Per tutti coloro che operano nelle catene logistiche globali (global supply chains) connesse al commercio internazionale comprendere il nuovo scenario post pandemia sarà indispensabile per reindirizzare i propri investimenti, le rotte commerciali e prepararsi alle mutate dinamiche doganali.
Un indicatore della valenza strategica è la partecipazione, a monte o a valle, dell’Italia nelle catene globali del valore (GVC – Global Value Chains), dalle quali dipende più del 50% dell’export italiano. Spesso però sfugge quanto interconnesse siano tutte le filiere produttive e quanto sia facile creare dei colli di bottiglia logistici, che da palle di neve diventano valanghe.
Parliamo di un fine 2020 che ha sancito una serie di Accordi di Libero Scambio destinati a cambiare il volto degli scambi internazionali: l’Accordo Cina-UE sugli Investimenti (CAI); l’Accordo Asiatico di Libero scambio (Rcep), tra 15 Paesi della regione Asia-Pacifico; e non ultima l’uscita del Regno Unito dalla UE con la firma in extremis del Trade & Cooperation Agreement EU-UK (TCA).
COMMERCIO PER MACRO-AREE
UNA SORTA DI “GLOBALIZZAZIONE SU BASE REGIONALE"
Terminata l’emergenza il processo di deglobalizzazione, già in corso con il fenomeno del re-shoring (rientro in patria delle attività produttive delocalizzate), subirà un’accelerazione ma rimarrà vitale rilanciare il commercio globale per mitigare l’impatto della crisi; ancor più per l’Unione Europea e l’Italia che vedono nell’export l’unica vera via d’uscita rispetto ad un mercato interno ancora stagnante.
L'Unione europea si attesta come il secondo maggiore esportatore al mondo di beni (15,5%), superata solo dalla Cina in vetta alla classifica export (15,8%) e con gli Stati Uniti ancora distanziati al terzo posto (10,6%). Ad oggi sono più di 300 gli Accordi regionali (Regional Trade Agreements) registrati dall’Organizzazione mondiale del commercio, mentre l'UE dispone della più grande rete commerciale al mondo. Per l’Unione Europea si tratta di ben 45 accordi commerciali in vigore che coprono gli scambi con 77 Paesi partner e rappresentano circa il 33 % del commercio estero totale dell'UE. Tali accordi (Free Trade Agreements) facilitano e aumentano notevolmente i flussi commerciali e di investimento reciproci e saranno ancora più importanti per sostenere la ripresa economica del post-covid.
Per comprenderne la portata basti pensare che si è registrato un incremento del 6 % degli scambi bilaterali tra l'UE e il Giappone in un solo anno dopo l’entrata in vigore nel 2019 del JEFTA, con picchi del 20% di aumento per l’export Italiano. Allo stesso modo nel quadro dell'accordo commerciale tra l'UE e il Canada (CETA) il commercio bilaterale è cresciuto di quasi un quarto (24,5%) rispetto agli scambi pre-CETA.
LA RIMONTA DEL FAR EAST (CINA IN PRIMIS)
TROVA LA UE PREPARATA?
Nuovi eventi internazionali si sono affacciati a fine 2020, investendo il commercio globale in cui si è assistito ad una forte accelerazione nella conclusione di accordi tra i grandi player mondiali. Anzitutto in Asia, da cui ad oggi si intravede la ripartenza, focalizzata nel mercato del Far East, con una stima di crescita che si attesta all’8% nel 2021 per la Cina.
L'accordo globale UE-Cina sugli investimenti (CAI), sottoscritto come accordo di principio il 30 dicembre 2020, sarà l'accordo più ambizioso che la Cina abbia mai concluso con un Paese terzo, prevedendo anzitutto la rimozione delle barriere agli investimenti Europei in Cina per diversi settori industriali UE. Questo rappresenta il primo di molti step verso un futuro potenziale Free Trade Agreement EU-Cina. È tuttavia prematuro per muoversi in slanci d’impeto, ma rappresenta sicuramente un cambiamento verso una nuova strategia multilaterale che sviluppi un fronte comune e affronti così il nodo dei rapporti con la Cina. Il recente accordo bilaterale sugli investimenti migliorerà inoltre in modo significativo la parità di condizioni per gli investitori dell'UE, stabilendo obblighi chiari per le imprese statali cinesi, vietando trasferimenti forzati di tecnologia e altre pratiche distorsive e rafforzando la trasparenza delle sovvenzioni.
Il CAI segue inoltre a stretto giro il recente accordo, entrato in vigore ai primi di dicembre del 2020 (GUUE L 408I del 4.12.2020), tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese sulla cooperazione in materia di Indicazioni Geografiche e sulla loro protezione. Uno strumento che garantisce la protezione di 100 prodotti europei con Indicazione Geografica (IG) dalle imitazioni e dall'uso improprio del loro nome.
Lo stesso avrà un forte impatto sul settore Food & Beverage proteggendo il Made in Italy di numerosi prodotti tra cui vini, bevande alcoliche e prodotti agroalimentari. Anche su questo fronte sarà utile per i freight forwarders e gli operatori logistici saper intercettare questi nuovi canali distributivi, guidando le imprese agroalimentari e del settore vitivinicolo a raggiungere il mercato cinese che, nel 2019, è stato la terza destinazione per le esportazioni UE di prodotti IG, tra cui vini, bevande alcoliche e prodotti agroalimentari.
REGIONAL COMPREHENSIVE ECONOMIC PARTNERSHIP ASIATICO, GUAI SOTTOVALUTARLO!
In aggiunta, la firma della Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), avvenuta a novembre del 2020 tra 15 paesi del Far-East, determinerà una forte Regionalizzazione degli scambi coinvolgendo l'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico (ASEAN) e altri sei membri tra cui la Cina. L’area interessata, infatti, produce quasi un terzo (30%) del Pil mondiale e ospita 2,7 miliardi di consumatori, concretizzando uno dei più grandi trattati commerciali della storia. In questo scenario l’Rcep punta a ridurre progressivamente i dazi e a facilitare investimenti e scambi tra i Paesi membri (creando regole d’origine comuni). Basti pensare che, in seguito al Rcep, l’86% delle merci giapponesi potrà essere esportato in Cina in esenzione totale da dazi. Naturale risultato sarà il rafforzamento delle catene di approvvigionamento regionali, sotto la regia cinese, e le rotte nell’ambito del Sud Est Asiatico diverranno sempre più interconnesse.
LE NOVITA’ DALL’ACCORDO (N EXTREMIS) UE-REGNO UNITO
In tutto questo scenario, in Europa, si è inserito il nuovo Accordo UE-UK denominato Trade & Cooperation Agreement pubblicato in Gazzetta Ufficiale UE con un atto giuridico (L 444/2020) del 31 dicembre 2020, entrato in vigore dal 1° gennaio 2021, in via provvisoria sino al 28 febbraio in attesa della ratifica definitiva da parte del parlamento europeo.
L’accordo commerciale tra le due sponde della Manica ha di fatto eliminato tariffe e quote, purché vengano rispettate le Regole di Origine (preferenziale) per beneficiare del Dazio Zero. L'importatore sarà infatti tenuto a dichiarare di essere in possesso della prova che le merci rispettano le norme di origine tramite 1) un'attestazione di origine che il prodotto è originario, compilata dall'esportatore, attraverso la registrazione al sistema REX per gli Esportatori UE; 2) la conoscenza dell'importatore (Importer's knowledge) dell'origine del prodotto.
Di certo una semplificazione rispetto ad uno scenario di No Deal ma pur sempre un impatto per la logistica e le imprese, considerati i 33 milioni di consumatori britannici. Infatti l’Accordo, seppur prevedendo di principio agevolazioni, ha introdotto un gran numero di barriere non tariffarie come dichiarazioni doganali, licenze, formalità e certificazioni, test di conformità e controlli, che si prevede rallenteranno le procedure alle frontiere.
ECCO LE CONSEGUENZE
Quanto appena esposto si traduce per le imprese in una revisione delle proprie linee di approvvigionamento, per sfruttare gli accordi di libero scambio, con effetti di riduzione di costi daziari, barriere commerciali e tecniche oltre a canali logistici dedicati per i trusted traders come gli operatori AEO (Authorized Economic Operator). Allo stesso modo per gli operatori logistici questo si traspone nella consapevolezza che le rotte internazionali sono destinate a mutare, sulla scia di una geografia economica e doganale sempre più chiave di volta e che guiderà gli anni a venire.
Il filosofo Spinoza affermava che “l'occasione arriva solo a colui che è ben preparato", e il commercio internazionale non fa eccezione.
di dott. Marco Sella – Customs & Global Trade Advisor