27/07/2020

A colloquio con l'avvocato Riccardo Rossotto

Sul suo blog si definisce un "animale italiano",  ex giornalista, appassionato di storia. E' l'avvocato Riccardo Rossottofondatore dello Studio R&P Legal, studio legale con il quale la divisione formativa di Assologistica, Assologistica Cultura e Formazione, organizza convegni, corsi e seminari su temi di strettissima attualità logistica.

 


 

L'avv.  Riccardo Rossotto, fondatore dello Studio R&P Legal



Sul suo blog lei si definisce curioso del mondo. Partiamo da questa caratteristica e le chiedo come le sembra il mondo dopo i noti eventi pandemici? Rossotto: Non sono un appassionato della retorica del 'nulla sarà più come prima' o, peggio, 'non saremo più gli stessi'. Credo che questa tragica esperienza che ci saremmo volentieri tutti evitati, ci lasci in eredità, se vorremo valorizzarne alcuni aspetti, una serie di titoli: (i) il fenomeno si potrà purtroppo riverificare: abbiamo alterato l’ecosistema obbligando alla migrazione animali (come i pipistrelli) portatori di questi virus. Da qualche parte faranno i loro “bisogni" e purtroppo per noi il rischio diventerà una drammatica certezza; (ii) dovremo quindi organizzarci sia dal punto di vista sanitario sia della gestione dell’ordine pubblico in modo tale da essere pronti, le prossime volte, a contenere, arginare, gestire i contagi subito e con grande efficienza ed efficacia; (iii) da un punto di vista lavorativo, il lockdown ha prodotto due effetti: a) un progresso culturale di consapevolezza dell’utilità della digitalizzazione, di cui non eravamo un benchmark, che ha portato una innovazione a livello generale enorme in tutto il paese in soli 4 mesi; purtroppo non per tutti: chi non ha la Rete o un pc non ha potuto fruirne; b) lo scoprire l’importanza, le novità, i limiti e anche gli abusi dello smart working: un modello di lavoro interessante, da approfondire sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista organizzativo. (iv)Last not …least: ciascuno di noi ha declinato l’esperienza ovviamente a modo suo. Dal punto di vista antropologico è interessante confrontarsi con le persone perché si possono ottenere delle risposte incredibili, inattese, virtuose, devastanti. Insomma un’analisi che ci potrebbe servire per conoscerci meglio e per cercare, allora sì, di migliorare la nostra coesistenza e renderla più virtuosa. 

 

 

Come le pare stiano uscendo l’Italia e l’Unione Europea da questa specie di incubo? Rossotto: Bene, con grande fatica, sofferenza, ma anche, in fondo, con una nuova coesione. Forse non fra tutti gli stati membri, ma fra alcuni di essi, i più grandi e i più visionari. Quelli che hanno davvero la responsabilità di portare avanti il testimone dei principi e dei valori dei Padri Fondatori dell’idea dell’Europa unita. Il recentissimo accordo sul Next Generation Plan ci dimostra come grazie alla pazienza, determinazione e soprattutto visione non egoistica di leader come Angela Merkel, sia stato possibile raggiungere un accordo basato su un equilibrio accettabile evidentemente per tuti. Non credo che questa Europa riuscirà a rimanere unita con l’attuale governance basata ancora sull’unanimità: ma questo è un tema che sarà affrontato in questo semestre di presidenza tedesca e nel prossimo semestre di presidenza francese dai due unici statisti esistenti che possono davvero farci coronare il sogno di una Europa unita non solo economicamente ma anche politicamente. Sto parlando ovviamente di Angela Markel e di Emmanuel Macron. In definitiva non avevamo mai visto nella recente storia europea una dirigenza a Bruxelles che ottenesse il consenso dei partner per un intervento colossale sulle economie dei paesi membri, soprattutto per quelli più colpiti dalla pandemia, socializzando e mutualizzando il debito. Il grande rischio prospettico continua ad essere quello della tenuta del modello democratico occidentale che fatica ad essere competitivo con i modelli dittatoriali o para- dittatoriali di alcune grandi nazioni mondiali molto più efficienti dal punto di vista decisionale: su questo tema ci giochiamo le libertà future delle nuove generazioni. 

 

 

Lei è anche appassionato di storia: potevamo arrivare meglio preparati a questo evento? Rossotto: Sicuramente sì! Bastava leggere il libro di David Quammen “Spillover" pubblicato in America Nel 2010 e in Italia nel 2011,passato assolutamente inosservato allora: oggi un best seller. L’antropologo e giornalista americano girò il mondo con un team di esperti e verificò che le dissennate politiche condotte in alcuni paesi avevano devastato l’ecosistema producendo la necessaria migrazione di molti generi animali tra cui i pipistrelli, portatori sani di virus letali per l’uomo. Se invece di fare gli snob avessimo tesaurizzato l’esperienza raccontataci da Quammen, non ci saremmo evitati il virus ma lo avremmo gestito e arginato molto meglio. 

 



 

Quali crede siano le priorità per il nostro Paese in questo momento? Quali consigli si sente di dare ai nostri decisori politici? Rossotto: Mi limito a due titoli: (i) utilizzare in maniera seria e responsabile tutti i fondi messi a disposizione del nostro paese attraverso la stesura di un programma strategico, a medio-lungo termine, per poter finalmente realizzare quelle riforme di cui parliamo da ormai trent’anni e che si sono arenate alle prime manifestazioni di piazza di qualche corporazione toccata dai sacrifici e dalle rinunce assolutamente necessarie; (ii) per raggiungere l’obiettivo appena citato, bisogna costruire una squadra di professionisti in grado di scrivere i progetti, immaginare le misure per attuarli, coordinare e supervisionare l’attuazione degli stessi. Solo così potremo dimostrare all’Europa e agli scettici Frugali che siamo in grado di valorizzare al meglio, con serietà e responsabilità, questa grande opportunità che ci hanno concesso. Non sono ottimista al riguardo, ma non vedo altre strade. 

 

 

Lei titola così un suo articolo “Che tipo di futuro dobbiamo sognare": glielo chiedo anche io? Rossotto: Da cittadino del mondo una convivenza pacifica con una riduzione delle disuguaglianze ormai inammissibili. Da italiano il vivere in un paese che non si nasconda dietro le scorciatoie della furbizia, ma investa finalmente nella meritocrazia, nei giovani, nella valorizzazione di un patrimonio storico, artistico ed enogastronomico unico al mondo e apprezzato da tutti. Comunque, in ogni caso, bisogna conservare i sogni, perché senza sogni non si apprezza in pieno questa straordinaria opportunità che è la vita. 

 

 

Pensa che nei legislatori (quanto meno europei) ci sia davvero la volontà di lottare per abbattere le diseguaglianze e cercare di realizzare un nuovo welfare? Rossotto: Come ho appena detto, spero di sì: spero soprattutto che si esca da una inaccettabile miopia che ci ha portati ad un modello economico che ogni anno fa diventare i ricchi, sempre meno di numero, più ricchi e i poveri, sempre di più come numero, più poveri. Se le leadership politiche mondiali non metteranno le mani su questa priorità, non ci potremo stupire di vedere il successo di politici populisti e demagoghi. Con le nostre democrazie a rischio totale. La storia ce lo insegna: ma io non penso, perché un po’ la conosco, che la storia sia magistra vitae.

 


 


In un altro suo articolo lei parla di “schiavi 4.0", ma allora la rivoluzione tecnologica non è poi così rivoluzionaria come parrebbe essere? Rossotto: E’ rivoluzionaria, ne sono convinto: ma se non è gestita aumenta le disuguaglianze e riporta in vita fenomeni che speravamo non facessero più parte della cosiddetta nostra civiltà moderna. La rivoluzione tecnologica deve essere conosciuta e proprio per questo utilizzata: non subita ma gestita. Il pensiero dell’essere umano deve essere il driver del processo non l’oggetto o peggio la vittima. Il film di Ken Loch ci fornisce una tragedia spaventosa di dove rischiamo di andare o, secondo il regista inglese, dove siamo già andati. In un modello di organizzazione del lavoro in cui si è ricreata la figura dello schiavo anche se .....4.0. Mi auguro che i segnali che ci provengono dal malessere di questo modello capitalista che necessita di revisioni immediate, ci insegnino qualche cosa e soprattutto stimolino le leadership mondiali a regolamentare, arginandoli, gli oligopoli delle Over The Top. 

 

 

Lei è il fondatore dello Studio R&P Legal e anima dello stesso, che di recente ha rafforzato la propria presenza nel settore della logistica mediante l’incorporazione del team legale di Bologna. Può chiarire le ragioni di tale crescita in un settore così cruciale per la nostra economia? Rossotto: Innanzitutto una premessa, necessaria per capire “l’animus" valoriale di R&P: io sono nipote e figlio di avvocati e ho quindi cercato di prendere un testimone e di portarlo avanti con orgoglio e professionalità. Dopo quarant’anni di “marciapiede" di vita professionale, posso dire che la nostra è stata una storia di successo non solo e non tanto per le competenze dei vari protagonisti, indiscusse, ma per le loro qualità umane. Per la condivisione, in un vero e proprio sentito spirito comunitario, di valori, principi e obiettivi. Dico questo perché la conoscenza e poi l’accordo con i nuovi soci bolognesi si è fondato proprio su questi valori di riferimento. Detto ciò, credo che il nostro paese, in manifesto declino industriale e manifatturiero, avrà alcune assi strategiche sulle quali impostare il proprio futuro. Una di queste è proprio la valorizzazione del proprio territorio posto in un sito nevralgico del mappamondo per gli scambi di beni e servizi fra le varie nazioni. Dunque, se tale ragionamento è corretto, i trasporti e la logistica saranno dei settori che guideranno questa prospettiva. Avendo incontrato dei grandi professionisti che con passione, professionalità e curiosità conoscono bene questa industria, abbiamo condiviso l’opportunità di provare ad attrezzarci in tempo per essere pronti ad aiutare gli imprenditori italiani di questa settore. Abbiamo costruito una task multidisciplinare che oggi è in grado di offrire agli operatori una consulenza e assistenza full service con visione trasversale e servizi legal, tax, audit, management, finanza straordinaria.

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