18/01/2016

Trasformazione digitale e nuovi skill, una strada ancora lunga

La trasformazione digitale impone ai singoli mercati e alle società di adeguarsi, innescando processi virtuosi di innovazione. Ma per farlo occorrono le giuste competenze, che nel nostro Paese in parte ancora mancano, sia per l’assenza di una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, sia per un digital divide ancora endemico. Mentre restiamo in attesa di misurare i primi effetti di una riforma della scuola che dovrebbe favorire il riallineamento tra formazione e domanda di competenze e di un Job Act che sembra valorizzare le peculiarità dei mestieri più innovativi, il sistema imprenditoriale muove passi importanti per favorire questo processo. E’ quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio delle competenze digitali, condotto dalle principali associazioni ICT, ovvero AICA (www.aicanet.it), Assinform (www.assinform.it), Assintel (www.assintel.it) e Assinter Italia (www.assinteritalia.it) e promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (www.agid.gov.it) e realizzato da NetConsultingcube (www.netconsultingcube.com).


Spingere sulla formazione per allinearsi con le altre economie evolute
In sintesi, i dati dell’Osservatorio evidenziano come in Italia la cultura e le competenze digitali non riescano a tenere il passo con la società e l'economia; il rischio è che il nostro Paese accentui il ritardo rispetto alle altre economie sviluppate. Il messaggio che emerge dalla presentazione dell’Osservatorio non può che concentrarsi dunque sulla necessità di una condivisione strategica, che amplifichi e veloci il dialogo tra mondo dell’istruzione e del lavoro. E’ necessario, ad esempio, nel breve, accelerare la definizione di una rinnovata normativa per gli IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore), realizzare una piattaforma nazionale dei contenuti didattici digitali, introdurre innovativi percorsi di formazione accademici, promuovere attività di tutoraggio extra curricolari. Tutto questo mentre emerge a latere l’opportunità di adeguare strumenti consolidati ed emergenti di convalida e riconoscimento delle competenze e di sostenere le imprese che investono nella creazione di competenze digitali


Questi i trend
Aziende e PA sono altamente consapevoli (80-90% dei rispondenti) dell’impatto della “digital transformation” e della necessità di adeguare le competenze digitali soprattutto alla luce dei nuovi trend (mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business analytics, iot, cloud computing, evoluzioni Web, pagamenti elettronici).  Il livello di copertura delle competenze (definite sulla base del sistema europeo e-Competence Framework - e-CF), misurato come simultanea presenza di tutte le componenti necessarie, varia dal 73% delle aziende ICT al 67% delle società in house di Regioni e Province autonome al 48% delle aziende utenti, per poi scendere al 41% nella PA centrale e al 37% nella PA locale.


I profili più richiesti
Nelle aziende ICT sono il security specialist, l’enterprise architect, il business analyst. Nelle aziende utenti e nella PA sono il CIO (chief information officer), il security manager, il database administrator e il digital media specialist, l’enterprise architect, il business information manager, l’ICT consultant e il business analyst. Icanali di reclutamento prevalenti sono per le aziende ICT il network personale-professionale (70% circa delle aziende interpellate), mentre per le aziende utenti sono le società di ricerca e selezione (più del 50% delle aziende utenti) e nella PA si ricorre soprattutto al concorso pubblico (100% della PA centrale e oltre l’80% della PA locale).


Troppa poca formazione
La crescita delle competenze interne è basata soprattutto sul training on the job (oltre il 90% degli enti centrali, 75% di quelli locali, 80% delle aziende utenti, 87% delle aziende ICT). Fanno eccezione le società ICT in house di Regioni e Province autonome, che più di tutte ricorrono a corsi di formazione, ma ciò non corregge il fatto che in generale le giornate dedicate alla formazione sono pochissime: la media è di 6,2 giornate annue pro-capite nelle aziende ICT, 4 nella PA, 3 nelle aziende utenti.


Le lauree più accreditate

Sono Informatica/Scienza dell’Informazione, unitamente ad altri indirizzi di Ingegneria. Sia presso le aziende del settore ICT che presso quelle della domanda, infatti, sono le lauree che rispondono meglio alle variegate sfide che l’evoluzione digitale comporta. L’apprezzamento si attesta intorno all’80% degli intervistati. Per l’80% delle aziende informatiche risulta inoltre fondamentale un sistema di certificazione delle competenze tecniche.


Retribuzioni più basse
Le retribuzioni nel settore ICT, che costituiscono uno specchio dell’andamento del mercato, sono un punto che certamente non brilla: sono infatti più basse rispetto alla media generale, soprattutto per i livelli decisionali (dirigenti -1,2%, quadri -2,9%), mentre se la cavano meglio gli impiegati (+3,6%). Nel 2014 c’è stato qualche segnale di miglioramento: la retribuzione media nel 64% dei casi è stata superiore all'1%; nel 24% un calo tra l'1% e il 5%; nel 12% dei casi nessuna variazione sensibile. Segnali positivi, quindi, per il settore ICT, seppur rimanga indietro rispetto ad altri settori.


Rapporto scuola-lavoro non molto soddisfacente
In tema di osmosi scuola-lavoro, lo studio rileva che il 60% delle aziende (ICT e utenti) e degli enti ha rapporti continuativi con il mondo accademico, finalizzati prevalentemente ad assorbire risorse già formate per attività di stage, nonché di supporto a tesi di laurea sperimentali. Poche infatti sono le realtà che partecipano ai comitati di indirizzo dei corsi di studio. I rapporti con gli Istituti tecnici/Istituti di istruzione secondaria sono scarsi: solo il 27,3% delle aziende ICT e il 22% di aziende utenti ed Enti Pubblici li dichiarano.


Chi sono le associazione coinvolte nell'indagine

AICA, associazione italiana per l’informatica e il calcolo automatico, da oltre cinquant’anni è punto di riferimento per la costruzione della società digitale. Realtà nonprofit indipendente, è la più accreditata associazione di cultori e professionisti ICT con la missione di diffondere e accrescere cultura, conoscenze e competenze digitali in tutti i loro aspetti - scientifici, economici, sociali ed educativi . Grazie alle sue relazioni europee e mondiali è portatrice nel nostro Paese di valori ed esperienze internazionali.

Assinform è l’associazione nazionale delle principali aziende di information technology operanti sul mercato italiano aderente a Confindustria. È il riferimento per le aziende del settore, di ogni dimensione e specializzazione: dai produttori di software, sistemi e apparecchiature ai fornitori di soluzioni applicative e di reti, fino ai fornitori di servizi a valore aggiunto e contenuti connessi all’uso dell’information technology.

Assintel è l’associazione nazionale di riferimento delle imprese ICT e digitali e aderisce a Confcommercio – Imprese per l’Italia. Rappresenta le imprese presso autorità ed istituzioni, ne tutela gli interessi, progetta iniziative e servizi a loro concreto supporto ed è in prima linea per favorire lo sviluppo di una cultura dell’Innovazione tecnologica nel sistema-Paese.

Assinter è l’associazione che riunisce le aziende regionali a capitale pubblico che operano nel settore dell’informatica per la Pubblica Amministrazione secondo il modello “in house providing”. Si propone come polo tecnico-organizzativo nell’attuazione dell’Agenda Digitale e nella realizzazione della Società dell’Informazione.

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