12/07/2023

Autostrade, questione centrale per l'economia italiana

L’incidente, per fortuna non tragico, di domenica scorsa sull'autostrada A12 che sta causando code chilometriche per i turisti ma soprattutto per l'economia del nostro Paese che da almeno un anno cresce più delle altre economie europee ma per recuperare il gap degli ultimi vent’anni ci vorrà molto tempo e stabilità di governo.


E così "la questione autostrade" ritorna centrale per il futuro dei trasporti e della economia del Paese. Paghiamo le colpe di chi non ha fatto le manutenzioni straordinarie  ma paghiamo anche i gravi errori politico strategici  sulle infrastrutture degli anni Settanta.


Come ha detto il vice ministro ai Trasporti Rixi il 55% della nostra rete autostradale è vecchio, costruito cioè negli anni '60. E per fortuna le autostrade del mare, che sbloccai nel 2008 durante la mia esperienza governativa,  hanno trasferito strutturalmente una parte del traffico verso la Spagna che da oltre 10 anni salpa con la nave da Livorno e raggiunge Barcellona. Paghiamo caro il blocco della costruzione delle autostrade del 1975 voluto da un emendamento comunista ispirato dall’on. Lucio Libertini.


Già quando venne decisa la costruzione dell'autostrada del Sole la sinistra del PCI non ne capiva la necessità. Negli anni 61-62, su l’Unità si  chiedeva che, in alternativa alle autostrade, la costruzione di scuole e ospedali. Così nel 1964 il giorno dell'inaugurazione dell'autostrada del Sole sulla prima pagina dell'Unità ci si chiedeva ancora della sua utilità. Appena ve ne furono le condizioni, la sconfitta della DC alle amministrative del  1975  e la presa di distanza del PSI di De Martino, il PCI presentò un emendamento nel corso della discussione della Legge Bucalossi sull’uso del suolo col quale si bloccava per legge la costruzione delle autostrade. Questa norma verrà soppressa dal governo Amato solo nel 2001. 


Ecco spiegato il ritardo del nostro Paese nella dotazione infrastrutturale. Un ritardo che ci è costato molto dal punto di vista economico perché la lentezza dei trasporti merci o della logistica ha un costo così come la congestione del traffico ha sicuramente inciso nella lotta all'incidentalità stradale e nella attrattività economica. Negli anni 2000 l'esplosione del Movimento NoTav, No Gronda ecc. ha bloccato la costruzione di altre infrastrutture strategiche, come la TAV e la Gronda autostradale di Genova, causando la minore crescita della economia e del lavoro del nostro Paese.


Dopo il 2011 la costruzione di infrastrutture è nuovamente diminuita. Solo con la nostra grande manifestazione SITAV torinesi del 10 novembre 2018  si è interrotta questa opposizione plasticamente evidenziata dal voto del Senato del 7.8.2019 largamente contrario alla mozione No Tav dei Cinque stelle.  Senza quel movimento SITAV il governo Conte prima e Draghi poi non avrebbero dato così tanto spazio alle infrastrutture nella scrittura del PNRR. 


Ora il nuovo governo deve, nell’interesse nazionale, sbloccare e accelerare la costruzione della TAV , della Gronda di Genova ecc. Trasporti e logistica competitività contribuiscono ad attrarre nuovi investimenti produttivi di cui abbiamo bisogno come il pane. D’altronde lo si vede proprio nel porto di Genova dove la decisione di costruire la nuova diga e il completamento dei lavori del terzo valico stanno attirando tutti i grandi operatori mondiali dello shipping a investire nel porto, come se nella mia Torino a Mirafiori arrivassero investimenti di produttori esteri di auto.

 
Ora non possiamo più perdere tempo, aumentare gli investimenti pubblici dà inoltre un forte contributo alla maggiore crescita della nostra economia e rilancerebbe il vecchio triangolo industriale che negli ultimi anni è stato sopravanzato dal Nord Est.


Mino GIACHINO 
Presidente di SAIMARE SpA

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