18/03/2020

LA CINA CONTA I ”DANNI” ECONOMICI DELL'EMERGENZA SANITARIA

L’Ufficio nazionale di statistica di Pechino ha pubblicato il 16 marzo un rapporto sull’impatto che il Coronavirus ha avuto sull’economia del Paese nei primi due mesi dell’anno. Un rapporto “ufficiale" con numeri molto negativi. Ne citiamo alcuni. Il valore aggiunto della produzione industriale, rispetto al primo bimestre del 2019, è calato del 13,5 %. In particolare, la flessione si è così articolata: le imprese di Stato hanno segnato meno 7,9%, quelle a conduzione pubblico/privata meno 14,2%, le aziende gestite da investimenti stranieri meno 21,4%, le imprese private meno 20,2%. 

 

Per quanto riguarda i settori di competenza delle aziende, quelle della manifattura hanno registrato una flessione del 15,7%, mentre il settore della produzione dell’energia ha segnato un meno 7,1%. 

 

Anche l’indice dei servizi alla produzione è calato, sempre nei confronti del primo bimestre del 2019, del 13%. Battuta d’arresto, inoltre, per i consumi: i beni retail sono calati del 20,5% sia nelle aree metropolitane (meno 20,7%) sia in quelle rurali (19,0%). Calate del 3% anche le vendite online. 

 

Contemporaneamente a questa flessione si è avuto un aumento dei prezzi al consumo del 5,3%, con un picco per alimentari e tabacco del 15,6%. 

 

Nel periodo gennaio-febbraio, sono crollati anche gli investimenti fissi del 24,5% anno su anno. In particolare, il settore degli investimenti in infrastrutture, manifattura e sviluppo immobiliare hanno segnato un declino del 30,3% (le vendite di spazi immobiliari ai fini commerciali hanno perso quasi il 40%). Nel settore industriale primario il calo è stato del 25,6%. 

 

Per fronteggiare questa situazione, la banca centrale ha posto a disposizione del sistema finanziario quasi 13 miliardi di euro a un tasso del 3,15%, mentre, contemporaneamente, è stato abbassato il livello obbligatorio delle riserve per le banche, ponendo a disposizione del mercato oltre 70 miliardi di euro. 

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