21/06/2016
Ormai per milioni e milioni di lavoratori il "nine to five" in ufficio è un vecchio ricordo del passato: e presto lo diventerà per molti altri. Per tale ragioni sono stati depositati due progetti di legge all’inizo delll’anno, volti a regolarei quello che sta già accadendo in molte aziende su base negoaziale. Mi riferisco al progetto di legge governativo e a quello che vede come primo firmatario il sen. Sacconi sul lavoro agile o smart working. Cosa è, in primo luogo, lo smart working? E’, in generale, l’organizzazione dell’attività lavorativa svolta senza un vincolo rigido di luogo e di tempo. Il concetto-base del lavoro agile è che per realizzare, ad esempio, un budget non devo essere necessariamente farlo nel mio ufficio; nè che debbo realizzarlo negli orari d’uffico. Poso, in altri termini, benissimo realizzarlo a casa, in aeroporto o altrove, anche la sera tardi o la mattina presto. L’importante è che lo realizzi; e lo faccia bene. In futuro sempre più attività saranno giudicate dalla sola delivery.
I temi sul tappeto al convegno organizzato dallo Studio Legale NCTM
Ne abbiamo parlato il 16 giugno in un incontro presso il nostro studio con il capo delle relazioni sindacali di Assolombarda, Stefano Passerini, il presidente di ANITEC, Cristiano Redaelli, il sindacato (UIL, Daniele Bailo), Grant Thornton (Stefano Salvadeo) e due aziende che lo hanno già implementato; Banca Popolare di Milano (nella persona del suo direttore del personale, Salvatore Poloni) e QuiGropup (Gianluca Caffaratti). Quello che è emerso è che, da un lato, la tecnologia ha reso per molte attività possibile ciò che non lo era sino ad un decennio fa e, dall’altro, come senza un’adeguato cambio di mentalità, l’oppportunità in questione non potrebbe essere colta.
Ci vuole un cambio di mentalità. E gli effetti sono positivi per tutti
Tutti gli intervenuti hanno sottolineato come sia il management e soprattutto il middle management a dovere mutare mentalità; troppo spesso ancora il capo ufficio premia “chi si vede in ufficio sino a tarda sera", solo perchè così è stato abituato a fare da sempre e, forse, perchè egli stesso fu promosso per tale circostanza.
E’ stato, inoltre, sottolineato che non solo il lavoro agile viene incontro alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici in un’ottica di miglior work-life balance, ma anche che è lo stesso datore di lavoro a trarne immediato beneficio. Il risparmio sulla superficie dedicata agli uffici è solo l’esempio più grezzo; il lavoro agile rende la prestazione più efficiente, crea maggior engagement e consente altri risparmi di varia natura (es. straordinari, trasferte, ticket restaurant etc.).
Ancora molti i nodi normativi da sciogliere
Tutto facile, dunque? Non proprio: i nodi normativi non sono molti ma alcuni sono complessi. A cominciare dalla responsabilità del datore di lavoro sulla sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro, concetto che entra evidentemente in crisi con un’organizzazione agile; è, perciò, necessario mutare gli attuali riferimenti normativi e fuggire da facili applicazioni analogiche. Si pensi alla tematica degli incidenti in itinere e a come è oggi risolta giurisprudenzialmente; si presterebbe a facili abusi. Un altro tena delicato è quello del diritto alla disconnessione; a quel periodo, cioè, in cui il lavoratore può richiedere di non dovere rispondere a mail o a telefonate dei propri colleghi e clienti; materia assai delicata, in una società in cui la connessione 24/7 è sempre più all’ordine del giorno.
Nei prossimi mesi vedremo come il legislatore avrà risolto questi temi.
Avv. Michele Bignami
partner dello Studio Legale NCTM
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