25/02/2015

Porti, il punto della situazione - di Giovanna Visco

La gente dei porti italiani ha tirato un sospiro di sollievo, quando nel pomeriggio di venerdì si è diffusa di telefono in telefono la notizia dello stralcio dell’intero paragrafo portualità dal ddl concorrenza all’esame del Consiglio dei Ministri. Le materie portuali vi erano state inserite in base ad una Legge approvata nel 2009, che prevede che l’Antitrust rediga una relazione annuale sulla quale il MISE formula un decreto, appunto annuale, con il quale interviene laddove l’ente di vigilanza rileverebbe incongruenze. Tra queste, sollecitate da segnalazioni di componenti di un mercato che per sua natura è soggetto ad una forte rivalità endogena, alcune questioni di materia portuale e di Codice della Navigazione. 

Se le previsioni del MISE fossero state approvate, esse avrebbero squilibrato caoticamente l’organizzazione strutturale dei porti e quindi dei traffici, e compromesso irreversibilmente una riforma organica, che il Ministro Lupi sta costruendo con lo strumento del Piano strategico nazionale dei porti e della logistica, previsto dallo Sblocca Italia. Parallelamente la Commissione competente al Senato ha già da tempo presentato un Disegno di Legge che da mesi attende di essere sbloccato dalla Ragioneria per proseguire il suo iter procedurale, ormai in fase conclusiva. 

Ai recenti Stati Generali indetti dal Ministro Lupi, tutte le rappresentanze nazionali sono state d’accordo nel condividere gli obiettivi generali delineati dal Ministro, ma tutte, eccetto Confindustria, hanno chiesto al Ministro di conoscerne le modalità di realizzazione prima di poter dare un contributo effettivo alla riforma. Il Direttore Generale della Direzione Porti del Ministero dei Trasporti, Enrico Pujia, che coordina la segreteria tecnica del Comitato che, con la consulenza dell’advisor Ernest&Young, sta lavorando alla stesura del Piano strategico, ha annunciato che dovrebbe essere licenziato nei prossimi giorni. 

Ma il clima di attesa e di preoccupazione resta. Infatti, Il Ministro in più occasioni ha sottolineato la propedeuticità del Piano rispetto alla riforma dei porti a seguire. Per la prima volta nella storia della Repubblica si sta procedendo alla pianificazione di un settore ricco di imprese senza la partecipazione diretta delle loro rappresentanze e in un clima di strettissima riservatezza. Ad oggi del lavoro del Comitato, che procede sotto il vigile sguardo dei massimi funzionari degli uffici del Ministro, si sa poco o nulla, se non tre stringati verbali che per pochi giorni sono apparsi sul sito del MIT e le cui brevi sintesi sono state sufficienti a sollevare inquietudini ed incertezze. 

Una per tutte, è quella inerente alla possibilità che alcuni porti siano trasformati in SpA, avviando così il processo di sdemanializzazione delle loro infrastrutture. Una possibilità appoggiata apertamente, e all’apparenza soltanto, dal Presidente del porto di Ravenna, Galliano Di Marco, che vanta un’importante esperienza professionale nel settore Autostrade e che da tempo è uscito da Assoporti come Luigi Merlo, Presidente di Genova . Il Presidente di La Spezia, Lorenzo Forcieri - che ha ricevuto pochi giorni fa l’incarico Assoporti alle relazioni istituzionali insieme ad Antonino De Simone per le questioni del Mezzogiorno - in una recentissima dichiarazione al Secolo XIX individua il superamento di qualsiasi dubbio nella definizione giuridica dell’Autorità portuale quale ente pubblico a ordinamento speciale “Non c'è bisogno di un'agenzia dei porti che appesantirebbe il lavoro e creerebbe conflitti di competenze" spiega “mentre per definire le Authority strategiche di interesse nazionale partiamo dai porti-core delle reti Ten-T. Così salviamo la titolarità pubblica sul demanio marittimo, conferendo agli enti un ordinamento snello e competitivo. Poi, è chiaro che esiste una lobby cui i porti fanno gola. La trasformazione in Spa è il cavallo di Troia per potersene impadronire. Ma ricordiamoci che il demanio delle nostre coste fa parte del patrimonio indisponibile dello Stato: non possiamo permetterci una privatizzazione che sarebbe in contrasto con l'interesse generale del Paese. Dalla crisi si esce aumentando la competitività del sistema, non svendendo i gioielli di famiglia». 

Una proposta peraltro già identificata nel disegno di legge di natura parlamentare, in cui l’Autorità portuale è “ente pubblico non economico di rilevanza nazionale ad ordinamento speciale". Ha ricordato il Sen. Altero Matteoli (FI), Presidente della 8° Commissione al Senato che ha licenziato il disegno di riforma, che essa è stato il risultato di decine di audizioni con tutto il settore portuale, in un intervento molto apprezzato dal partecipatissimo convegno promosso dall’ANCIP “Il futuro dei porti italiani lavoro e impresa al centro della riforma". 

Dopo anni che non avveniva, il convegno, oltre al Comando Generale delle Capitanerie e ad Assoporti, ha riunito le rappresentanze di imprese e servizi portuali Angopi, Assiterminal, Assologistica Assorimorchiatori, Federimorchiatiori ed il sindacato unitario - Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti - che resta in stato di agitazione e con la proclamazione dello sciopero generale per il 6 marzo prossimo. I rappresentanti dei lavoratori, mai ancora ricevuti da Ministro Lupi sul tema del Piano strategico e della riforma, sono preoccupati, tra l’altro, che sia introdotto nei porti un modello di precarietà e de-professionalizzazione che cancella il necessario controllo sul rischio estremamente alto nei porti degli incidenti sul lavoro. 

Il sen. Marco Filippi (PD), uno dei relatori del disegno di legge parlamentare, ha ricordato che le riforme vanno continuamente aggiornate al manifestarsi di nuovi elementi. La legge 84/94, che rivoluzionò i porti italiani consentendone la forte crescita, non è stata più aggiornata dal 2002, creando lacune che oggi richiedono un intervento ampio, che è necessario che segua gli iter parlamentari. L’On. Michele Meta (PD) Presidente della Commissione Trasporti alla Camera rassicura che grazie all’azione parlamentare si è ottenuto che il Piano strategico sarà sottoposto a dibattito in aula prima delle sua approvazione. Anche Forza Italia ha spezzato il clima di incertezza e ha chiarito in una nota ufficiale del Responsabile Nazionale Trasporti del partito, Bartolomeo Giachino, che “sia il Piano dei porti che il processo di riforma dovranno trovare nel confronto con il mondo dei trasporti e della logistica e con le Commissioni parlamentari il punto di approdo nell'interesse del Paese". 
Intanto, in affiancamento al Presidente Pasqualino Monti, il Consiglio Direttivo di Assoporti ha nominato Vicepresidente Vicario Francesco Mariani, Presidente del porto di Bari. La situazione resta molto fluida e si attendono sviluppi nei prossimi giorni. 

di Giovanna Visco
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