30/11/2016
Nel nostro Paese, a fronte di una rete stradale (escluse le strade comunali e prese quindi
in considerazione soltanto le autostrade, le strade provinciali, regionali e statali) che si
estende per 182.400 km, nel 2015 risultavano circolanti circa 4,6 milioni di autocarri adibiti
al trasporto merci. Si può dire quindi che la densità di autocarri in Italia ha raggiunto nel
2015 il rapporto di 25,4 mezzi per chilometro di strada. Si tratta di una densità
estremamente elevata e in costante crescita negli ultimi anni (+2,4% rispetto al 2010 e
+6,7% rispetto al 2005, quando il rapporto era rispettivamente di 24,8 e di 23,8 autocarri
per chilometro di strada). Questi dati derivano da un’elaborazione dell’Osservatorio sulla
Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulla base di
dati Aci e del Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Ecco la situazione regione per regione
L’elaborazione di Airp fornisce
anche il prospetto per singole
regioni sulla densità di autocarri
per chilometro di strada. La
regione in cui la densità di
autocarri è maggiore è la
Lombardia (con 58,3 autocarri
per chilometro di strada). A
seguire, abbondantemente
sopra la media nazionale,
troviamo la Valle d’Aosta (46,8
autocarri per chilometro di
strada), il Lazio (40,7), l’Emilia
Romagna (37), il Veneto (36,9)
e la Campania (32,6).
Agli ultimi posti di questa
graduatoria, quindi con il minor
rapporto tra numero di autocarri
circolanti e chilometri di strada
disponibili, si posizionano la
maggior parte delle regioni del
sud. È il caso della Basilicata
(8,8 autocarri per chilometro di strada), del Molise (11,7), della Sicilia (12,5) e della
Calabria (14,2). Naturalmente, le differenze regionali in termini di densità di autocarri sono
correlate al diverso grado di sviluppo dell’economia, delle infrastrutture e del settore del
trasporto merci di ogni singola regione.
La causa di questo sovraffollamento
Tornando a livello nazionale, non vi è dubbio che l’elevata densità sia determinata da una
rete stradale non sufficientemente adeguata a supportare l’elevato numero di autocarri
circolanti. Tale situazione di “affollamento" di mezzi pesanti, tra l’altro, comporta alcuni
aspetti negativi come ad esempio la congestione del traffico, che a sua volta determina
l’abbassamento della velocità commerciale degli autocarri, con evidenti ripercussioni sui
costi dell’autotrasporto. Per far fronte a queste difficoltà e al tempo stesso migliorare la
competitività delle aziende di autotrasporto, oltre che agire sul versante delle infrastrutture
stradali, occorre però necessariamente intervenire anche sul versante dei costi di esercizio
che gravano sui bilanci delle aziende di trasporto, come ad esempio nel caso dei
pneumatici.
Una soluzione proposta da Airp
A questo proposito, sottolinea Airp, un grande risparmio potrebbe essere
ottenuto da un maggiore utilizzo di pneumatici ricostruiti che, oltre a garantire alti standard
di sicurezza e affidabilità, hanno un costo nettamente inferiore rispetto ai pneumatici nuovi.
Il processo di ricostruzione, infatti, prevede il riutilizzo delle strutture portanti del
pneumatico ancora integre. Ma oltre ad avere un importante significato economico, la
ricostruzione ha anche un’alta valenza ecologica in quanto adottare i ricostruiti consente di
risparmiare importanti risorse energetiche e permette di rallentare il processo di
smaltimento nell’ambiente di pneumatici usati.
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