21/09/2017

Nella classifica mondiale per startup e metropoli emergenti l'Italia non c'è

Il gap tecnologico con cui il nostro Paese sta affrontando la rivoluzione digitale in atto ha fatto sì che l’ecosistema italiano delle startup non solo non compaia nella top 20 mondiale per start up e metropoli emergenti, ma non risulti neppure fra gli emergenti di maggior successo a livello internazionale. E quanto emerge dal Global Startup Ecosystem Report 2017 di Startup Genome, studio che - oltre a elaborare la classifica dei migliori posti al mondo in cui aprire una startup - propone dati e analisi sul  digitale, settore che attualmente rappresenta il 4,5% del PIL mondiale (era il 2% tre lustri fa), ma che sarà dell’8% nei prossimi 15-20 anni.


In vetta alla classifica del report 2017 continuano a esserci gli Stati Uniti, con la Silicon Valley stabilmente al top della graduatoria internazionale; sono statunitensi anche la seconda classificata (New York), la quinta (Boston); nella top 20 figurano poi Los Angeles (nono posto), Seattle (decimo posto) e Chicago (diciottesimo).


Con cinque capitali in classifica, l'Europa non se la passa male: Londra è al terzo posto, Berlino al settimo, Parigi all'undicesimo, mentre la new entry Stoccolma è quattordicesima e Amsterdam diciannovesima. 


Le new entry internazionali 2017, oltre alla capitale svedese, sono le metropoli di Pechino e Shanghai, rispettivamente al quarto e all’ottavo posto. L’India è presente con Nuova Delhi e Mumbai. 


Del tutto assente il nostro Paese, che - come detto - paga lo scotto di essere in forte ritardo sui temi dell’innovazione, sebbene negli ultimi tempi si stia cercando di porre rimedio questa situazione con importanti interventi anche governativi. Le prime normative italiane sulle startup sono però del 2012, mentre secondo il Global Startup Ecosystem Report un ecosistema di startup per emergere definitivamente ha bisogno di almeno 20 anni. Abbiamo quindi un gap di almeno 15 rispetto al resto del mondo tecnologicamente evoluto.
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