26/11/2019

Enrico Camerinelli, Blockchain Management in Outsourcing

Il prossimo 12 dicembre l'ing. Enrico Camerinelli, massimo esperto italiano dell'argomento, terrà un masterclass dal titolo "Blockchain nella supply chain" organizzato da Assologistica Cultura e Formazione, in collaborazione con CSCMP Italy Roundtable (per il programma: https://www.assologistica.it/media/doc/CeF.Corso.12dic19.pdf).  

In questo masterclass, che si terrà a Milano negli uffici di Via Cornalia 19 di Assologistica, i partecipanti apprenderanno i fondamentali necessari per una conoscenza operativa di blockchain (per le iscrizioni iscrizioni al corso si clicchi: https://culturaeformazione.assologistica.it/iscrizioni-corsi.html). Abbiamo chiesto all'ing. Camerinelli di parlarci  dei vantaggi di questo registro digitale applicato al nostro settore.




Enrico Camerinelli


Quali sono i vantaggi più significativi dell’adozione di Blockchain in ambito logistico/supply chain management?

Tutte le operazioni dell’ecosistema logistica/supply chain sono incentrate su alcuni elementi cardine: la visibilità delle transazioni; la fiducia reciproca; la sostenibilità delle operazioni; l’utilizzo di standard comuni. In pratica, tutti fattori che rendono possibile la collaborazione. Due o più aziende indipendenti che lavorino congiuntamente per pianificare ed eseguire scambi nella supply chain stanno in effetti costruendo una catena di approvvigionamento collaborativa. Insieme alla collaborazione tra parti indipendenti, ovvero la collaborazione "esterna", una collaborazione più sottile ed importante è la collaborazione "interna" tra le linee di business che sono tipicamente separate da “silos" aziendali: acquisti, logistica, produzione, spedizioni, amministrazione, contabilità. In entrambi i tipi di collaborazione la separazione è in genere dovuta alla presenza di sistemi gestionali che non si “parlano" se non attraverso costose - e talvolta proibitive - integrazioni tecniche tra applicazioni softwareBlockchain- nella sua accezione di “database speciale"- raccoglie i dati caratteristici di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita (es. data di produzione, provenienza delle materie prime, ottenimento di certificazioni, identità delle persone e degli impianti utilizzati) mentre attraversa le aziende della filiera. Sono le transazioni tra gli attori della filiera, e non i singoli dati, ad essere raccolti in blockchain. Questo consente non solo di avere informazioni più ricche ma anche, e soprattutto, di creare un “ponte" che collega i vari sistemi gestionali senza costose integrazioni.



 


Quali le difficoltà concrete alla reale diffusione di Blockchain in questi ambiti?

La collaborazione, che è alla base delle attività di una supply chain, si fonda sul presupposto che entrambe le parti abbiano un reciproco vantaggio. La mancanza di fiducia tra le parti genera conflitti di interesse personale, e poiché nessun partner commerciale può aspettarsi un giusto ritorno senza conflitti, ogni parte cercherà di massimizzare il proprio vantaggio a scapito delle sue controparti. Ad esempio, la tracciabilità alimentare fornisce al consumatore finale informazioni complete sul prodotto. Il moderno consumatore consapevole si aspetta di ricevere informazioni complete sui beni acquistati, e la tracciabilità fornisce informazioni complete sul contenuto del prodotto (ad esempio, materie prime, additivi), come il prodotto è stato lavorato e come il prodotto è stato immagazzinato per raggiungere lo scaffale del negozio. Collettivamente, tutti i partner all'interno della catena di fornitura concordano sul fatto che il servizio di tracciabilità è un bene importante per il loro rapporto con il cliente, ma, se preso singolarmente, nessuno vuole essere il primo ad apportare le modifiche e gli investimenti necessari al fine di garantire la piena tracciabilità in blockchain delle merci (ad esempio, l'installazione di dispositivi di tracciamento su camion e sensori di controllo della temperatura nei contenitori). La domanda chiave alla quale blockchain ancora non ha ancora dato risposta riguarda il ritorno sull'investimento se la si dovesse adottare rispetto agli attuali sistemi “non-blockchain". Questo non impedisce a molte realtà industriali di investire comunque in sistemi basati su blockchain, ma la vera adozione di massa su vasta scala avverrà nel momento in cui si troverà la cosiddetta applicazione “killer", così come per internet è stata la posta elettronica. 


 



Quale è lo stato dell’arte, ovvero il livello di diffusione di tale registro digitale nel nostro settore? 

Quali i margini di crescita?

C’è un errato convincimento generale—purtroppo alimentato da divulgatori “con i paraocchi"—che blockchain sia legata solo ai bitcoin, alle criptovalute ed agli investimenti speculativi. Ma non è così. Esistono casi d’uso di blockchain a livello internazionale per tracciare le merci, certificarne la qualità, effettuare pagamenti internazionali, gestire spedizioni import-export, finanziare le scorte in magazzino, pianificare la manutenzione dei macchinari, solo per citarne alcuni. La buona notizia è che l’Italia non è da meno, soprattutto dal punto di vista normativo per il riconoscimento legale delle transazioni registrate in blockchain.

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