21/01/2013

A Carlo Mearelli, presidente di Assologistica

Può tracciare un bilancio del primo anno di presidenza in Assologistica?
L’anno appena trascorso si è contraddistinto forse come l’anno peggiore in termini economici per il nostro Paese, questo ha provocato una catena depressiva generalizzata che ha influenzato i consumi nel loro complesso. I timori di una recessione senza tempo ha spinto al ribasso ogni attività industriale, influenzata anche da una marcata indisponibilità del sistema bancario a sostenere questa fase critica, originata da un sistema finanziario che ha sconfinato in pratiche piratesche. Da qui dobbiamo partire per una migliore fotografia di questo primo anno di presidenza di Asssologistica, una realtà altamente rappresentativa del settore che necessita di un salto di qualità in termini di partecipazione attiva da parte dei soci. Per quanto affermato in precedenza non era facile in quest’anno distogliere proprietà e manager dai propri impegni industriali, presi a reinventare processi e business per il sostegno delle imprese, e forse questa fase interesserà buona parte del primo semestre di quest’anno. Ho sentito questa distanza nell’impegno profuso durante la presidenza italiana dell’IFWLA, che si è tenuta a Roma a maggio dello scorso anno; poca attenzione italiana di fronte ad una opportunità reale in casa nostra seguita quest’anno come non mai da ospiti stranieri provenienti da 20 Paesi, un peccato per le piccole e medie imprese italiane. Abbiamo bisogno di coinvolgere maggiormente le imprese nel significato di sostegno alle tesi che settimanalmente rappresentiamo presso gli organi decisori e quest’anno ce ne sono state diverse, a partire dalla vicenda dei depositi iva, alla gestione della distorta tesi sui costi minimi. E poi far comprendere il tema strategico per il Paese di una logistica dialogante nei distretti industriali, fare sistema insomma.

Nei momenti di crisi come quelli attuali quale ruolo può e deve svolgere un’associazione come Assologistica?
I momenti di crisi sono generalmente forieri di nuovi percorsi, di nuovi ordini che prendono atto di altri equilibri che si stabiliscono per effetto di ingressi di nuovi attori, di diverse economie nei sistemi tipici. Ed anche in questo il contesto dialogante e partecipativo rappresentato dalle associazioni di categoria può aiutare le imprese a comprendere e a confrontarsi sulle nuove esigenze del mercato. In Italia stiamo reagendo cercando di mantenere lo status quo, questo non va bene, non funziona più, lo vivono quotidianamente le nostre imprese maggiori che hanno realizzato un network internazionale e che oggi comprendono meglio le ragioni di un mercato globale e delle sue masse critiche d’accesso. Badiamo bene non è una critica diretta alle nostre imprese più piccole, ma uno stimolo a collocarsi diversamente per competere, per trovare forme di aggregazione che ottimizzino presenze territoriali e razionalizzino le spese fisse di gestione comune: la rete è fondamentale e lo sarà ancora di più nel futuro. Nel corso di quest’anno abbiamo sensibilizzato sul tema i ministeri competenti e le parti politiche dell’intero arco costituzionale; ci siamo spesi molto in un lavoro che non appare, ma che mira a far comprendere quale sia l’importanza di una fluida supply chain per un Paese evoluto.

Quale messaggio dare al mondo politico, che si appresta ad affrontare nuove elezioni?
Abbiamo detto e continueremo a dire basta, anche al prossimo Governo, su elargizioni a pioggia al settore dell’autotrasporto; continueremo con la controparte a far comprendere che anche per loro le forme di aggregazioni tra imprese sono fondamentali per la loro esistenza in vita e per una competizione matura in Europa. Dobbiamo proseguire e sostenere lo sforzo fatto nella legislatura che si avvia a scadenza di riprendere, migliorare e applicare un modello di logistica attraverso un piano strategico sostenibile e credibile anche in termini di effettiva localizzazione di assett strategici. Credo sia il momento delle scelte, per ognuno di noi, e anche su questo Assologistica non si tirerà indietro, magari pensando a un nuovo modello territoriale e di comunicazione. Ma su questo, credo non mancherà il supporto degli organi dell’Associazione.
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