23/04/2022

Profitti strepitosi per le compagnie marittime nel biennio 2020-2021

La società danese Sea-Intelligence specializzata in ricerca e analisi sulle supply chain globali, con focus sul trasporto marittimo dei container, ha pubblicato uno studio sui profitti accumulati dalle grandi compagnie marittime mondiali durante gli ultimi due anni, in particolare nel 2021. 


Secondo tale studio nel biennio si è registrata un’assurda, sbilanciata situazione tra la domanda e l’offerta di trasporto via mare con tariffe e noli sempre più elevati. Una situazione che fa impallidire, in termini di margini operativi segnati dalle compagnie marittime, ciascuno degli anni precedenti a partire dal 2010. Nel 2021, il minimo margine operativo, detratti i costi, è stato registrato dalla Maersk con 686 dollari Usa per teumentre quello massimo è stato appannaggio della ZIM con uno sbalorditivo 1.671 dollari/teu. 


Si può calcolare che in media le principali compagnie di navigazione abbiano realizzato nel 2021 un utile operativo di 861 dollari/teu. Dato davvero sorprendente se si considera che nel decennio 2010-2020 il margine medio annuale più alto è stato raggiunto nel 2010 con 155 dollari/teu. 



Appare, quindi, evidente che nei due anni disastrosi per tutto il mondo in termini sia sociali sia economici causa la pandemia, vi è stata un’eccezione: i colossi marittimi mondiali, che oltretutto grazie alle loro alleanze e in particolare alle tre, The Alliance, 2M e Ocean, che da sole rappresentano oltre l’80% del mercato, hanno fatto guadagni da record. 


Quanto accaduto è spiegabile proprio dall’anomalia che caratterizza il commercio mondiale via mare: un’anomalia che ha virtualmente azzerato la concorrenza e istituito comportamenti e prezzi “elaborati" all’interno di cartelli. In primo luogo, i grandi profitti sono stati resi possibili perché le compagnie hanno tutte insieme ridotto drasticamente al tempo della pandemia la capacità delle navi, alzando vertiginosamente i prezzi del trasporto. 

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