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Ecco come saranno i consumi degli italiani secondo il Rapporto Coop 2023

Presentata l’anteprima digitale del Rapporto Coop 2023-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani (il rapporto è parte integrante di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’ufficio studi Coop e consultabile all’indirizzo www.italiani.coop).


Tanti futuri possibili e tanti punti di rottura. Mai come ora i rischi si addensano e lo scenario si fa più cupo. Il 2023 vede l’affollarsi di emergenze non risolte a partire dai venti di guerra che riarmano le potenze, le trasformazioni in corso nello scacchiere internazionale, un nuovo europeismo su cui però insiste il peso della denatalità e dell’invecchiamento e il climate change oramai una catastrofe, peraltro annunciata, che con i suoi 2.300 eventi estremi solo nel corso del 2022 (erano stati 146 nel 2010) ha già superato il punto di non ritorno. 

 

Basti pensare che nessun Paese al mondo è ad oggi compatibile con l’obiettivo di mantenere la crescita della temperatura media non oltre 1,5°C entro il 2030 e se è vero che in Italia ancora oggi permane una zoccolo duro di negazionisti (il 15% fra coloro che lo negano e chi lo ritiene una esagerazione) per converso sono 14 milioni gli italiani che si dichiarano pronti a battersi attivamente e esporsi in prima persona per la tutela dell’ambiente e una persona su quattro ha già cambiato abitudini in virtù della sostenibilità.


La stessa Italia è un caleidoscopio di alternative possibili e, oramai esaurita l’esuberante crescita post-pandemica del 2021 e del 2022, nei prossimi mesi le intenzioni di spesa degli italiani fanno segnare una brusca inversione di rotta (36% quelli che intendono ridurre i consumi contro solo l’11% che pensa di aumentarli). Ad appesantire le prospettive l’eccezionale crescita dell’inflazione che solo negli ultimi 2 anni ha abbattuto il potere di acquisto in una misura pari a 6.700 euro pro-capite. 

 

Il lavoro che sinora sembra esserci (nel 2023 sono 23,5 milioni gli occupati, mai così tanti dal 2008), è un lavoro che non paga quanto dovrebbe (il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa) e ne deriva la tendenza sempre più evidente a aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita. 

 

A dispetto di questo ulteriore impegno, comunque l’impatto devastante dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di strisciante disagio. E solo un italiano su 4 dichiara di fare la stessa vita di qualche anno fa.


Eppure, tra queste molteplici difficoltà gli italiani sono ammirevoli per la tenacia emotiva che continuano a manifestare e la sorprendente assenza (almeno sino a qui) di sentimenti di rabbia o rancore sociale.  La fotografia scattata dal Rapporto Coop 2023 è quella di un Paese certamente inquieto (il 30% si dichiara tale) e dove crescono i timori (dal 20 al 32%), dove tuttavia ad oggi permane una patina di ostinato e pacato ottimismo sotto il quale forse incubano ma certo non esplodono stati d’animo più contrastanti.


Campioni nelle rinunce (calano le compravendite immobiliari, le auto, i beni tecnologici), gli italiani hanno sostituito il nuovo con l’usato (33 milioni nell’anno passato hanno venduto o acquistato beni usati) e anche i loro carrelli diventano leggerissimi. Meno 3% la variazione delle vendite a prezzi costanti nel primo semestre dell’anno e in previsione 2024 su 2023 il 60% dei manager intervistati si aspetta un risultato in ulteriore seppur modesta riduzione (-0,5%). Così la spesa diventa più frequente, l’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto, discount e MDD sembrano ancore di salvezza.  

 

E visto che la fatica di vivere incalza a farne le spese è anche l’identità alimentare di buona parte degli italiani; 1 su 5, soprattutto baby boomers e lower class, dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, del territorio, delle tipicità. Ciò peraltro non significa che non si facciano strada, seppur ancora in fasce minime di popolazione, le nuove tendenze a tavola: il plant-based le cui vendite fanno già registrare un +9% anno su anno, lo sugar free, la predilezione per le proteine e per l’healty, oltre alla spiccata volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta. Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02).

 

13/09/2023, © Euromerci - riproduzione riservata

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