31/01/2018

GRANDI INFRASTRUTTURE, È ARRIVATO IL TEMPO DEL ”DIBATTITO PUBBLICO”

Si avvia a conclusione l'iter legislativo, avviato con il nuovo Codice dei contratti pubblici, che porterà all'introduzione in Italia del Dibattito pubblico, uno strumento che contribuirà a innovare il modo con cui si realizzeranno le grandi infrastrutture, aprendo al confronto con i cittadini sui progetti. In vista della prossima approvazione del decreto attuativo, LAPO, il Laboratorio di politiche del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università degli Studi di Torino, di concerto con il commissario di governo del Terzo Valico, ha organizzato un evento sul tema cui hanno preso parte - fra gli altri - Gustavo Zagrebelsky e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. Erano inoltre presenti 35 relatori fra cui Ennio Cascetta, presidente ANAS, Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, Giovanni Castellucci, Autostrade per l'Italia, Jean-Michel Fourniau, GIS Democratie et Participation, Maurizio Gentile, Rete Ferroviaria Italiana, Andrea Mariotto, IUAV, Andrea Pillon, Avventura Urbana, Stefania Ravazzi, Università di Torino, Iolanda Romano, commissario di governo del Terzo Valico, Marco Sisti, IRES Piemonte, Paolo Testa, ANCI. 

 

IL DIBATTITO PUBBLICO IN 10 PUNTI 


1. Che cos’è il dibattito pubblico e a cosa serve?

E' un processo d’informazione, partecipazione e confronto pubblico su opere di interesse nazionale che si svolge nella fase iniziale di progettazione, quando le alternative sono ancora aperte e la decisione, se e come realizzare l’opera, deve essere ancora presa. L’istituto del dibattito pubblico, che in Francia esiste da più di vent’anni, oggi è diventato obbligatorio anche in Italia grazie all’art. 22 del nuovo Codice dei contratti pubblici.  Obiettivo del dibattito pubblico è migliorare la qualità della progettazione e delle decisioni pubbliche mediante la più ampia partecipazione degli interessati, ma anche anticipare i possibili conflitti con le comunità locali che spesso accompagnano la realizzazione delle grandi opere.

 

2. Che cosa riguarda il decreto attuativo che sta per essere approvato?

Come stabilito dall’art. 22 del Codice dei contratti, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri deve definire i criteri per l’individuazione delle opere soggette a dibattito pubblico, nonché le modalità di svolgimento e di monitoraggio del dibattito pubblico. Questo decreto attuativo ha concluso il suo iter legislativo, è ora di imminente approvazione ed entrerà in vigore dopo 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

 

3. Quali sono le tipologie di opere soggette a dibattito pubblico?

Sono soggette a dibattito pubblico grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevante impatto sull’ambiente, sulle città e sul territorio. L’Allegato 1 del decreto ne definisce la tipologia: autostrade e strade extraurbane principali; tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza; aeroporti; porti marittimi, vie navigabili e interventi per la difesa del mare; interporti merci comprendenti uno scalo ferroviario; elettrodotti aerei; impianti per l’accumulo e la regolazione delle acque e per il loro trasferimento fra regioni diverse; infrastrutture a uso sociale, culturale, sportivo, scientifico o turistico; impianti e insediamenti industriali.

 

4. Queste opere sono sempre soggette a dibattito pubblico?

No, l’Allegato 1 del decreto precisa la soglia oltre la quale il dibattito pubblico è obbligatorio: ad esempio, oltre 15 km di lunghezza o comunque 500 milioni di euro o più di investimento per i tronchi ferroviari, oltre 300 milioni di investimento per gli impianti industriali e gli interporti e così via. Ma il dibattito è obbligatorio anche su richiesta delle amministrazioni centrali (Presidenza del Consiglio e ministeri), degli enti territoriali (un consiglio regionale, una provincia, una città metropolitana, un comune capoluogo di provincia, un numero di consigli comunali rappresentativi di almeno 100mila abitanti) o dei cittadini (almeno 50mila elettori). Inoltre, il proponente è sempre libero di aprire un dibattito pubblico quando lo ritiene opportuno per assicurare una maggiore partecipazione in merito a interventi di particolare rilevanza.

 

5. In quale fase dell’iter di un’opera si svolge il dibattito pubblico e quanto dura?

Il dibattito si apre sul Documento delle alternative progettuali o sul Progetto di fattibilità e i suoi risultati concorrono alle successive fasi di elaborazione progettuale. Ha una durata massima di quattro mesi a partire dalla pubblicazione del “dossier" di progetto ed è prorogabile di due mesi in casi di comprovata necessità. Il dibattito pubblico è preceduto da una fase dedicata alla sua progettazione, della durata massima di un mese.

 

6. Chi progetta e gestisce il dibattito pubblico?

Il dibattito pubblico è gestito da un coordinatore, una figura terza che svolge il proprio compito in autonomia, è equidistante dagli interessi in gioco e non può risiedere dove l’opera è prevista. Il coordinatore è selezionato dal proponente dell’opera attraverso gare di evidenza pubblica, cui possono partecipare soggetti con esperienza e competenza nella gestione di processi partecipativi, oppure di attività di progettazione e pianificazione in materia infrastrutturale, urbanistica, territoriale e socio economica. 

 

7. Chi controlla lo svolgimento dei dibattiti pubblici?

Viene istituita la “Commissione nazionale per il dibattito pubblico", che ha il compito di monitorare il corretto svolgimento dei dibattiti pubblici, esprimere raccomandazioni e linee guida, gestire un proprio sito internet con tutta la documentazione relativa ai vari dibattiti, presentare alle Camere ogni 2 anni una relazione sull’andamento dei dibattiti e proporre correttivi. La Commissione è formata da 14 componenti (2 rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2 del ministero delle Infrastrutture; 1 rappresentante per i ministeri Ambiente, Beni culturali, Sviluppo economico, Salute, Giustizia; 2 rappresentanti per la Conferenza Stato Regioni, 1 per l’Unione delle Province Italiane e 2 per l’Anci) più eventualmente 3 esperti. I membri della Commissione non percepiscono compensi o rimborsi di alcun genere. 

 

8. Come si svolge il dibattito pubblico?

Organizzato e gestito in relazione alle caratteristiche dell’intervento e del contesto territoriale, il dibattito consiste in incontri di informazione, approfondimenti, discussione e gestione dei conflitti, raccolta di proposte e posizioni da parte di cittadini, associazioni, istituzioni. Entro 30 giorni dalla conclusione del dibattito il coordinatore presenta una relazione dettagliata sul suo svolgimento e sulle questioni aperte e maggiormente problematiche. Entro i due mesi successivi il proponente dell’opera presenta un dossier conclusivo in cui evidenzia la volontà o meno di realizzare l’intervento, le eventuali modifiche apportate al progetto e le ragioni che hanno condotto a non accogliere eventuali proposte.

 

9. Qual è il ruolo degli enti territoriali?

Gli enti territoriali sono presenti con un ruolo attivo all’interno della Commissione nazionale e contribuiscono al buon andamento di ciascun dibattito segnalando eventuali criticità e proponendo eventuali soluzioni migliorative. 

 

10. Chi paga i costi del dibattito pubblico?

I costi relativi allo svolgimento del dibattito pubblico, previsti negli oneri della progettazione di cui all’art. 23 del Codice dei contratti, sono sostenuti dal proponente dell’opera.

  

Cliccare qui per la visione del decreto attuativo: http://bit.ly/2BLkxUm


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