
Non più solo infrastruttura, ma organismo vivo, dinamico e strategico: è questa la nuova identità del porto di Ancona emersa con forza dal Blue Economy Forum 2025, tenutosi oggi nel capoluogo marchigiano. Promosso da Il Secolo XIX – Blue Economy Magazine con il supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale e di Assoporti, l’evento ha messo al centro un’idea di porto che cresce per interazione e collaborazione, non per concentrazione. Un modello fondato sulla pluralità degli attori, sull’apertura verso est e su una visione sostenibile dell’intera catena del valore marittimo.
Il titolo della giornata – “Il futuro dell’Adriatico. Tra Geopolitica e Clean Energy” – ha fatto da cornice a un confronto ampio, che ha intrecciato temi globali come le tensioni internazionali e la transizione energetica con le sfide locali della governance portuale, dello sviluppo industriale e della logistica green. I principali player del settore – da MSC a Adria Ferries, da RINA a Garbage Group – hanno condiviso progetti concreti e visioni strategiche per fare del porto di Ancona un hub di riferimento nei corridoi TEN-T e un ponte attivo tra il Mediterraneo e l’Europa.
Dalle parole del CEO di MSC Luigi Merlo, che ha offerto uno sguardo globale sulle nuove rotte e i cambiamenti normativi, all’intervento di Alberto Rossi sul progetto Eagle per la riconversione sostenibile dell’area ex-Bunge, fino ai casi virtuosi di Garbage Group e del sistema Pelikan per l’abbattimento degli inquinanti, il forum ha delineato un porto che unisce economia, ambiente e comunità. Il tutto in una logica integrata che vede pubblico e privato collaborare nella costruzione di una brand identity adriatica, capace di attrarre investimenti, innovare i modelli operativi e garantire competitività nel lungo periodo.
La chiusura affidata al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Vincenzo Garofalo e al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, che hanno sintetizzato il senso profondo dell’incontro: la vera forza di Ancona non risiede solo nella dimensione fisica delle sue banchine, ma nella qualità delle sue relazioni. Un porto che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici industriali, e che oggi si propone come esempio credibile di economia blu per l’Italia e per l’Europa.