28/10/2014

A Melissa Alberti, AD di Pall-Ex Italia

Pall-Ex, rete europea di distribuzione espressa di merci su pallet costituitasi nel Regno Unito nel lontano 1996, sbarca in Italia nel 2007 grazie all’accordo siglato dal trasportatore internazionale Alberti & Santi con la società inglese Pall-Ex Uk, che ha concesso l'uso esclusivo sul territorio italiano del marchio Pall-Ex. L'idea che sta dietro al modello del network consiste nel fornire un metodo di trasporto alternativo ai tradizionali servizi di groupage e corrieri espresso, proponendo il pallet come unica unità di misura. “Per fare ciò – esordisce Melissa Alberti, AD di Pall-Ex Italia - abbiamo creato un network di aziende specializzate in logistica e trasporto già presenti e distribuite in tutta Italia, Sud compreso. Questa struttura manageriale privata ci permette di rispondere con flessibilità, rapidità e chiarezza alle necessità del mercato. La logistica e l'organizzazione del trasporto su pallet ci hanno inoltre consentito di diminuire il numero degli automezzi su strada e le loro emissioni, anticipando la domanda crescente della ‘responsabilità sociale collettiva’ verso un impegno ecologico delle attività".

Quando è iniziata l’operatività di Pall-Ex Italia? Alberti: Dal 2007, anno della sottoscrizione del contratto di franchising con Pall-Ex UK, è iniziata l’avventura per il reclutamento di aziende che comprendessero le opportunità di business offerte dalla nostra rete. L’operatività vera e propria è iniziata a febbraio 2009: siamo partiti movimentando 130 bancali la prima notte, grazie al lavoro di 43 aziende associate. Col tempo siamo cresciuti e ci siamo trasformati: oggi movimentiamo una media 3 mila bancali a notte e a 83 è salito il numero delle aziende associate. Non è stato sempre facile, soprattutto perché siamo partiti certo non nel momento migliore per l’economia italiana. Oggi siamo il terzo network in ordine remporale operante in Italia (dopo Palletways e One Express, ndr). Siamo in presenza di un modello di business ormai consolidato, che ha eroso significative quote di mercato ai collettamisti; i volumi di Pall-Ex Italia, mese su mese e anno su anno, sono cresciuti del 52% rispetto al 2013. 

La vostra “infrastruttura" si è ampliata di recente, con l’apertura di due nuovi hub in nord Italia. Cosa c’è dietro a questa scelta? Alberti: A marzo 2013 abbiamo deciso la delocalizzazione dei centri di smistamento: ai due hub creati a inizio attività nel 2009 di Piacenza (Fiorenzuola D’Arda) e Caserta (Maddaloni) si sono aggiunti i centri di Firenze (Osmannoro), Ancona (Camerano) e Verona (Vallese di Oppeano), arrivando a quota cinque punti così da avere flussi migliori delle merci e maggiore avvicinamento nei confronti dei concessionari. A seguito di questa scelta e della conseguente crescita dei volumi abbiamo creato quest’anno due ulteriori hub strategici, a Milano (Cerro al Lambro) e Bologna interporto, in modo da servire meglio e potenziare i servizi rispettivamente per l’area lombarda (da Milano) e triveneta (da Bologna).

E’ soddisfatta della sua collaborazione con Pall-Ex UK? Alberti: La struttura internazionale di Pall-Ex è basata su un modello grazie al quale ciascuna entità nazionale è del tutto autonoma e indipendente, ma strutturalmente collegata alle omonime società attive in altri Paesi, un collegamento organico soprattutto per quanto concerne l’ICT, la tracciabilità e la gestione dei flussi: un’unica piattaforma informatica, medesime regole e procedure. A garanzia del funzionamento del sistema è stato costituito un European steering committee che si riunisce ogni tre mesi per decidere e condividere le strategie a livello europeo. Un legame che il recente rinnovo della collaborazione con Pall-Ex UK, detentrice dei diritti del marchio, fino al 2027 non ha fatto altro che rafforzare.

In cosa vi differenziare dai vostri concorrenti? Alberti: In primo luogo nel fatto di poter contare sulla presenza di multi-hub, grazie ai quali i concessionari hanno meno percorrenza primaria da compiere, con quindi un contenimento maggiore dei costi. Abbiamo poi un’unica proprietà (la famiglia Alberti, ndr) al 100% italiana, anche se stiamo pianificando l’apertura di una quota di azionariato di minoranza ai concessionari del network a partire dal 2015, sebbene io sia del parere che la ‘governance’ debba rimanere in mano al socio maggioritario.

Di Ornella Giola 

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