Nelle scorse settimane è stato dato il via al comitato scientifico dell’Osservatorio economico sulle zone economiche speciali- ZES, e sulle iniziative di sviluppo delle aree portuali, istituito grazie all’accordo tra Assoporti e SVIMEZ, associazione privata senza fini di lucro, che include nel suo statuto lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia.
Fanno parte del gruppo il presidente dell'AdSP del mar Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi, il presidente dell'AdSP del mar Tirreno centrale Pietro Spirito, il presidente dell'AdSP del mar Jonio Sergio Prete, il presidente della SVIMEZ Adriano Giannola, oltre a Ennio Forte e Delio Miotti.
Tra i temi trattati: lo stato delle ZES e le difficoltà del loro decollo; ZES e ZLS, il contributo del sistema portuale italiano alla ripresa e al riposizionamento del sistema economico nazionale nei nuovi scenari dell'economia globale e in particolar modo nel Mediterraneo, il corridoio intermodale, plurimodale Napoli-Bari e le relazioni con Taranto e Gioia Tauro.
Il ricorso alle ZES parte dalla constatazione della loro riconosciuta capacità di accelerare lo sviluppo di un'area e in taluni casi di un intero paese. In alcune esperienze internazionali tale strumento si è rivelato un fattore di profondo cambiamento nella capacità di attrazione degli investimenti industriali, e per tale motivazione va implementata e valorizzata.
Le ZES possono essere dunque uno strumento notevole per favorire l'uscita dalla crisi, resa ancora più grave dall’impatto del blocco produttivo, a seguito dell’emergenza sanitaria del virus COVID-19. Occorre ricordare che le ZES, sono anzitutto uno strumento importante di politica di sviluppo con la quale si può lavorare anche alla sburocratizzazione della Pubblica Amministrazione, un passo necessario sulla via della ripresa e della modernizzazione del sistema Paese.
Inoltre, esse costituiscono per il Mezzogiorno uno strumento efficace per l’implementazione di strategie mirate al superamento del ritardo di sviluppo, offrendo da un lato una diretta connessione con i mercati esteri e le reti di produzione globale, e favorendo dall’altro un non trascurabile effetto sul riequilibrio di un mercato del lavoro profondamente squilibrato, segmentato e nel quale domina un forte contrasto generazionale.
Le ZES e le ZLS sono strumenti di politica economica utili a rafforzare il ruolo e il peso dell'economia del mare e della portualità nello sviluppo del sistema paese. Esse rappresentano, infatti, una nuova ed importante opportunità per sostenere il nostro sistema economico e territoriale, nonché per rilanciare lo sviluppo degli scambi e dei sistemi produttivi locali. L’istituzione delle prime nel Mezzogiorno e delle seconde nel resto del Paese risponde alle specifiche esigenze dei due diversi sistemi economico sociali e produttivi. Obiettivi concreti di sviluppo possono essere raggiunti se si troverà il modo di operare uno sforzo congiunto e un'azione fortemente cooperativa tra le varie AdSP nelle quali sono previste le ZES e le ZLS, entrambi strumenti per i quali è necessario migliorare il quadro normativo in un contesto di coraggiosa sburocratizzazione.
Primo obiettivo di un prossimo appuntamento è quello di riuscire ad approfondire le questioni con il contributo di almeno altri due interlocutori: Taranto e Goia Tauro. Ciò per verificare gli spazi, l'utilità di una interlocuzione tesa a delineare comuni priorità e, con esse, le procedure operative più efficaci alla loro realizzazione. Al momento, l’indicazione delle priorità ha un’articolazione tridimensionale: quella delle zone doganali intercluse, quella della concentrazione della ZES sui rispettivi retro-porti e, conseguentemente, quella dell'individuazione delle infrastrutture essenziali per la crescita della logistica a valore.