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E’ cambiato il vento per le infrastrutture... Dalla stagione del NO a quella del SI?

Dal 10 novembre, dopo la grande manifestazione SITAV di Torino che ho organizzato insieme alle madamine e con il forte appoggio delle categorie produttive e della stampa locale, il vento è indubbiamente cambiato per le infrastrutture di trasporto cui  la maggioranza, fin li silenziosa, del Paese attribuisce una forza importante per rilanciare economia e lavoro. 


Quasi 40.000 in piazza che dicono educatamente è semplicemente che non vogliono la Decrescita ma la Crescita della economia e del lavoro sono un segno importante e da capire bene per non prendere lucciole per lanterne. I motivi che hanno scatenato la voglia di metterci la faccia e dire SI nascono a mio parere da 2 avvenimenti, il tragico crollo del ponte Morandi a Genova e la consapevolezza di quanto sono importanti le infrastrutture di trasporto e la convinzione che aver rinviato per anni la gronda ha portato a una usura che purtroppo non è stata vista da chi doveva controllare. 


La seconda causa scatenante è stato il voto del consiglio comunale di Torino che ha detto NO alla TAV, un atto che ha convinto i torinesi e i piemontesi a ribellarsi alla decrescita economica e sociale di una città, iniziata da una decina di anni, ma che con quel voto i 5 Stelle volevano confermare. La petizione SITAV che avevo lanciato a giugno, utilizzando su consiglio di mio figlio Change.org, aveva raggiunto 5000 adesioni ma la domenica che precedeva il consiglio comunale decollò e nel momento in cui la maggioranza grillina votava l'ordine del giorno le adesioni erano salite a 14.000 e da allora non si fermano più e stamane hanno superato quota 100.000, un record sociale.


Una adesione fortissima non a una star della musica ma all'infrastruttura di trasporto simbolo del rilancio economico e sociale. Le madamine entrano in azione con il sito SIAVANTITORINO, quindi con un orizzonte più limitato, solo dopo il voto del consiglio comunale, mentre io e i ragazzi di SILAVORO ci prendevamo le grida e gli insulti dei NOTAV. Il 2 novembre quando proposi alle madamine e ad alcuni industriali la manifestazione, le adesioni erano giunte a 42.000. Quando presentai la richiesta della Piazza alla questura sul modulo, dovevo scrivere una previsione di affluenza, io scrissi 5-10.000 mentre i tecnici della questura prevedevano che partecipassero almeno la metà di coloro che avevano aderito alla  petizione SITAV di SILAVORO. 


A queste persone si aggiunsero a mio parere almeno 10.000 tra imprenditori, piccoli e grandi, artigiani, commercianti, trasportatori, lavoratori, pensionati, disoccupati e un migliaio o due di madamine. Una Piazza impressionante venuta lì a dire SITAV e gli applausi al mio intervento che ne spiegavano l'importanza economica lo dimostravano, così come erano forti gli applausi per gli interventi delle madamine dedicati alla Tav e a Torino. 


Il sabato successivo il sondaggio di Pagnoncelli, secondo il quale il 59% degli italiani era favorevole a completare la TAV, dimostrava che la mia petizione e la grande manifestazione avevano dato voce alla maggioranza silenziosa del Paese.


Dopo  20 anni di NO A TUTTO, venti anni in cui l’Italia ha perso 20 punti di PIL rispetto alla media europea, e Torino di più, e dopo le tante riformine o riformette che non sono riuscite a darci una crescita sl livello della media europea, la maggioranza degli italiani ritiene che le infrastrutture di trasporto siano quelle che, interessando tutti i settori economici, diano una maggiore spinta alla nostra economia e al nostro Lavoro.


Ecco perché quella manifestazione entrerà nei libri di storia e lo dico a Romiti, questa sarà più importante della Marcia dei 40.000.  Ne beneficeranno in particolare il mondo dei trasporti e della logistica fin qui non molto considerato e che invece grazie alla globalizzazione sarà sempre più decisivo. La Marcia dei 40.000 portò la classe di Governo di allora al referendum sulla Scala mobile, quella del 10 novembre 2018  potrà portare al rilancio di un Paese che ha pagato più di altri la crisi economica ed è stato colpito da una decrescita forte come quella causata da una Guerra, se non di più.


Come sempre la qualità della risposta della classe politica farà la differenza.


di Mino GIACHINO

26/11/2018, © Euromerci - riproduzione riservata

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