Circa 260 euro in più sulla tratta marittima andata e ritorno tra Catania e Ravenna, circa 200 euro tra Catania e Genova/Livorno, un aumento di circa il 15/20% su tutte le tratte marittime ro-ro. Questi sono i primi aumenti dei noli che le industrie Italiane e la grande distribuzione dovranno sostenere dal 1° gennaio prossimo. Un aumento dei costi che per alcuni beni avrà un impatto disastroso e mettere in seria difficoltà le imprese nell’area dell’Italia insulare, che potrebbero essere costrette a spostare i propri impianti di produzione se non a chiudere i battenti.
Questa è la situazione che si sta creando a causa dell’applicazione degli ETS sul trasporto marittimo, una tassa imposta dall’Unione Europea sulle emissioni di CO2 delle navi europee che verrà applicata dal primo giorno del 2024, costringendo di fatto gli armatori a adeguare il proprio listino noli, visto che allo stato attuale non vi sono tecnologie che possano far muovere le proprie navi in maniera alternativa.
Negli ultimi mesi le organizzazioni del mondo del trasporto avevano lanciato il grido di allarme, purtroppo nel completo silenzio, quasi imbarazzante, di chi rappresenta il mondo della committenza e il consumatore finale. Ora sarà il mondo produttivo e della grande distribuzione a dover pagare questi ulteriori costi che si riverseranno, di conseguenza, anche il consumatore finale, atteso che non potranno essere ammortizzati dal mondo del trasporto stradale e della logistica, visti i margini già ridotti a cui sono sottoposti.
“Si dovrà prestare la massima attenzione – dichiara Alessandro Peron, segretario generale di Fiap (Federazione italiana autotrasportatori) – perché nel caso le imprese di autotrasporto o logistica non applicassero questi aumenti ai loro clienti o questi ultimi li rifiutassero, l’impatto sul loro bilancio sarebbe tale da compromettere la continuità aziendale. Imprese che vorrei ricordare offrono un servizio che non è un costo del prodotto ma una chiave competitiva del prodotto stesso.”