03/05/2012

Ad Adriano Federici, direttore generale e amministratore del gruppo Marconi

Il gruppo Marconi oggi rappresenta una grande realtà nella logistica integrata del freddo, con una rete di grandi “facilities" per le merci surgelate, congelate e a temperatura controllata, realizzata interamente con capitale privato. Lo Stato e gli Enti locali quanto e come accompagnano l’impresa in questo fondamentale processo di insediamento economico sui territori?
Da parte degli Enti locali abbiamo riscontrato una fattiva collaborazione. Al Comune di Fidenza, ad esempio, è apparso subito chiaro che avremmo creato occupazione e indotto e quindi hanno favorito tutti gli iter burocratici necessari alla creazione della nostra Città del freddo. Al contrario, lo Stato non è stato spesso presente. Citando ancora il nostro insediamento di Fidenza, da 5 anni cresciamo a dismisura e la linea elettrica locale non è più sufficiente a supportare le nostre necessità industriali. Nonostante i nostri continui aumenti di potenza, e in prospettiva di una saturazione della fornitura disponibile, l’Enel non ha mai provveduto ai lavori di potenziamento della linea elettrica; da parte sua afferma che l’Authority vuole che sia il privato a pagare l’infrastrutturazione delle linee. La ratio di tutto ciò è che si vuole scongiurare la costruzione di linee che poi non servono a nessuno, delle cosiddette cattedrali nel deserto. Tuttavia, questo implica due aspetti negativi: il primo è che per la costruzione di una nuova linea, fra iter burocratici e realizzazione vera e propria, occorre un tempo non inferiore a due anni, e in due anni cambia il mondo … La seconda è che nonostante l’imprenditore investa in un’infrastruttura che serve a tutto il sistema Paese, deve finanziarla interamente con propri capitali. È l’assurdo dell’Italia. Sarebbe basilare una strategia che incoraggiasse molte più centri come il nostro, già scelti dal mercato, e infrastrutturali sia per non lasciare da solo l’imprenditore che vuole investire e sia per impedire l’emigrazione del mercato altrove.

L’imprenditore è come l’acqua: cerca sempre la massima pendenza. Lo ha detto lei in un recente intervento pubblico. Quali strumenti occorrono per una pendenza accettabile in questo contesto di forte crisi economica?
Che lo Stato ci venisse a chiedere se e di che cosa abbiamo bisogno. L’imprenditore privato rende un servizio al Paese e non va colpevolizzato perché fa le cose. Quando c’è una struttura come la nostra tutte le istituzioni dovrebbero prendere coscienza del fatto che essa andrebbe tutelata. Invece, il privato per non chiudere, come dicevo poc’anzi, deve anche infrastrutturare le infrastrutture a proprie spese e a beneficio di tutti. Questo scoraggia gli investimenti che già devono fronteggiare un credito bancario molto restio e una fiducia da parte dell’imprenditore già scarsa per la congiuntura. I politici devono acquisire cultura industriale e capire che è essenziale facilitare gli iter in questo momento economico molto duro, perché diversamente non ci saranno investimenti in crescita, ma solo quelli minimi necessari a non morire, giusto perché il mercato te lo impone.

I consumi energetici sono una voce importante dei magazzini del freddo, così come le esternalità dovute alla movimentazione delle merci. Relativamente alla responsabilità sociale dell’impresa, quali sono le risposte del gruppo Marconi all’istanza di sostenibilità ambientale?
A livello di territorio, a Fidenza hanno capito senza difficoltà che non eravamo degli inquinatori ma che al contrario concentrando le merci avremmo abbattuto il numero dei viaggi su gomma con beneficio ambientale. Ma è difficile poter investire sul green quando non c’è una politica nazionale stabile e sicura in ambiente ed energia da qui per almeno i prossimi 15 anni. Abbiamo bisogno di una chiara politica ambientale e di numeri sicuri sul conto energetico. Siamo molto combattuti se investire in fotovoltaico o in interventi per impianti di cogenerazione, perché non sappiamo come andrà a finire il conto energia e al momento possiamo solo restare alla finestra, anche se comunque nel giro di un anno dovremo decidere. Dovrebbe essere chiaro alla politica che la stabilità delle condizioni a contorno sono fondamentali per gli investimenti.

Di Giovanna Visco
Share :