25/09/2024

Riforma della portualità italiana: forte e chiaro il dissenso di Confetra

Dopo le recenti critiche alla riforma della portualità giunte da Federagenti (Alessandro Santi“Mi rifiuto di pensare che si possa anche solo ipotizzare una ben definita ‘privatizzazione’ dei porti con il solo scopo di fare cassa”) e Assiterminal (Luigi Robba: “Non ravviso producente la eventuale trasformazione delle Adsp in Spa, ancorché a capitale interamente pubblico”) ora arrivano anche quelle di Confetra, che in una nota sulla portualità nazionale e la sua riforma scrive: “Il Governo sembra volerne cambiare radicalmente lo schema di riferimento senza un confronto serio con gli stakeholder”.

“In quest’ultimo periodo si stanno moltiplicando gli annunci del Governo sulla riforma delle Adsp, ma le anticipazioni ci lasciano interdetti e sorpresi - dice il presidente di Confetra Carlo De Ruvo - L’idea di riformare le Adsp, infatti, era stata annunciata mesi dopo l’insediamento dell’attuale Governo e il Parlamento aveva poi avviato audizioni su proposte di risoluzione presentate da vari gruppi, con posizioni espresse dalle rappresentanze, tra cui Confetra, che puntavano a recuperare una rafforzata competenza centrale pubblica che guidasse l’assestamento e lo sviluppo dell’insieme del sistema portuale nazionale”.

“Parallelamente – prosegue De Ruvo -  rispetto alla proposta di avviare alcune privatizzazioni, è stata avanzata l’ipotesi di includervi i porti, senza considerare il confronto parlamentare in atto e senza offrire elementi su come procedere. Senza contare che nel frattempo, si è arrivati ad approvare definitivamente la legge sull’autonomia differenziata, che offre a ciascuna regione la possibilità di acquisire la competenza legislativa esclusiva sui porti, ma nessuno ha spiegato come questo provvedimento avrebbe operato sul dibattito in corso tra Governo e Parlamento in tema di riforma portuale”.

E ancora per il presidente Confetra: “Più recentemente, è stato annunciato dal Governo che si starebbe lavorando alla creazione di una holding pubblica, Porti spa, col trasferimento dallo Stato delle aree portuali demaniali per attribuire a una entità formalmente di proprietà pubblica i compiti di indirizzo e controllo e per aprirla alla partecipazione privata, senza chiarire come affrontare le criticità concorrenziali in cui già versa il sistema marittimo-portuale. Ma a cosa serve questa soluzione? Non a incassare risorse per il bilancio dello Stato né a risolvere le attuali criticità competitive e di funzionamento del sistema portuale. Se sono queste le linee guida esprimiamo il più profondo dissenso e chiediamo quanto prima al Governo di aprire con imprese e lavoratori un dialogo serio, organico e circostanziato sul tema”.

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