanno attuato misure di restrizione o ritorsione verso l’economia Russa, secondo quanto rilevato dall’osservatorio delle Nazioni unite e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (ITC). 


Un frangente quello attuale che pone le società inserite nelle Global Value Chains - le catene del valore fondate sulla distribuzione tra più stati delle varie fasi produttive – in condizione di dover attuare dei meccanismi di Global Trade Compliance e prevedere l’adozione di programmi interni di Due Diligence efficaci per garantire la continuità del Business, da un lato, e Mitigare il Rischio, dall’altro, di incorrere in pesanti sanzioni pecuniarie fino a 250 mila euro e violazioni penali.

 

La 5a tranche di sanzioni Ue
istruzioni per l’uso per l’import/export

In un crescendo di misure restrittive si è giunti alla 5° ondata di misure di divieti all’Import e Export Control adottate dalla UE, da ultimo nella Gazzetta Ufficiale L 111 l’8 aprile 2022. Preludio all’ulteriore inasprimento, con una sesta tranche già all’orizzonte, queste introducono un pacchetto di limitazioni al commercio da e verso Russia e Bielorussia senza precedenti, mirato anzitutto a colpire: 

trasporti, generando code di oltre 80 Km al confine con la polonia venutesi a creare nel weekend di Pasqua, per i trasportatori russi impegnati a lasciare la UE in seguito alla loro messa al bando;

le esportazioni, passando per l’intensificazione dei Divieti di Esportazione su beni di lusso ma soprattutto con la novità assoluta di interi segmenti della metalmeccanica, della chimica, dei prodotti della plastica sino a macchinari ed elettronica colpiti da divieti di Export sempre più stringenti;

le forniture dalla Russia, per l’estensione dei divieti all’import nei settori dal siderurgico alla gomma, sino al legno e al carbone.

Un set di sanzioni, tarate principalmente su un targeting fondato sulle voci doganali, espressamente individuate dal Regolamento (UE) 2022/576 del consiglio dell'8 aprile 2022, a modifica del Reg. (UE) 833/2014. Norme che ora annoverano un complesso regolatorio di più di 1000 pagine di atti giuridici promulgati nell’arco di un mese, a cui le imprese devono far fronte con meccanismi di Trade & Contingency planning regolati sulle proprie esigenze. 


Uno scenario, nell’ultimo round di sanzioni
che tra gli altri impone in dettaglio:

Sanzioni logistiche, focalizzate sia sul trasporto su gomma che navale. Di fatto queste hanno sancito da sabato 16 aprile u.s. la sostanziale esclusione dalla circolazione in UE per i trasportatori stabiliti in Russia e Bielorussia e i mezzi con targa di tali paesi. Gli stessi ora non possono più poter prestare i propri servizi di trasporto merci. Alcune esenzioni riguardano solo taluni prodotti considerati essenziali, come i prodotti agricoli e alimentari, i farmaci, gli aiuti umanitari oltre a petrolio e gas. Un doppio impatto sulla logistica, con un a) blocco dei trasporti su strada, destinato a far lievitare i costi dei freights via terra; b) bando delle navi battenti bandiera Russa, anch’esse dal 16 aprile 2022, escluse dal poter attraccare presso i porti della UE, salvo eccezioni specifiche e limitate.


Sanzioni Soggettive, le quali sono ora sono arrivate a sanzionare un totale di oltre 1150 soggetti Blacklisted Russi, suddivisi tra 1091 individui e 80 tra società ed enti. A questo vanno ad aggiungersi le restrizioni verso la Bielorussia che hanno compromesso le relazioni commerciali con oltre 200 enti, tra persone fisiche e società, con i quali sostanzialmente sono precluse qualsiasi forma di messa a disposizione di fondi, di risorse economiche, vendita di beni e finanziamenti di qualsiasi sorta.


Divieti rafforzati di import ed export, 
visto e considerato che quest’ultimo pacchetto:

Introduce un allegato ex-novo (Allegato XXIII) che vieta di vendere, fornire, trasferire o esportare tra i più comuni componenti industriali, dei veri e propri ulteriori divieti di esportazione mirati, dipanate su 31 pagine di categorie merceologiche, individuate per Voce Doganale (HS Code a 6-digits). Ciò include, ad esempio, l'informatica quantistica, semiconduttori avanzati, macchinari sensibili, trasporti e prodotti chimici. Ma ad essi si aggiungono anche catalizzatori specializzati per l'uso nell'industria delle raffinerie, prodotti minerali di basetessilearredamento per uffici e interi segmenti di materiali elettrici ed elettronici con numerosi codici doganali ora compresi in tale elenco ad impatto decisamente esteso. 


Rafforza le restrizioni all’import dalla Russia di prodotti siderurgici, di ferro e acciaio, ed introduce ulteriori divieti di importazione tra cui cemento, prodotti in gomma, legno, alcolici (compresa la vodka), liquori, frutti di mare di alta gamma (come il caviale) e delle misure anti-elusive contro le importazioni di potassio dalla Bielorussia. Inoltre colpisce il carbone russo, tramite un calendario che ne differisce gli effetti a partire da Agosto 2022.


Estende portata delle restrizioni al settore del Lusso, includendo ora ulteriori categorie su gioielleria, oreficeria e articoli ottici come cannocchiali e mirini.


 


Procedure e best practice: quali strategie adottare
per mitigare il rischio

Le strategie per ridurre l’impatto dei rischi incombenti su tutte quelle imprese coinvolte nell’interscambio commerciale con la Russia e la Bielorussia passa, in primo luogo, dalla consapevolezza. La cognizione di non considerare tali mercati preclusi a priori ma che richiedono una rafforzata attenzionalità per poter essere mantenuti attivi, perlomeno parzialmente, nei relativi 20 miliardi di euro di interscambio economico che comportano per l’Italia secondo le ultime stime ISTAT. 


Il tutto senza dimenticare che in un mondo fortemente orientato a interconnessioni logistiche e relazioni finanziarie simbiotiche si impone di tener conto nelle scelte di business delle aziende. Questo anche laddove i rapporti commerciali con la Russia non siano diretti, ma ad esempio triangolati tramite promotori o distributori ubicati in stati terzi, o con relazioni gestite da proprie società controllate o affiliate alla casa madre Europea.

Sovente, a tal punto, la domanda che si pone è “quali i Red-Flag, le c.d. bandierine rosse di attenzione, che un’impresa dovrebbe adottare per evitare di incorrere nella violazione di tutte queste sanzioni?" Queste, semplificando, possono essere ricondotte a tre linee guida, e relative best practice, per monitorarle:


         1) A chi e dove vendo?

Prevedere una gestione dei soggetti con cui si entra in contatto, dotandosi di strumenti, anche informatizzati tramite software e banche dati, di screening soggettivo. Rivedere le linee di approvvigionamento e fornitura a clienti stipulando:

a.  Nuove clausole contrattuali ad hoc e lettere di manleva. Si veda la “Notice to economic operators, importers and exporters" (Official Journal 2022/C 145 I/01) pubblicata lo scorso 1° Aprile con cui la UE ha imposto alle imprese di adottare “adeguate misure di diligenza al fine di evitare che le misure restrittive vengano eluse" attraverso triangolazioni tramite stati terzi, come i paesi dell’Unione economica eurasiatica.

b. Verificare il rischio di deviamento del carico, verso zone sottoposte a Embargo (es. Crimea, Donbass, ecc).

c. Un blocco selettivo sui sistemi ERP al fine di scongiurare il rischio accidentale di innescare transazioni con controparti black-listate.


2)   Cosa vendo?

Attiene in prima battuta ai metodi di classificazione doganale, si pensi agli HS Codes che oramai investono una larga fetta delle sanzioni alla Russia e Bielorussia individuando divieti e restrizioni di intere categorie merceologiche. Un’attenta individuazione della Voce Tariffaria è pertanto conditio sine qua non in un piano di trade Compliance. A questi si aggiunge una valutazione altrettanto precisa delle caratteristiche tecniche, funzionali e tecnologiche dei prodotti per verificare l’aderenza o meno alle liste di Export Control. 

Si pensi ai beni Dual Use, ora pressoché soggetti a Divieto totale di esportazione verso la Russia a cui si aggiungono i beni c.d. “Quasi Duali" previsti dall’allegato VIII del Reg. (UE) 833/2014 e anch’essi assoggettati al diniego, salvo eccezioni, di export verso la Russia.

 

3)  Dove transitano i fondi?

Verifica e screening, passaggi obbligati per escludere che gli istituti di credito non siano tra quelli precedentemente sottoposti a restrizioni o disconnessi dal sistema di messaggistica SWIFT, ovvero inclusi nell’ultimo divieto totale di transazioni e blocco degli asset applicato, nella 5° Tranche UE, su quattro banche russe, che ora risultano completamente tagliate fuori dai mercati. Banche che rappresentano il 23% della quota di mercato nel settore bancario russo, tra loro VTB, la seconda più grande banca della Russia.

 

 

In conclusione, introdurre un Programma Interno di Conformità (Internal Compliance programme - ICP), disegnando un set di prassi interne mirate su Dual Use, Embarghi ed Export Controls, gestite e sostenute dal Management, non è più un’opzione ma un Must Have per garantire la continuità aziendale senza compromettere la compliance legale. 


A sostegno di questo trend numerose imprese, dalle multinazionali alle medie imprese orientate al mercato globale, puntano ad essere coadiuvate da figure, interne o esterne, dedicate ad assicurare la Customs & Trade compliance, a prevedere procedure interne e meccanismi fondati sulle tre direttrici di verifiche SoggettiveOggettive e Finanziarie. Misure che le imprese debbono applicare quotidianamente per poter massimizzare la loro resilienza nelle Supply Chains e nei mercati internazionali in uno scenario fluido e in continuo mutamento. 


dott. Marco Sella

Customs & Global Trade Manager e Doganalista

E-mail: msella@cbglobal.it

Tel. +39.3471668668

 

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